Arriva un momento in cui bisogna fare ordine nel proprio armadio, e sistemare una situazione confusionaria per avere un futuro più organizzato. È quanto in genere accade nelle famose “pulizie di primavera”, in cui si sistema la casa in ogni suo pertugio, guardaroba compresa. Lo Stato italiano ha annunciato che farà le sue pulizie di primavera, almeno nel settore del gioco d’azzardo. E il Lazio sarà una delle zone più interessate. A finire nella spazzatura saranno circa 140.000 slot machine, risultato di un’azione che arriverà a mettere in crisi il punto più saldo dell’industria.
Il Ministero dell’Economia e della Finanza ha deciso di ridurre i nulla osta per le slot machine, cercando di porre rimedio a una situazione in effetti diventata piuttosto critica. Un articolo di quest’estate pubblicato da L’Espresso assegnava una spesa media di 1.500 euro per il gioco d’azzardo, quasi 30 volte tanto quella per i libri. D’altronde la densità delle macchinette del gambling a fine 2016 era elevatissima rispetto a molti Paesi d’Europa: 407.000, una ogni 151 cittadini italiani. Per fare il confronto con altre realtà europee, la Germania ne ha una ogni 261 abitanti, la Spagna ogni 245. Probabilmente per riportarsi in linea con la media nazionale verrà quindi effettuato un taglio imponente, che porterà via il 34,9% degli apparecchi. Entro fine anno dovranno diventare 345.000, per poi rimanere inferiori all’asticella delle 265.000 unità posta dal ministero. L’impresa non è complicata come può sembrare a prima vista: soltanto 355.000 slot risultavano attive a fine settembre, data dell’ultimo censimento. Il passo entro fine anno non è così lungo, e i mesi successivi possono permettere l’ulteriore diminuzione richiesta.
Non bisogna dubitare del coinvolgimento del Lazio in questa maxi operazione. Roma è la capitale indiscussa delle slot machine, con più di 20.000 apparecchi installati sul territorio. La regione inoltre è al secondo posto a livello nazionale, dietro soltanto la Lombardia. La riduzione sarà quindi drastica, e permetterà di togliere circa 7.000 macchinette dalla capitale. Sempre che la percentuale prevista venga rispettata, naturalmente. Al momento i motivi per dubitarne non sono molti, essendosi esposta in più di un’occasione la stessa sindaca Virginia Raggi. Certo, quando si scoprirà che l’Italia incassa circa 10 miliardi di euro all’anno in tasse dal gioco d’azzardo, qualcuno potrebbe tentennare.
Finora va sottolineato che tutto sembra procedere verso il mantenimento del pugno duro, come emerge da un report pubblicato dal sito Slotsgratisonline. Le scommesse sportive hanno una tassazione che arriva al 23% online, tanto che PaddyPower, uno dei colossi, ha deciso di non chiedere il rinnovo della licenza. Si unirà a BetFair, e la notizia fa piuttosto rumore in un settore finora sempre festoso. Le conferenze unificate hanno anche stabilito il costo delle diverse concessioni, con le slot machine che saranno contese dagli undici concessionari di rete finora esistenti. A tenere le redini dell’industria dovrebbero rimanere Lottomatica e Snaitech, le uniche con più di 50.000 apparecchi sparsi sul territorio del Paese. Di sicuro la novità legislativa avrà fatto storcere il naso a qualcuno. Segno che qualcosa, piano piano, potrebbe cambiare.
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