Categorie: Interviste

Giletti parla commosso di Frizzi in un’intervista su Radio Radio

Fabrizio Frizzi è morto durante la notte scorsa per un'emorragia cerebrale, all'ospedale Sant'Andrea, di Roma. Aveva solo 60 anni, compiuti il 5 febbraio.

Questa mattina Francesco Vergovich, il conduttore di "Un giorno Speciale", su Radio Radio, ha intervistato Massimo Giletti, che ha ricordato il suo collega sottolineando il profondo legame che si era instaurato tra loro. Giletti quasi non riusciva a rispondere alle domande, commosso. Più volte si è scusato per la difficoltà nel parlare, per il troppo dolore. Era appena uscito dalla camera mortuaria dell'Ospedale Sant'Andrea, dove era stato ricoverato d'urgenza Fabrizio Frizzi.

Riportiamo qualche passo dell'intervista:

Stamattina presto l'arrivo della notizia della morte di Fabrizio Frizzi. Eravamo a conoscenza delle sue condizioni di salute, ma conoscevamo anche la sua volontà di tornare comunque in televisione. Ha dell'eccezionale. Quando ho saputo che dopo l'intervento sarebbe ritornato in tv, pensavo fosse risolto tutto. Invece non è stato così. Quando hai ricevuto la notizia della sua morte?

Sono appena uscito dalla camera mortuaria, quindi il dolore è tanto. Faccio fatica a parlare, ovviamente. Io conoscevo la verità fin da subito, da questa estate, da quando si è scoperta la cosa. Sapevo quindi che non sarebbe arrivato tanto più in là. Quindi è ancora più apprezzabile il fatto che lui abbia cercato di andare avanti, di mantenere il suo impegno in televisione, lavoro che lui amava profondamente, come modo per sostenere un dolore interno di chi ha la consapevolezza, di chi sa che non ha molto tempo. Lui è andato avanti, come se nulla fosse, mantenendo però questo suo modo di essere, mantenendo la gioia ogni giorno, nonostante le difficoltà. 

Frizzi nel 2000 ebbe un periodo di difficoltà con la Rai. Inspiegabilmente, visto il comportamento sempre così rispettoso. Avrebbe meritato tutto, al di là di una trasmissione. Le trasmissioni possono anche fermarsi a un certo punto, per poi riprendere in un altro momento. Cambia la politica, arriva un nuovo direttore generale, che magari non sa nulla di quell'azienda e quindi non prova nemmeno rispetto per le persone che ci lavorano da molti anni e si comporta in maniera irriguardosa. Cosa che accadde allora. Un forte legame con l'azienda che oggi sembra anacronistico. Questo rapporto nel tempo in cui tutto ha un prezzo e in cui chiunque gioca al massimo rilancio. Evidentemente anche questo è il segno di un'epoca ormai andata.

Lui è sempre rimasto nella Rai. Ha avuto anche offerte importanti per andar via, quando era all'apice del successo. Alla Rai si poteva uscire, rientrare, si alzavano i budget. Lui invece è rimasto sempre lì. Fermo, costante. Perché amava questa azienda, come la amo io, profondamente. Quindi visse quel momento con un dolore ancora più pesante. Visse quel momento molto male. Devo dirti la verità: anche recentemente sono successe cose non piacevolissime. Comunque, lasciamo stare quello che è passato. Vorrei solo fotografarlo con un'immagine: nel '96 io conducevo per la prima volta "I Fatti Vostri", un programma che all'epoca faceva 4 milioni, il 30%. Frizzi era più importante in quel periodo. Quando ci fu la fotografia di personaggi tra i quali molti personaggi che sgomitavano per stare vicino al conduttore, che ero io, lui si mise in fondo, dietro a tutti. Io andai a prenderlo, per metterlo accanto a me. Ma lui mi disse “ma io non c’entro niente, sei tu il protagonista!”.

Questo ricordo più di ogni altra parola, mi dà l’idea di chi fosse Frizzi: una persona che stava dietro e che trattava bene tutti. Non solo le persone famose. Molti chiedono chi fosse quell’uomo in tv. In fondo la tv è la riproduzione di una immagine e uno cerca di essere al meglio di quello che realmente è. Ecco, io vi posso dire che, per il legame profondo che avevo con Fabrizio, lui era quello che vedevate. Lui era quel tipo lì, con tutti. Buono, generoso. Non sta a me ricordare quante serate di beneficenza faceva gratuitamente. Questo è quello che vorrei ricordare. Poi possono pure dire che era bello e bravo. A me non interessa. Io guardo le persone, non i professionisti. E lui si commenta da solo. Era un grande professionista.

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Redazione

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