Rubriche

Gesù vincitore di Satana

Noi possediamo tre racconti evangelici della tentazione di Gesù. Leggendo i tre racconti in parallelo, siamo subito colpiti dalla estrema sobrietà del racconto di Marco (1, 12-13) e dall’ampiezza degli altri evangelisti. La prima domenica di Quaresima del 2015 ci farà ascoltare nella liturgia domenicale lo scarno racconto di Marco che ora analizzeremo.

Il cenno sintetico di Marco può essere riassunto in tre punti: lo Spirito conduce Gesù nel deserto; qui egli subisce la tentazione; gli angeli lo servono. Per l’evangelista Marco, il soggiorno nel deserto sotto l’influsso violento dello Spirito costituisce il vero oggetto del racconto, una specie di conclusione del racconto del battesimo di cui fa ancora parte: “Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto” (v. 12). I quaranta giorni di tentazione sono un chiaro riferimento alla tipologia dell’esodo. “Fu tentato da Satana”: la tentazione da parte di Satana non avviene al termine del soggiorno nel deserto, ma dura per tutto il periodo. Si può supporre che la tentazione di Gesù abbia una motivazione cristologica, che sia riferita quindi all’esercizio dell’ufficio messianico. Prima che Gesù prenda possesso della sua carica messianica, viene tentato in relazione a questa. “Ed era con gli animali feroci e gli angeli lo servivano”. L’evocazione del servizio degli angeli è meno chiara e richiama piuttosto l’esperienza profetica (Elia) e la visione dei tempi paradisiaci in cui la creazione riconciliata sarà di nuovo ordinata all’uomo secondo Dio.

Siamo dunque convinti che la fusione dei temi della tentazione e del servizio degli angeli nel deserto ad opera di Marco non sia una semplice sovrapposizione letteraria. Essa esprime piuttosto una logica e uno stadio antico della riflessione sul battesimo di Gesù e sulle sue conseguenze immediate. Vogliamo mettere in risalto la permanenza di tali motivi nei testi relativi al battesimo cristiano. L’apostolo Paolo (1Cor. 10, 1-13), in una esortazione battesimale, riprende alcuni temi che appartengono alla catechesi tradizionale: l’evocazione dell’esodo di Israele nel deserto, il suo “battesimo”, dove i giudei hanno mangiato tutti il medesimo alimento spirituale e bevuto la medesima bevanda spirituale; l’invito a non diventare idolatri come alcuni tra loro; soprattutto l’imperativo di non tentare il Signore, di non mormorare e, come conclusione, una istruzione e alcuni incoraggiamenti sulla tentazione. Nella predicazione paolina, la croce di Gesù come strumento del trionfo sulla potenza satanica, il battesimo cristiano compreso attraverso una tipologia del “battesimo” di Israele nel deserto, e l’esortazione riguardante la tentazione a cui il battezzato rimane esposto, sono temi coerenti. Siamo persuasi che la medesima coerenza sostenga i motivi che leggiamo nella Passione di Gesù, con l’episodio del Getsemani punteggiato di consigli ai discepoli sulla tentazione e la vigilanza, oppure con quello della confessione di Pietro a Cesarea. La Passione è intesa come il termine di un ministero che ha inizio col battesimo seguito dalla tentazione superata. L’esortazione di Paolo ai Corinti corrisponde perfettamente ai due tempi della breve narrazione di Marco: tentazione, ordine, trionfo; Getsemani, lotta, servizio degli angeli.

Interpretazione tradizionale e interrogativi attuali

Sotto un’apparenza miracolistica, i tre racconti della tentazione di Gesù sono molto seri. Ciascuno degli evangelisti ha collocato il proprio all’inizio della sua opera, dopo il battesimo e prima del ministero in Galilea, ad un punto decisivo dell’itinerario di Gesù. Si tratta di un racconto chiave e cruciale. In Marco, il deserto è il luogo dove Gesù dà inizio alla manifestazione della sua filiazione divina: solo Satana e gli angeli vedono la sua giustizia. Ma la semplice presenza di Gesù significa la lotta tra lo Spirito e Satana e, al tempo stesso, l’inaugurazione dell’era della pace divina restaurata. Il caos succeduto al peccato di Adamo e di Israele termina con la persona del Figlio di Dio, il cui segreto sta per essere rivelato.

Manifestata al momento del battesimo in una epifania, la filiazione divina si rivela tale, ora, nel rifiuto sovrano, senza alcuna vera discussione, del satanico tranello. Gesù ha subito vinto la tentazione: ne ha trionfato fin dai primi passi, egli non ha nulla a che fare con Satana. Ancor prima di parlare, di guarire, d’invitare, di soffrire, Gesù si presenta al suo popolo puro da ogni marchio di Satana sulla sua persona o sulla sua opera. La vittoria sfuggita ad Israele è dietro di noi, dietro lo stesso ministero di Gesù. La Passione si limiterà a manifestare pienamente ciò che già è qui presente in germe.

Inoltre, questi racconti della tentazione di Gesù sono una promessa per i discepoli futuri che, invitati dal Figlio ad entrare con lui nel Regno, partecipano al trionfo della vittoria ottenuta. Il breve cenno di Marco riguardante gli angeli, dove è evocata la pace del Regno, suggerisce la possibilità di un popolo di Dio finalmente fedele all’immagine del Figlio, definitivamente liberato dal gioco di Satana. La tipologia di Israele nel deserto è pure un invito ai cristiani perché prendano coscienza della loro partecipazione ad un popolo nuovo di figli fedeli, battezzati ad immagine del loro Signore e, come lui, guidati dallo Spirito. Certo, essi non saranno tentati come Gesù è stato tentato; né sono invitati a citare continuamente la Scrittura per evitare di cadere (cfr. Vangelo di Matteo e di Luca). La loro esperienza della tentazione non ha la portata decisiva di quella di Gesù. Ma, mentre sanno che Gesù ha trionfato, sanno pure che un popolo fedele vivrà anche nella tentazione una prova analoga a quella superata per lui dal Signore.

Infine, il racconto della tentazione precede l’insegnamento orale di Gesù e la narrazione della sua vita, così come la catechesi del battesimo dovrebbe precedere immediatamente l’istruzione e l’esistenza cristiana. Per il popolo cristiano, vivere nella fede al Figlio di Dio e godere del suo trionfo su Satana significa avanzare nella via dello studio e della meditazione attenta dei vangeli. Si imparerà a vincere la tentazione non contemplando Gesù vincitore nel deserto, ma impegnandosi in uno sforzo costante per seguirlo in tutto quello che la sua opera rivelerà fino al dono del suo Corpo spezzato per noi.                         

Bibliografia consultata: Smyth-Florentin, 1973; Gnilka, 2007.

Redazione

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