Gentilini, biscotti d’autore dal 1890
“Chi compra sa che è un prodotto di qualità e tradizionale, fatto dal 1890 con impegno, passione e serietà”, racconta Paolo Gentilini
Percorrendo la via Tiburtina, poco dopo il Grande Raccordo Anulare, capita spesso di essere inebriati da un intenso profumo di biscotti. Stiamo passando davanti alla fabbrica dei Biscotti Gentilini, prestigiosa e storica casa dolciaria specializzata nella produzione di biscotti fin dal 1890. Così abbiamo deciso di fare una sosta per conoscere meglio la storia della famiglia Gentilini e dei suoi rinomati biscotti.
Una storia inaugurata da Pietro Gentilini, giovane di Vergato (Bo) con il sogno di aprire una propria attività a Roma, la Capitale. Sogno che si avvera proprio nel 1890 dopo una parentesi lavorativa in America Latina; da quel momento parte l’inarrestabile ascesa, fermata solo momentaneamente dal secondo conflitto Mondiale. Nascono gli Osvego, ancora oggi punto di forza della gamma di biscotti; agli inizi del 900 arriva il Treno dei Gentilini, simbolo del progresso dell’uomo ed ora marchio distintivo della fabbrica dolciaria.
Poi arriva la guerra, ed è proprio in quel periodo che Pietro Gentilini e consorte si spengono. L’attività passa in mano ad Ettore, ultimo di otto figli, che prende in mano le redini nel 1948 subito dopo la fine del conflitto. L’ascesa dell’azienda non si ferma tanto che negli anni 50 si rende necessario il trasferimento in uno stabilimento più ampio e consono alle necessità produttive, quello attuale in via Tiburtina. La piccola attività di famiglia è diventata una vera e propria industria. Dal 1998 il Presidente è Paolo Gentilini, figlio di Ettore, che abbiamo avuto il piacere di incontrare per farci raccontare qualcosa in più di questa bellissima storia.
Presidente, ci racconta “la passione per il buono” che ha contraddistinto da sempre i vostri biscotti?
La passione è quella che uno mette nel proprio lavoro facendo prodotti alimentari di qualità, la stessa che hanno avuto i miei predecessori e che da loro mi è stata tramandata. ‘Buono’ perché ce lo riconoscono i nostri affezionatissimi consumatori; noi usiamo le stesse ricette sin dal Dopoguerra, qualcuna addirittura prima. Usiamo la farina, il burro, il miele, lo zucchero, le uova, gli aromi sempre con un’attenzione mirata nella scelta e nella qualità. Ricette nate dalla passione di mio nonno, dall’impegno di mio padre, dalla tradizione. Noi, per esempio usiamo meno uova rispetto ad altri, ottenendo biscotti più secchi, ma grazie alla qualità degli ingredienti abbiamo un gusto finale migliore rispetto ai biscotti della concorrenza.
Come si è evoluta la produzione, in oltre 130 anni di storia?
Mio nonno fu il precursore del franchising, negozi con i nostri prodotti ed il nostro marchio ma gestiti da altre persone e questo ha contribuito a dare importanza al marchio e riconoscendo universalmente la bontà dei nostri biscotti e fette biscottate.
Ovviamente i tempi sono cambiati sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista dei consumatori. Nuovi macchinari, nuovi gusti. Dobbiamo raggiungere un target sempre più ampio ed in continua evoluzione. Tradizione, qualità delle materie prime, unicità dei prodotti dialogano con le richieste del mercato. Per questo un’attenzione sempre maggiore viene posta in prodotti salutari, biologici, e nei confronti delle allergie. Le famiglie sono diminuite e le abitudini sono cambiate, si sta molto più attenti a ciò che si mangia.
Per esempio, stiamo creando delle piccole confezioni da tre biscotti o due fette biscottate, andando incontro non solo al mondo Horeca (alberghi, bar, ecc.) ma anche alle esigenze delle singole persone che così possono portare con sé un piccolo spuntino. Il biscotto per la prima colazione è un’abitudine soprattutto italiana. Gli hotel propongono colazioni continentali dove si trova di tutto, dal salato al sushi ed i biscotti fanno una piccola parte. Probabilmente vanno di più i croissant. Ecco, a me piacerebbe tanto fare i croissant, ma alla romana come erano una volta, ovvero semplici e con la glassa sopra che sapeva di arancia e limone. Quando riuscirò a fare i cornetti sarò veramente contento.
Esportate anche all’estero?
