Fuga, omissione di soccorso, droga e alcol: nel Lazio record di pirati stradali

Nel 2023 il Lazio si è aggiudicato il primato per il maggior numero di fughe con omissione di soccorso in incidenti stradali mortali

Scritta Incidente della Polizia Locale

Scritta luminosa ad indicare presenza di incidente stradale

Nel 2023 il Lazio si è tristemente aggiudicato il primato per il maggior numero di fughe con omissione di soccorso in incidenti stradali mortali, con 16 episodi registrati.

Le statistiche rivelano che il 66,3% dei pirati della strada viene rintracciato dalle forze dell’ordine. Un esempio recente è l’arresto a Roma del conducente di una Fiat Freemont che, dopo aver travolto uno scooter in via Collatina, è stato identificato grazie alla segnalazione di una vigilessa fuori servizio. Il pirata, un cittadino romeno di 50 anni, è risultato positivo all’alcol e ha subito il ritiro della patente, oltre alla denuncia per guida in stato di ebbrezza, lesioni gravi, fuga e omissione di soccorso.

Nonostante l’inasprimento delle pene, il fenomeno continua a crescere. L’introduzione del reato di omicidio stradale nel 2016 sembrava aver ridotto gli incidenti, ma col passare degli anni il trend ha nuovamente preso una piega negativa. Le motivazioni alla base delle fughe, secondo il Comando della polizia locale, spesso non sono legate alla paura, ma a cause oggettive come la mancanza di patente, assicurazione o la guida sotto l’effetto di alcol o droga.

La classifica

Subito dopo troviamo l’Emilia Romagna con 13 casi, il Veneto e la Campania con 11, la Lombardia con 10, la Sicilia con 8, la Toscana con 7, la Puglia con 6 e le Marche con 4. A fornire questi dati è l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Asaps, pubblicato sul portale della sicurezza stradale, che evidenzia come questa tragica realtà riguardi incidenti con esiti fatali.

Tuttavia, anche i sinistri con feriti (inclusi quelli che coinvolgono pedoni) mostrano un preoccupante aumento nella regione: dai 265 casi di omissione di soccorso del 2021 si è passati a 285 tra gennaio e novembre dell’anno successivo, sebbene si tratti di stime probabilmente sottostimate, come sottolinea l’Osservatorio.