“I cittadini residenti a Frosinone pagano per il servizio idrico tariffe più care del 350% rispetto a 19 anni fa”. Lo denuncia oggi l’associazione dei consumatori Consumerismo No profit, che ha messo a confronto le tariffe per la fornitura di acqua pagate dalle famiglie nel 2003 rispetto a quelle in vigore oggi.
“Inizialmente la convenzione 7205 del 27 giugno 2003 – firmata dall’amministrazione provinciale di Frosinone rappresentata dall’allora presidente Francesco Scalia in nome e per conto di 87 comuni aderenti all‘ATO 5 del Lazio meridionale – prevedeva una tariffa media di 0,8382 centesimi di euro per metro cubo.
La tariffa così come previsto- si legge nel comunicato- avrebbe dovuto avere una crescita annuale basata sulla somma del tasso di inflazione maggiorata trimestralmente dagli importi derivanti dal piano di investimento, con un andamento di tipo a campana che avrebbe dovuto raggiungere i prezzi massimi a metà gestione, ovvero l’anno 2018, per poi via via andare a decrescere grazie agli interventi di miglioramento e di efficienza apportati, fino a raggiungere la stessa quota del primo anno di acquisizione”.
Consumerismo No profit ha realizzato uno studio per verificare quanto spendeva una famiglia di 4 persone con un consumo medio di 108 mc nell’anno di sottoscrizione della convezione (2003) e quanto spende per il medesimo consumo la stessa famiglia alla data odierna.
Come si evince dai grafici elaborati dal centro studi di Consumerismo, “a 19 anni di distanza l’incremento subito dai cittadini residenti a Frosinone per il servizio idrico è pari al +350%: una famiglia nel 2003 spendeva per i consumi di acqua mediamente 82,48 euro all’anno, famiglia che oggi si ritrova a spendere a parità di consumi 399 euro.
Un incremento che raggiunge quota +350% se aggiungiamo anche le quote fisse che nel 2003 non esistevano”. “Superando la quota di 108 metri cubi, inoltre, i costi salgono enormemente fino ad arrivare al costo di 7,5 euro per metro cubo senza aggiungere le quote fisse.
L’accordo iniziale è stato quindi completamente disatteso e il costo del mancato controllo da parte dei soggetti vigilanti è ricaduto interamente sulle famiglie con un aggravio di spesa evidente”, denuncia Consumerismo.
“Fatte le dovute considerazioni, non rimane che attribuire la responsabilità dei rincari che si sono manifestati in questi 19 anni e del mancato miglioramento economico del servizio unicamente in capo agli amministratori locali (sindaci) che si sono succeduti.
A ben vedere non hanno esercitato il ruolo di controllo per agire in caso di inadempienze e tutelare i cittadini dall’enorme aggravio che ha portato la provincia di Frosinone ad essere la più cara in Italia per il costo del servizio idrico integrato”. (Comunicati/ Dire)
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