Salute e Benessere

Giorlandino sul Green pass: “Generale Figliuolo, vaccinare chi è già immune è pericoloso e i tamponi rapidi aumentano il rischio di contagio”

L’introduzione del Green pass, da oggi in Italia, è necessario per poter accedere alle consumazioni al tavolo interno dei ristoranti, cinema, teatri, musei, palestre, piscine, ma non viene richiesto per alloggiare in alberghi, negozi, centri commerciali, e neanche per viaggiare in aereo o nei treni. E addirittura non occorre per autobus e metropolitane. Un provvedimento estemporaneo, ingiustificato, privo di ogni ragione medica e di buon senso, ultimo atto di una gestione della pandemia a dir poco confusa se non irrazionale.

Nasce dall’ ottusa (o furbastra) imitazione di quello introdotto da Macron il giorno dopo la sua totale débâcle alle elezioni regionali. Tracollo che ha avuto un grande significato politico e che ha spinto il disperato Emmanuel a cercare di ricompattare la nazione intorno a sé, riportando l’attenzione sul terrore per la pandemia. Proponendosi come paladino della lotta al virus e imponendo un Green pass che ha provocato enormi proteste, obbligandolo a ridurne i limiti di applicazione.

In Italia della totale inadeguatezza, impreparazione sui piani pandemici e incapacità di controllare l’infezione fin dall’inizio da parte del Governo e della struttura scientifica che lo sorregge, ne abbiamo avute prove diverse.

Dalla prima, insensata scelta di vietare, per mesi, l’esecuzione dei tamponi alle strutture private, che ha determinato un dilagare dell’ infezione a causa del mancato tracciamento dei soggetti affetti. Fino a queste ultime di cui vedremo in seguito. Il divieto di far entrare i laboratori privati nello screening fu determinato dalla presunzione che i reagenti sul commercio fossero limitati e che quindi dovessero essere lasciati in uso alle strutture pubbliche di riferimento.

Accadde così che, con controlli estremamente ridotti, all’inizio l’ infezione divampò e poi, in seguito, permanendo quella ottusa normativa, migliaia di soggetti si infettarono in interminabili file di attesa ai pochi drive-in.

Perché fu una scelta insensata?

Perché il CTS di allora (e anche quelli successivi) non annoverando neanche un biologo molecolare non si rese conto che i grandi e prestigiosi centri di biologia molecolare privati, non avevano affatto bisogno di acquistare i test dall’industria, essendo perfettamente capaci di creare validissimi test a partire dai reagenti di base, disponibili in grandi quantità. Quante vite si sarebbero salvate. Nessuno pagherà per questa leggerezza?

E i vaccini?

Pur premettendo che le vaccinazioni sono una scoperta scientifica che ha mutato il corso della storia salvando centinaia di milioni di vite e che vaccinarsi contro il Corona è importantissimo, sia dal punto di vista sanitario che economico sociale, sui vaccini sperimentali frettolosamente introdotti sorgono domande.

Perché non si sono attesi e favoriti gli studi e le produzioni di vaccini tradizionali, sicuri e sperimentati da decine di anni. Ricordo infatti che i vaccini sono sempre e solo questi cinque:

Vaccini da virus vivi attenuati;

I Vaccini da virus inattivato;

Vaccini ad antigeni purificati, (ad esempio il vaccino contro la pertosse);

I Vaccini ad anatossine (ad esempio il vaccino contenente la tossina del tetano);

Vaccini a DNA ricombinante, tipo quello per l’epatite B.

In luogo di un vaccino tradizionale, ci si è invece, inspiegabilmente, concentrati solo sulla creazione che inducessero una risposta immunitaria verso la sola proteina Spike (quella “protuberanza” sul virus che penetra nelle cellule dell’organismo).

Si sono così creati due bizzarri vaccini

Il primo tipo basato sulla tecnologia dell’RNA messaggero incapsulato all’interno di liposomi che, una volta iniettati nel nostro corpo, grazie alle informazioni della sequenza del mRNA avrebbe attivata la produzione della proteina Spike del virus, da parte dei ribosomi cellulari. Questa proteina, immessa nel circolo del soggetto fa produrre anticorpi anti Spike.

Il secondo utilizzando un virus vettore cosiddetto “sicuro” che porta sulle sue spalle gli antigeni della proteina Spike. Attualmente, stante l’enorme numero di soggetti che ammalano più o meno seriamente dopo la sua inoculazione, ci si è accorti che questi virus vettori non possono dirsi perfettamente innocui.

