"Ho avuto un cancro alla prostata e mi sono stati impiantati due bypass ma preferirei avere altri 100 tumori e subire altri 200 mila interventi piuttosto che soffrire di depressione". Roberto Gervaso, noto giornalista e scrittore, non ha peli sulla lingua nel raccontare il terribile male che lo ha afflitto in vari momenti della sua vita. Una ricostruzione così asciutta, concreta e meticolosa che lascia spiazzati ma che alla fine lancia un segnale di speranza per tutti coloro che soffrono di questa atroce malattia perché "dalla depressione – sostiene Gervaso – se ne viene fuori e si può guarire".
Lo scrittore ha deciso di aprire il proprio cuore e rivelare le sofferenze che si provano durante i momenti in cui tutto sembra volgere al peggio in un libro che uscirà a breve: "Il Cane Nero e i raggi di sole. Come ho sconfitto la depressione". "Ho deciso di titolarlo in questo modo – rivela lo scrittore – perché 'Cane Nero' era il nome con il quale Winston Churchill era solito chiamare la depressione mentre ho fatto riferimento ai raggi di sole perché la vita riserva anche momenti di felicità. Si tratta di un'autobiografia nella quale racconto anche la mia esperienza professionale e gli incontri più significativi della mia vita".
Roberto Gervaso non si è sottratto allo spiegare le tappe della propria depressione e le sensazioni provate:"Io – ha affermato – penso di essere il massimo esperto vivente di depressione. Questo male ha scandito 3 momenti della mia vita: a 23 anni, 43 anni e 71 anni. Sono state esperienze atroci. La prima e la seconda fase sono durate due anni, l'ultima è stata la più spaventosa e terrificante ed è durata cinque anni, durante i quali mi sono successe tante cose. Nel libro ne parlo in termini drammatici perché la depressione è come le dollie: se non le hai avute non puoi sapere cosa si prova.. E' come se la persona che ti è più cara deve arrivare a mezzogiorno da Parigi e tu la aspetti a Fiumicino: la vai a prendere e se tarda qualche ora vai all'ufficio informazione e non sannondirti nulla. Allora sopraggiunge un' agitazione spaventosa, un senso di paura e un terrore cosmico".
Oltre a essere preda del panico, la persona depressa diventa apatica e rassegnata: Si ha uno stato di disperazione continua – rivela Gervaso – non ti intessa niente, nemmeno se ti proclamano papa o imperatore: sei solo con te stesso e hai la convizione di non venirne mai fuori, di non guarire mai. La depressione può essere esogena o endogena. Nel primo caso può scaturire da un lutto o da una malattia, nel secondo caso ha un fodnamento biochimico, come nel mio caso con la caduta della serotonoina. Da 5 anni sto assumendo un farmaco che rialza i valori ma non fa effetti subito.Bisogna anche distinguere tra depressione melanconica, come quella che ho avuto io e quella ansiosa, meno seria, di cuoi soffrono 10 milioni di italian ed èi dovuta allo stress o alla paura di invecchiare".
"Voglio però mettere in chiaro – dichiara il giornalista e scrittore – che dalla depressione si può venire fuori e non con l'aiuto degli psicanalisti o con consigli privi di fondamento tipo il doversi fare forza. Occorre, invece, autodisciplinarsi in modo spartano ed essere consapevoli che la vera depressione dipende dalla chimica, perciò va curata con i farmaci appropriati. Per esempio c'è chi la cura con il lito e chi, come ho sperimentato in prima persona, mira a innalzare i valori di serotonina".
Gervaso, oltre a soffrire di depressione, ha conosciuto un caro amico che soffriva della sua stessa malattia, della quale ne parlava soltanto a lui: Indro Montanelli:"Lui – racconta – la ebbe a 74-75 anni: in quel periodo andavamo a Villa Borghese a passeggiare perché diceva di voler stancare il suo fisico in modo da poter dormirj la notte. Mi si meteva sotto braccio e diceva piangendo come un bambino: io mi elimino! In quei frangenti si ha l'impressione di essere immerso in una fossa di draghi, seprenti e mostri marini. Si ha l'impressione di non venirne a capo. Ho pensato anche di aprire la finestra e buttarmi di sotto. Ma sia io che Indro ne siamo usciti imponendoci una rigorosa disciplina e aiutandoci con i farmaci".
Secondo Gervaso, questo male a volte si supera anche grazie "allo spirito di sopravvivenza insito nella natura umana e al desiderio dell'uomo di sfidare se stesso. Per fortuna, questo desiderio ha preso in me il sopravvento ma spesso ci troviamo su una linea di equilibrio sottile e a volte molte persone decidono di suicidarsi. E' un destino che ha accomunato molti scrittori come Cesare Padelli ed Ernest Hemingway. Nel suo caso vi era una predispiszione, dal momento che lo zio, il papà, la nipote e le sorelle si sono suicidati. Avevano un gene malato. Ricordo che Hemingway faceva terapie continue nell'Idaho, fino all' elettroshock. Lui soffriva della depressione bipolare, al pari di altri illustri personaggi come Indro Montanelli e Francesco Cossiga. Io, invece, ho avuto quella monopolare, dove si vedono le cose in maniera esclusivamente negativa".
Ma per fortuna, arriva un momento in cui alcune persone riescono a cacciare dalla propria vita quel maledetto "cane nero", a causa del quale tutto sembra precipitare. Malgrado sia inevitabile non restare colpiti dai particolari crudi e per certi versi inquietanti narrati da Gervaso è indispensabile concentrarsi su un'altra frase pronunciata dallo scrittore: "La depressione è un male dal quale se ne viene fuori e che si sconfigge"
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