Opinioni

Giallo di Caronia: la morte di Viviana Parisi e di Gioele cerca ancora la verità

Riportiamo una nota del criminologo Prof. Carmelo Lavorino, di Antonio Della Valle e di Enrico Delli Compagni, consulenti della famiglia Mondello e riguardo al caso del cosiddetto giallo di Caronia (Messina).

“Rispondiamo alla provocazione apparsa sul settimanale Giallo e sormontata dal titolone: “La criminologa: Viviana uccisa dal demone della depressione” e dall’apertura “In tutta franchezza, trovo bislacca e priva di logica la ricostruzione avanzata dai consulenti di Daniele Mondello per quanto riguarda la morte di Viviana…”.

Premesso che rimandiamo alla mittente (senza polemica ma per giusta restituzione) gli aggettivi quali ‘bislacca’ e ‘priva’ di logica, facciamo presente che la suddetta – per sua stessa ammissione e da quello che scrive – dimostra di avere letto/compreso pochissimo o nulla di quanto sinora noi abbiamo detto, scritto ed argomentato.

Difatti:

1) Noi abbiamo gli atti investigativi relativi le condizioni mentali di Viviana all’epoca, abbiamo altre notizie riservatissime in merito, abbiamo intervistato i parenti e gli amici di Viviana per l’elaborazione dell’autopsia psicologica: lei assolutamente no;

2) Noi abbiamo ben spiegato quali sono gli elementi scientifici, criminalistici, investigativi e forensi che ci fanno ritenere che non trattasi di suicidio e di precipitazione dal famoso traliccio, che trattasi di traslazione dei corpi da parte di una “combinazione criminale” sui luoghi del rinvenimento e molto altro ancora: lei no: e ci sembra molto strano che non ci abbia letti con attenzione, nonostante l’enorme attenzione che ci dedica.

Sul fatto che non abbiamo avuto accesso all’intero fascicolo ricordiamo che:

(A) Noi abbiamo avuto accesso ai luoghi del rinvenimento dei corpi ed ai tragitti del crimine (anche con apposito drone ed apparecchiature idonee per filmare e fotografare) e lei no: quindi noi (anche Analisti della Scena del crimine ed Esperti delle tracce di qualunque tipo) sappiamo quello che c’è da sapere, lei ben poco;

(B) Noi abbiamo avuto l’accesso ai corpi (anche con apparecchiature idonee per filmare e fotografare e con due collaboratrici specializzate) e lei no;

(C) Che noi abbiamo il nostro metodo vincente di analisi criminale sistemica e che lo abbiamo applicato moltissime volte sul campo con ottimi risultati: il suo metodo non lo conosciamo laddove esista.

L’ottimo analista sa cosa deve osservare

Ricordiamo altresì che per Edgar Allan Poe gli analisti si differenziano per le alte qualità delle loro osservazioni e che l’ottimo analista sa cosa deve osservare: ebbene, noi sappiamo cosa osservare e le nostre osservazioni – considerazioni sono di altissima qualità.

Ricordiamo ancora che pur avendo solo una parte del fascicolo siamo arrivati a conclusioni forti ed esaustive sia per la qualità delle nostre osservazioni-considerazioni: ebbene, c’è chi può, c’è chi non può: noi possiamo!

Tornando alle condizioni mentali di Viviana, al “demone assassino della depressione”, alla “bislacca e priva di logica ipotesi che trattasi di Omicidio-Suicidio e al Serpente di Satana, ricordiamo solo che:

(I) E’ stato commesso l’errore di dare per scontato che chi ha problemi psichici… si suicida;

(II) Che lo stato psichico di Viviana nulla ha a che vedere con l’incidente e con una non dimostrata e non dimostrabile accoppiata del tipo “causa – effetto => uccisione di Gioele =>autoprecipitazione”;

(III) Che gli assertori a oltranza e senza basi del suicidio sono scivolati sull’errore di petizione del principio dando per scontato che “chi ha problemi psichici come quelli di Viviana si suicida” e sull’errore del sofisma della falsa causa, impostando di fatto un falso nesso di causalità fra la causa e l’effetto.

Ultima considerazione: noi l’interezza del nostro lavoro in tutta la sua consequenzialità logica, scientifica, analitica e metodologica lo abbiamo consegnato agli Avvocati che ci hanno nominato i quali lo trasmetteranno, quando lo riterranno opportuno, alla Procura competente, cioè, quella di Patti. Tutto il resto sono vuote chiacchiere da gossip giudiziario”.

L’opinione del nostro esperto Antonio Augello, presidente di Tutela in Azione

Ci sono figure professionali che purtroppo in Italia non hanno la giusta considerazione. E l’utilizzo pertinente che risulterebbe determinante nella soluzione di specifiche problematiche non è pratica usata con buon senso. L’arcaica gestione delle indagini, per come viene condotta nel nostro sistema giudiziario, contribuisce ad esempio nel ritardare in modo evidente la progressiva evoluzione che questa attività delicatissima richiederebbe. Il Giudice, quale Peritus Peritorum, con estrema facilità, senza avere sufficienti basi scientifiche nel proprio bagaglio, troppe volte si blinda su decisioni dettate da “semplici” convinzioni personali a seguito delle indagini svolte da operatori di polizia giudiziaria inesperti e poco preparati.

I casi irrisolti e la cosiddetta “Indagine Nuova”

La maggior parte dei casi irrisolti, è figlia di questo sistema. La figura del criminologo, determinante (purtroppo) più per gli ascolti di un talk show che per la risoluzione di casi complessi, ancora non trova in Italia una giusta applicazione. Quanto al caso di specie, non potendo entrare nelle maglie specifiche dell’indagine, posso solo ricordare che, molto spesso per i casi di morti dubbie, i costi altissimi e la difficoltà nel disporre di competenze specifiche spinge gli amministratori della Giustizia a classificarli frettolosamente come suicidi.

Il metodo che noi utilizziamo spesso quando siamo alle prese di un caso “freddo” è quello dell’Indagine Nuova, che utilizza in maniera molto cauta gli elementi raccolti dagli inquirenti nelle prime settimane d’indagine. Meglio affrontare le difficoltà di un ritardo che “appoggiarsi” su elementi fuorvianti e teoremi strampalati o forzati da esigenze di opportunità.

Redazione

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