Giornata della Terra: è vero, il pianeta va salvato. Dagli ambientalisti
C’è chi considera l’uomo alla stregua di un parassita. Ma, come affermato da Benedetto XVI, il rispetto per la natura non può essere scisso da un’autentica ecologia umana
Il luogo più straordinario dell’universo. Così l’attore americano Will Smith definisce il nostro pianeta nella serie One strange rock, di cui è stato voce narrante: uno dei documentari riproposti in televisione in occasione della 50a Giornata della Terra, convenzionalmente fissata dalle Nazioni Unite al 22 aprile.
Una ricorrenza svilita
La celebrazione, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul rispetto di quella che è la nostra casa, per il 2020 si è concentrata sui cambiamenti climatici: un’espressione che, come detto in altre occasioni, è talmente vaga da oltrepassare il ridicolo – rappresentato dagli eco-catastrofisti che considerano tali fenomeni di origine antropica, insultando peraltro l’intelligenza di autentici luminari.
«L’azione dell’uomo» puntualizzò ad esempio un’autorità del calibro di Antonino Zichichi in un’intervista del 2017, «incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali, ad oggi, gli scienziati non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future».
Già questo dà la misura di quanto la ricorrenza, di per sé nobilissima, andrebbe separata (per non dire salvata) dai corifei che la sviliscono, per esempio, plaudendo alla pandemia che permette alla natura di riappropriarsi degli spazi che l’umanità le avrebbe tolto. Atteggiamento tipico di quei diversamente intelligenti che considerano l’uomo alla stregua di un parassita di cui la Terra farebbe bene a liberarsi.
D’altronde, dal vizio di colpevolizzare la propria specie non sono immuni neppure gli esperti. «Il pianeta ha 4 miliardi e mezzo di anni e fino a diecimila anni fa dei sapiens neanche l’ombra, da quel momento è cambiato» ha dichiarato per esempio un noto divulgatore: che evidentemente, malgrado il titolo della trasmissione che conduce, ignora che Homo Sapiens ha fatto la sua comparsa tra 200 e 300.000 anni or sono (dieci millenni fa, per dire, esisteva già una grande città come Gerico).
Il senso della Giornata della Terra
Svarioni ed estremismi a parte, comunque, il messaggio della Giornata della Terra è assolutamente condivisibile. Nessuno, infatti, è esente dalla responsabilità di difendere il Creato – non l’ambiente, il Creato, perché la terminologia è importante: e, mentre il Creato rimanda al Creatore, l’ambiente rimanda al massimo a qualche cassandra scandinava o a qualche politico americano che, fallita la scalata al potere, ha scoperto un business che gli è valso due Premi Oscar e un Nobel per la Pace (che del resto non si nega a nessuno).
«Non è forse vero» sottolineava nel 2009 un gigante come Benedetto XVI, «che l’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza? Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa “l’ultima istanza” e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere un’affannata corsa a possedere il più possibile».
Il Creato è invece affidato «alla responsabilità dell’uomo, il quale è in grado di interpretarlo e di rimodellarlo attivamente, senza considerarsene padrone assoluto. L’uomo è chiamato piuttosto ad esercitare un governo responsabile per custodirlo, metterlo a profitto e coltivarlo, trovando le risorse necessarie per una esistenza dignitosa di tutti».
L’ecologia umana
Concetti che Papa Ratzinger aveva già espresso nella superba enciclica Caritas in veritate in cui, tra l’altro, evidenziava come la protezione del pianeta non possa essere scissa da un’autentica ecologia umana: che rigetti il biocentrismo idolatrico e neopagano, restituendo all’uomo al posto che gli spetta (centro e vertice della Creazione); e rendendolo «veramente in grado di assolvere al grave dovere di consegnare alle nuove generazioni una Terra che anch’esse, a loro volta, potranno abitare degnamente e coltivare ulteriormente. Perché ciò si realizzi, è indispensabile lo sviluppo di “quell’alleanza tra essere umano e ambiente,che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio”».
Questo è il senso più profondo dell’Earth Day. Perché la salvaguardia del pianeta è una cosa troppo importante per lasciarla in mano agli ambientalisti.