Ma allora, perché iniettare un virus alieno quando la proteina Spike la si può produrre e somministrare direttamente come nel vaccino Novovax? Ecco però un problema: i nostri anticorpi, istruiti a combattere la proteina Spike di 18 mesi fa, perdono potenza se debbono aggredire le numerose mutazioni che si stanno susseguendo.

Ma soprattutto, perché non si è atteso, o investito, nello sviluppo di vaccini tradizionali da virus inattivato come il Sinopharm o SinoVac? Questi, se fossero stati meglio sviluppati, avrebbero risolto completamente la partita poiché capaci di stimolare anticorpi contro tutte le proteine virali, come coloro che sono stati infettati e guariti.

I tempi e le dosi di vaccinazione

Altra follia stabilire i tempi e le dosi della vaccinazione per tutti su basi apodittiche, burocratiche, non sulla reale necessità o opportunità. Abbiamo quindi assistito allo scandaloso balletto dei tipi di vaccinazione da somministrare a diverse fasce di età. Adesso stiamo assistendo ad un enorme numero di soggetti che, pur essendo protetti già da anticorpi sono costretti a rivaccinarsi. Solo perché le indicazioni ministeriali, ascoltando un CTS che, a volte, sembra fare più “medicina difensiva” del tipo “faccio vaccinare tutti … così nessuno mi può dire niente” piuttosto che da medicina basata sulla osservazione scientifica e razionale.

Ed è così che coloro che hanno contratto e superato l’infezione in modo totalmente asintomatico (che secondo i dati dell’epicentro ISS del marzo 2021 sarebbero circa il 70%!) non avendo avuta diagnosi, non hanno il certificato di guarigione e, pertanto, non sfuggiranno all’ottusità burocratica di essere vaccinati, se desiderano il Green Pass pur avendo anticorpi a iosa e rischiando (oltre ai più o meno severi disturbi) anche la risposta parossistica nota come over-immunization.

Mi sembra assolutamente logico che, invece, si dovrebbero concentrare gli sforzi su coloro che non sono immunizzati. Non sugli immuni.

L’immunità naturale per tutta la vita

Ragioniamo: se io ho contratto la Rosolia, mi vaccino per questa? Se ho avuto l’influenza stagionale, mi vaccino? Evidentemente no.

Sul fatto che coloro che hanno contratto e superato l’infezione, l’ immunità naturale sia lunghissima e, in ipotesi, perduri tutta la vita, vi è, in genere, diffuso consenso nella letteratura internazionale.

In una nostra amplissima metanalisi, in pubblicazione sul prestigioso J. of Acta Virologica (Vol. 65, N. 4; 2021) dal titolo Natural immune response and protection from SARS-CoV-2 reinfection, si documentava con chiarezza che coloro che sono stati infettati e guariti sono immuni probabilmente tutta la vita senza bisogno di vaccini o richiami.

Attenzione: va detto che chi ha contratto il virus, può comunque essere contagiato nuovamente se, per accidente, viene a strettissimo contatto con un malato fortemente infettivo, ma tale contagio provoca, nella quasi totalità dei casi assenza di ogni sintomo e, in una minoranza di questi, solo lievissimi disturbi. Costoro poi, va affermato che certamente non saranno contagiosi così come dimostrato dal più ampio studio casistico sugli asintomatici, circa 10 milioni di soggetti! Pubblicato da Shiyi Cao e coll. (Post-lockdown SARS-CoV-2 nucleic acid screening in nearly ten million residents of Wuhan, China. Nat Commun 11, 5917; 2020).

La pratica laboratoristica è piena di segnalazioni di casi dove, soggetti guariti, registrano, saltuariamente e senza alcun sintomo, una improvvisa impennata dei loro anticorpi appunto. Si ritiene che ciò avvenga a seguito di un nuovo inavvertito contatto con un soggetto infetto. Ciò è dovuto alla nuova interazione con l’antigene infettivo che, venuto a contatto con i linfociti B circolanti che svolgono funzione di Antigen Presenting Cell informano i linfociti di memoria trasformandoli in plasmacellule che liberano, immediatamente, raffinati anticorpi specifici (IgG) nel circolo.

Come si deve agire allora?