Sì. Potremmo e vorremmo fare di più e stiamo studiando dei prodotti che si adattino meglio al mercato estero. Siamo in tutti i negozi della catena Eataly. Siamo presenti in Nord e Sud America, nel Regno Unito, in Sud Africa, in Cina e Giappone. Ci siamo posti l’obiettivo di raddoppiare il mercato internazionale (raggiungendo una quota del 10 per cento) crescendo ulteriormente in Nord America, Regno Unito, Svizzera e Austria. In parallelo ai classici da colazione, guardiamo anche ai prodotti legati alla ricorrenza o alla tradizione italiana che hanno un forte appeal all’estero: il panettone, primo tra tutti.
Ci parli di Osvego, Il biscotto simbolo della vostra storia
È il simbolo perfetto, perché è un biscotto standard che però, grazie alle nostre materie prime di qualità, diventa un pasticcino, un biscotto particolare e che si distingue da tutti gli altri. Viene fatto con burro, zucchero, miele, vaniglia, un pizzico di sale e un pizzico di bicarbonato. Il nome viene da Oswego, una regione del Nord America sul lago Ontario al confine con il Canada, famosa per la produzione di un grano molto particolare che in quei tempi veniva importato, veniva considerata il granaio del mondo.
Come mai un treno come simbolo dell’azienda?
Credo che ai tempi, siamo a inizio Novecento, il treno rappresentasse qualcosa di nuovo, espressione dell’ingegno umano oltre ad essere ‘il treno dei biscotti’ che univa e raggiungeva le grandi Capitali. Noi ci siamo molto affezionati.
Cosa vi riserva il futuro?
Abbiamo tanti progetti e ci auguriamo di realizzarli. È un periodo storico particolare, abbiamo avuto grossi problemi di energia, grossi problemi con l’approvvigionamento delle materie prime dopo il lockdown, l’aumento dei prezzi incontrollato, il cacao è arrivato al 120% del prezzo originale, lo zucchero fortunatamente quest’anno sta calando, anche il burro è diventato una materia da pasticceria di lusso, nel 2015 lo pagavamo 3.00 €/kg oggi anche 10.00 €/kg.
I prezzi delle materie prime sono prima esplosi e poi calati ma senza tornare ai livelli di prima. Comunque guardiamo con ottimismo al futuro, rincuorati dal fatto che ci sarà sempre bisogno dei prodotti buoni e che la gente continua a chiedere e cercare un prodotto gustoso e di qualità. Per noi è fondamentale mantenere la qualità dei nostri prodotti al prezzo giusto, proporre delle novità adeguandoci anche alle richieste del mercato. In questo modo siamo convinti che il rapporto con i nostri clienti non finirà mai e non dovremmo avere problemi.
Dal prossimo anno torneremo nelle Fiere, a Milano, a Bologna, a Colonia. Apriremo un Temporary Shop a Milano nel periodo di Pasqua con le nostre colombe e la Delizia Romana, un prodotto che realizziamo solo noi. È un dolce molto soffice e buono, una specie di colomba senza uvetta, senza canditi e solo con un pochino di mandorle. Faremo la latta per il Giubileo, dentro ci saranno tre pacchetti di Osvego (classici, al cioccolato e ai cereali), faremo le fette biscottate al malto d’orzo.
Probabilmente faremo anche gli Osvego senza zucchero e poi mi piacerebbe fare le fette biscottate tipo pane che nelle nostre latte si conserverebbe molte bene. Lanceremo due plumcake e i muffin per la prima colazione e vorrei rifare i gelati come facemmo con l’Algida qualche anno fa, produzione che si interruppe a causa del Covid. Infine, mi piacerebbe aprire un bel negozio a Roma dove vendere sia prodotti da forno sia gelati. È un progetto a cui stiamo iniziando a pensare. Insomma, chi compra Gentilini sta tranquillo perché compra un prodotto di qualità, tradizionale che viene fatto dal 1890 con attenzione, impegno e serietà.
Ci saranno nuove generazioni di Gentilini nel futuro?
Io rappresento la terza generazione ma già si sta preparando la quarta. C’è la figlia di una mia cugina e poi mio figlio Pietro che ha iniziato a lavorare con noi da gennaio scorso. Precedentemente ha fatto altri lavori sempre nel settore del marketing industriale e ora si occupa dello sviluppo dell’area del Nord Italia, ma poi tornerà qui a Roma. Il nome continua, sono piuttosto contento e spero gli piaccia.