Giallo di Arce, nuovi dettagli e appello di Maria Tuzi: dopo la sentenza ho cercato di capire cosa è mancato

“Bisogna ripartire dal primo giugno 2001, quando è scomparsa Serena, e dagli avvistamenti certi che abbiamo”

Arce, striscione per chiedere Giustizia per Serena Mollicone

Arce, striscione per Serena

Il 12 luglio 2024 la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha confermato l’assoluzione di Franco Mottola, ex maresciallo, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, insieme ai carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, nel caso della tragica morte di Serena Mollicone, la giovane 18enne trovata morta il primo giugno 2001 ad Arce, in provincia di Frosinone. Una vicenda che ha scosso profondamente la comunità locale e che continua a lasciare molte domande senza risposta.

Il brigadiere Santino Tuzi, morto suicida, aveva dichiarato di aver visto Serena entrare nella caserma di Arce il giorno della sua scomparsa alle 11:00 e di non averla più vista uscire. Questa testimonianza è stata uno dei punti focali delle indagini, ma non è stata sufficiente a convincere la giustizia.

Dopo la sentenza di assoluzione, Maria Tuzi, figlia di Santino, ha sentito il bisogno di esprimere il suo sconcerto e di lanciare un appello attraverso i mezzi di comunicazione. In un’intervista rilasciata al Quotidiano del Lazio, Maria Tuzi ha portato alla luce nuovi dettagli che potrebbero rivelarsi cruciali per far luce su quella fatidica giornata.

“Dopo la sentenza ho cercato di capire cosa è mancato, ho iniziato a leggere tutti i documenti, cercando qualcosa che possa essere stato sottovalutato e magari è importante,” ha dichiarato Maria. “Bisogna ripartire dal primo giugno 2001, quando è scomparsa Serena, e dagli avvistamenti certi che abbiamo. Siamo sicuri che Serena quella mattina si è recata in ospedale a Isola del Liri per sottoporsi a un ortopanoramica.”

La figlia di Santino Tuzi ha quindi lanciato un appello rivolto a chiunque possa ricordare qualcosa di utile: “So con certezza che quel primo giugno del 2001 proprio alla fermata dell’autobus dove scende Serena c’è un’attività: Il Circolo dei Fiori, ora Circolo sportivo. Proprio lì quel giorno si svolgeva una festa d’istituto, l’IPSIA (Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato) dell’Isola del Liri, ed erano presenti a questa festa molti studenti.

Voglio fare un appello a loro, mi rendo conto che sono passati molti anni, ma… signori, a chiunque si ricordasse di essere stato presente a questa festa chiedo di contattarmi, anche in forma anonima, e di raccontarmi di questa circostanza. È importante. Abbiamo bisogno di aiuto, per ottenere giustizia, dobbiamo essere uniti,” conclude Maria.

Le parole di Maria Tuzi riflettono la disperazione di una famiglia che ancora lotta per la verità e la giustizia. Il suo appello è un grido di aiuto per riaprire un capitolo doloroso e trovare finalmente le risposte che tutti cercano.

La comunità di Arce e chiunque abbia conosciuto Serena è chiamato a unirsi in questa ricerca di giustizia, perché solo con il contributo di tutti si potrà sperare di fare chiarezza su un mistero che da troppo tempo attende di essere risolto.

Facciamolo anche per la memoria di Guglielmo Mollicone, il padre di Serena che non ha smesso mai di lottare per la verità, che è morto, dopo essere stato colpito da un grave malore, nel 2020, vent’anni dopo la scomparsa della figlia, senza aver ottenuto giustizia.