Gaeta è una delle più belle città medioevali sulla costa del Tirreno ed è circondata dai Monti Aurunci, con montagne che si gettano a picco sul mare. Una leggenda la collega al mito degli Argonauti, a Medea e alla maga Circe. Virgilio invece la collega a Caieta, la nutrice di Enea, che è sepolta proprio qui. Nel periodo romano, questa era una ricca area di villeggiatura di imperatori come Tiberio e di nobili romani. Il porto di Gaeta è stato sempre uno dei più importanti a sud di Roma.
Con la caduta dell’impero romano inizia un periodo di saccheggi da parte di barbari e Saraceni e Gaeta diventa un presidio militare fortificato con una sua cinta muraria. Le prime notizie risalgono al VI secolo, poi fortificato da Federico II di Svevia che qui ha soggiornato.
La struttura attuale è detta castello angioino-aragonese perché è composta da due edifici comunicanti realizzati in due momenti storici diversi. Quello più in basso è detto “angioino” ed è stato realizzato durante la dominazione francese degli angioini, mentre quello più in alto è detto “aragonese” e risale al periodo spagnoli e all’imperatore Carlo V.
L’ala angioina è stata sede del carcere militare di Gaeta ed è attualmente gestita dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. L’ala aragonese oggi ospita la scuola nautica della Guardia di finanza. Nella cupola della torre più alta del castello si trova la Cappella Reale, voluta dal re Ferdinando II di Borbone nel 1849.
Ha goduto di una certa indipendenza prima come Ducato di Gaeta e poi, fra l’839 e il 1140, come Repubblica Marinara. Dal 1378 per qualche anno è stata anche la residenza dell’antipapa Clemente VII.
Nel 1571 da qui partì la flotta pontificia verso la battaglia di Lepanto e lo stendardo issato sulla nave ammiraglia è esposto nel museo diocesano.
Gaeta subì bene quattordici assedi fino a quello del 1861 quando Francesco Il di Borbone si arrese ed ebbe inizio il Regno d’Italia.
Gaeta è nota per la Montagna Spaccata una fenditura nella roccia che giunge fin nella grotta del Turco. La leggenda narra che questa grotta si è formata al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme. Sulla parete rocciosa si vedono le orme della cosiddetta mano del Turco che, secondo la leggenda sarebbe di un “miscredente” marinaio turco.
Oltre alle splendide chiese e architetture medioevali che si incontrano passeggiando nei suoi vicoli, dobbiamo segnalare la rinascimentale Cappella dell’Immacolata Concezione completamente rivestita d’oro.
Una curiosità, le famose olive di Gaeta sono una varietà Itrana e prendono il nome dal porto di Gaeta dal quale si imbarcavano per raggiungere tutto il mondo.
Claudia Bettiol
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