Frosinone, truffa ai danni dell’Asl, sequestri per 350 mila euro

Le indagini hanno portato alla luce un numero significativo di casi: secondo la Guardia di Finanza, almeno un centinaio gli episodi accertati

Automobile della Guardia di Finanza

Una complessa operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Frosinone ha portato alla luce una sofisticata truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che ha coinvolto due società fornitrici di presidi protesici medici e sanitari. Le indagini, avviate nel 2021, si sono concluse recentemente con la denuncia di sette persone e il sequestro preventivo di beni per un valore di 350 mila euro. Le due società coinvolte avevano sede rispettivamente nel capoluogo ciociaro e in provincia di Isernia, ed erano specializzate nella fornitura di attrezzature mediche destinate a pazienti con disabilità.

L’avvio delle indagini

Le indagini hanno preso il via grazie alla denuncia di un cittadino che, avendo a carico la madre disabile, si era visto recapitare a casa una carrozzina che non aveva mai richiesto. Questo evento ha sollevato sospetti, spingendo l’uomo a rivolgersi alla Guardia di Finanza. Da questa segnalazione, gli investigatori hanno avviato un’inchiesta che ha progressivamente svelato una rete di frodi sistematiche orchestrate dalle società coinvolte.

Le società e le figure coinvolte

L’inchiesta ha portato alla luce il coinvolgimento di due società che operavano nel settore dei presidi medici. Oltre ai titolari delle aziende, tra i denunciati figura anche una dottoressa residente a Roma, attiva tra la capitale e la provincia di Frosinone. La professionista è accusata di aver redatto false certificazioni mediche che giustificavano la fornitura di presidi protesici non corrispondenti alle reali necessità dei pazienti, e di aver orchestrato un sistema che le consentiva di ottenere rimborsi non dovuti dall’ASL.

In particolare, la dottoressa avrebbe falsificato la documentazione necessaria per ottenere l’autorizzazione alla fornitura di dispositivi protesici, come carrozzine e altri ausili per la mobilità, che venivano poi consegnati ai pazienti disabili. Tuttavia, questi dispositivi risultavano spesso non conformi a quelli prescritti: in numerosi casi, infatti, i pazienti avrebbero dovuto ricevere carrozzine elettriche, ma si sono ritrovati con semplici carrozzine manuali, di minor valore.

L’iPod al posto dello scambiatore di comunicazione

Uno dei casi più gravi emersi dalle indagini riguarda un giovane sordomuto, al quale era stato prescritto uno scambiatore di comunicazione, un dispositivo essenziale per la sua interazione con il mondo circostante. Tuttavia, al posto del dispositivo prescritto, al ragazzo è stato consegnato un semplice iPod, un apparecchio totalmente inadatto alle sue necessità. Questo episodio emblematico dimostra l’estensione della frode e la totale indifferenza degli indagati nei confronti delle esigenze dei pazienti.

Le prove

A seguito della scoperta di queste irregolarità, la Guardia di Finanza ha condotto una serie di perquisizioni presso i domicili e le sedi delle società coinvolte, nonché negli uffici amministrativi dell’ASL di Frosinone. Durante queste operazioni, sono state rinvenute numerose prove, sia cartacee che informatiche, che hanno confermato le accuse. La documentazione raccolta ha permesso agli investigatori di ricostruire in dettaglio il modus operandi dei truffatori, evidenziando come le false certificazioni mediche fossero sistematicamente allegate alle pratiche per ottenere la fornitura di presidi sanitari.

Almeno cento gli episodi accertati

Le indagini hanno portato alla luce un numero significativo di casi di frode: secondo la Guardia di Finanza, sono almeno un centinaio gli episodi accertati in cui i pazienti, spesso affetti da gravi disabilità, non hanno ricevuto i presidi adeguati alle loro necessità. Il danno economico per il Servizio Sanitario Nazionale è stato stimato in oltre 350 mila euro. A seguito di queste scoperte, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Frosinone ha emesso un decreto di sequestro preventivo dei beni degli indagati.

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Frosinone ha sottolineato l’importanza di questa operazione, evidenziando come le attività illecite legate alla spesa pubblica siano in grado di inquinare i circuiti legali dell’economia e di alterare le condizioni di concorrenza. “Operazioni come questa sono fondamentali per garantire la corretta allocazione delle risorse pubbliche e per prevenire abusi che, oltre a danneggiare economicamente lo Stato, penalizzano gravemente i cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili“, hanno dichiarato le Fiamme Gialle.