Categorie: Opinioni

“Fuggo dall’Italia, sono stanco di accontentarmi del minimo sindacale”

Dopo 40 anni di diminuzione, gli espatri che interessano il nostro paese hanno ripreso ad aumentare a partire dal 2011, diventando così consistenti da equiparare l’esodo degli italiani nell’immediato dopoguerra. Riportiamo qui la testimonianza di uno dei “fuggitivi”. L’Italia è tornata ad essere un paese di emigrazione. Senza se e senza ma. Se secondo le registrazioni anagrafiche gli italiani emigrati all’estero nel 2016 sono 104 mila (fonte Istat da dati Aire), infatti, realisticamente gli espatri sono stati almeno due volte e mezzo di più; 285 mila se non 300 mila! Tutto ciò è riportato nel Dossier statistico Immigrazione 2017 di Idos e Confronti.

Come sottolinea Antonio Ricci, curatore del documento, nelle sue dichiarazioni rilasciate all’Agenzia DIRE: "Molto spesso chi lascia il nostro Paese non si registra all’Aire ne’ si cancella dall’anagrafe in Italia. Per questo abbiamo cercato di capire meglio quanti siano effettivamente gli emigrati italiani negli altri Paesi. Abbiamo chiesto alle altre nazioni e il dato che prudentemente abbiamo stimato e’ di 285 mila persone, ma potrebbero essere di piu’ – sottolinea Antonio Ricci, curatore del Dossier -. Si tratta di giovani che hanno studiato e che molto spesso hanno voglia di confrontarsi con il mercato europeo che offre maggiori opportunita’. In questo momento in tanti sono scoraggiati dal restare in Italia, dove la crescita economica va a rilento”. Numeri allarmanti, quindi. Che i nostri politici continuino a dirci che è tutto sotto controllo e che la crescita, quella vera, quella in grado di riportare i nostri ragazzi a casa, è oramai prossima… è un altro discorso. Più o meno comprensibile. Anche se noi cittadini, oramai, non ci facciamo quasi più caso. Anzi, ci ridiamo pure su, abituati come siamo alle loro menzogne pre-elettorali. Sarà perché noi italiani siamo un popolo tanto fantasioso, solare, con molta voglia di prendersi poco sul serio… oppure perché negli ultimi anni ce ne hanno dette tante, ma così tante che non riusciamo neanche più a contarle o ad ascoltarle con sufficiente attenzione. Non proviamo neanche più a stupirci. Sarà perché siamo stanchi.

Basti pensare che non molto tempo fa, il buon Angelino Alfano se ne uscì così, quasi nell’indifferenza generale: “I nostri talenti all’estero non sono cervelli espatriati, ma italiani che hanno la testa e il cuore, sebbene non i piedi, in Italia e che possono far parte di una rete che non è solo virtuale di nostri ambasciatori che danno una mano anche nell’attivare canali di dialogo. L’Italia è una superpotenza della cultura, della scienza e della bellezza e dobbiamo far valere questo nostro primato non funziona agendo ognuno per i fatti propri ed è per questo che, come ministero degli Esteri, stiamo lavorando a un piano integrato di promozione del Sistema Italia all’estero, facendo squadra con tutti quelli che possono dare un aiuto”.

Una sorta di tentativo di distorcere la realtà, una specie di: “Scappati da un paese in malora per poter sperare in un futuro migliore? Ma no… sono solo ambasciatori del nostro incommensurabile successo!” E non molto tempo prima, era stato un altro ministro, Poletti, a confermarci quanto la politica italiana sia ben poco adesa alla realtà quotidiana del popolo italiano: “Se 100.000 giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola… Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. La verità è che i nostri concittadini sono oggi costretti a fuggire da un paese oramai immobile, dove non esistono opportunità lavorative e meritocrazia; dove tasse, burocrazia e malaffare soffocano le imprese, la ripresa… le idee. E dove il precariato, la disoccupazione, la giungla dei soggetti di intermediazione e le più studiate forme di sfruttamento dei lavoratori, violentano e uccidono ogni giorno i sogni e il futuro dei nostri ragazzi. E anche di chi ragazzo non lo è più.

Come Ennio, che ha commentato uno dei miei scritti sui temi crisi ed emigrazione: "Io sono proprio uno di quelli che tra non molto andrà a gonfiare le file dei “fuggitivi”. Per tanti motivi, non solo perché mi sono stancato di quella masnada di soliti facciotti, là a Roma, che sparano le solite fesserie da sempre e pensano solo a intascarsi più quattrini possibile; o perché mi sono stancato di lavorare per il minimo sindacale perché “ritenetevi fortunati di avere un lavoro”, o perché mia moglie di 35 anni cerca da 8 anni un lavoro in linea con i suoi studi e le sue capacità ma è bloccata in un fast food con colleghi e capi di dubbia o addirittura assente professionalità e di 10 anni più giovani. Perché in questo paese tutti i datori di lavoro hanno paura che possa rimanere incinta, perché dovrebbe sicuramente rinunciare al tempo indeterminato a condizioni da sfruttamento che (almeno quello) si è guadagnata negli anni perché il suo datore di lavoro ormai non aveva più conigli nel cappello per tenerla precaria…..

E tante altre ragioni anche personali e non strettamente inerenti al paese che non sto qui a scrivere. Mi rendo conto ovviamente che noi siamo tra i “fortunati”, però come si suol dire, ognuno sa di casa propria e sentirmi dire in continuazione che c’è chi non ha nemmeno un tetto sotto cui vivere non allevia le nostre (seppur frivole?) preoccupazioni. Una persona viva e vitale dovrebbe cercare sempre di migliorare la propria condizione, no? Se non si tratta del lavoro allora la vita privata, ma comunque mai crogiolarsi/nascondersi nel “non rischiare” o nel “male minore”, altro concetto atroce e tremendo che ha portato alla situazione attuale di questo paese".

Redazione

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