Semplice, si vaccina solo se l’esame sierologico fosse negativo. Infatti la più recente e accreditata letteratura, internazionalmente accettata, dimostra che il più importante indicatore di immunità è lo studio sierologico del soggetto.

Dall’analisi pubblicata su JAMA da Raymond A. Harvey e coll. a febbraio (Association of SARS-CoV-2 Seropositive Antibody Test With Risk of Future Infection JAMA Intern Med. 2021;181(5):672-679. february 24, 2021), risulta chiarito che fino a quando vi sono anticorpi circolanti il virus non può determinare malattia, anche indipendentemente dal valore degli anticorpi circolanti rilevati!

Ma a questo punto siamo al Green Pass

Il governo si è presto avveduto della irragionevolezza di pretendere un Green Pass per tutti. Anche per i ragazzi dai 12 ai 14 anni non vaccinati, che si dovrebbero sedere nel ristorante con i genitori vaccinati. Si sono resi conto della impossibilità di richiedere il green pass su aerei, treni, autobus, metropolitane che sono, al contrario, le sedi dove maggiormente si dovrebbe porre precauzione!

Così gli alberghi che, stante la stagione che finalmente li ha visti riprendere una timida attività che gli era stata negata con enorme perdita economica e di posti di lavoro, verosimilmente, avranno lobbisticamente cercato di salvare il salvabile, portando il governo a disporne l’esenzione.

Ma il maggiore pericolo deriva dal voler porre rimedio a questa follia con l’introduzione dei tamponi rapidi immunocromatografici quale metodo per dare un Green Pass a tutti, vista l’ inaccettabilità della disposizione.

Ma qualcuno vorrà, cortesemente, informare il generale Figliolo che è pericolosissimo?

Pericolosissimo perché, quando forniscono un risultato negativo, danno una sensazione di tranquillità assolutamente pericolosa! Tutta la letteratura internazionale più prestigiosa (*), tra questa anche i nostri studi, mette in guardia da un elevatissimo numero di falsi negativi che vanno dal 50 fino a quasi il 90%.

La loro sensibilità crolla continuamente anche perché la proteina che ricercano (la Spike) come sappiamo varia continuamente. In una recentissima metanalisi pubblicata da Cochrane, la medicina basata sulla evidenza, su 22 pubblicazioni ritenute scientificamente attendibili, ha dimostrato che i tamponi antigenici rapidi e rapidissimi (detti point of care) arrivano ad avere un Valore Predittivo Positivo, negli asintomatici, molto basso al punto che anche un positivo su 2 sfugge alla diagnosi e se ne va in giro, tranquillo, a contagiare perché ritiene di non essere un pericolo!

Attenzione ai tamponi rapidi, non danno alcuna certezza

Meglio non eseguirli e osservare i metodi di prevenzione personale.

Articolo del Prof. Claudio Giorlandinodirettore scientifico Istituto Altamedica

Solo alcuni cenni di letteratura (con evidenziate le modeste sensibilità):

Rapid, point-of-care antigen and molecular-based tests for diagnosis of SARS-CoV-2 infection Metanalisys Cochrane Database Syst Rev . 2021 Mar   in asymptomatic people would result in PPVs of 11% to 28% meaning that between 7 in 10 and 9 in 10 positive results will be false positives, and between 1 in 2 and 1 in 3 cases will be missed

Comparison of SARS-CoV-2 rapid antigen test for COVID-19 infection with quantitative RT-PCR using 332 patients: a single center study 60,6 %Journal VirusDisease

Low performance of rapid antigen detection test as frontline testing for COVID-19 diagnosis 30.2% mag-20 Journal of Clinical Virology 129 (2020) 104455

Evaluation of a Rapid Diagnostic Assay for Detection of SARS-CoV-2 Antigen in Nasopharyngeal Swabs 50% ago-20 Journal of Clinical Microbiology August 2020 Volume 58 Issue 8 e00977-20

Comparison of the SARS-CoV-2 Rapid antigen test to the real star Sars-CoV-2 RT PCR kit 70.7% nov-20Journal of Virological MethodsVolume 288, February 2021, 114024


Urgent need of rapid tests for SARS CoV-2 antigen detection: Evaluation of the SD-Biosensor antigen test for SARS-CoV-3 70.6% nov-20 J Clin Virol. 2020 Nov; 132: 104654.

Redazione

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