Il povero Giuseppe De Donno, non ce l’ha fatta. Parliamo di uno dei medici, “eroi” della prima ora della Pandemia, quando i morti si contavano a centinaia al giorno e che nel suo lavoro di medico all’Ospedale di Mantova, aveva trovato un modo semplice, ma efficace, per salvarli tutti.
Aveva utilizzato per primo in Italia la terapia del Plasma Iperimmune. Un metodo già noto, sin dai tempi della Spagnola, che gli permise, mentre gli altri facevano morire i pazienti intubandoli, di salvare tutti i suoi pazienti, 58 su 58! All’inizio l’hanno glorificato, né poteva essere diversamente dato che era stato l’unico a salvare tutti i suoi pazienti, ma poi, quando ha continuato ad insistere, come ha fatto a “Porta a Porta”, che la soluzione non era il vaccino ma una cura quasi banale e semplice come il Plasma Iperimmune, l’hanno iniziato ad aggredire.
L’hanno escluso dal gruppo di ricerca sulla terapia che egli aveva sperimentato per primo, finanziando la ricerca con l’Università di Pisa capofila, ma senza coinvolgerlo nel gruppo di lavoro. L’hanno aggredito sui “social” dove, come diceva Umberto Eco, qualunque idiota può dire la sua con lo stesso diritto di un esperto. L’hanno deriso, come ha fatto con il solito stile da liquame Selvaggia Lucarelli, che si intende a mala pena di biancheria intima. L’hanno accusato di proporre una cura costosa, come ha fatto “Buu buu” Burioni, il genio delle affermazioni apocalittiche ma improvvisate, che non è stato capace di azzeccarne una, ma è tanto caro a qualche politico influente.
La realtà è che De Donno proponeva, dopo averlo sperimentato con risultati sorprendenti, un metodo economico – il flacone di plasma costa circa 80 euro – che poteva essere risolutivo. Ma quella soluzione non era gradita all’establishment dell’I.S.S. o dell’O.M.S. che avevano deciso di puntare tutto sul vaccino proposto dall’industria farmaceutica che, come si sa, ha grandi strumenti di persuasione.
Il vaccino però è una medicina, non una cura, che si sta rivelando spesso inefficace, come nel caso delle varianti , quindi anche poco risolutivo, come spiegano sul web – perché sui canali ufficiali guai a parlarne – molti medici e ricercatori, serissimi ma inascoltati.
La tempesta infame scatenata contro di lui l’ha costretto ad abbandonare il suo lavoro all’Ospedale di Mantova, per ritornare a fare il medico di base. E Alla fine non c’è la fatta. Non ha sopportato la delusione e l’umiliazione di non essere ascoltato e di essere considerato un venditore di fumo – uno che aveva salvato 58 pazienti su 58! – e ha scelto, in un evidente momento di depressione, il suicidio.
Questo è il risultato di una società che, anziché ascoltarli, preferisce irridere coloro che umilmente cercano soluzioni semplici, economiche ed efficaci sperimentate sul campo, senza troppo clamore e senza atteggiarsi a “luminari”. Questa società preferisce i “buu buu” tromboni, che chiacchierano senza seguire un filo rigorosamente logico ma che, tuttavia, sono graditi al potere dominante, della casta medica e delle case farmaceutiche che la finanziano. Gente capace di arrampicarsi sugli specchi, cambiando continuamente e servizievolmente opinione, pur di essere accolti alla ricca mensa del potere.
Gli altri, quelli seri, devono stare attenti a proporre soluzioni semplici come se fosse “bicarbonato”, che si usa in mille applicazioni dalla notte dei tempi ma che, proposto come cura, ti inserisce automaticamente nel novero delle fattucchiere da mandare al rogo. Stregoni e millantatori! Non si può dissentire dall’opinione dominante nemmeno quando propone soluzioni che appaiono inefficaci o pericolose. Si viene tacciati di eresia o di essere considerati, nel migliore dei casi, buffoni o dilettanti allo sbaraglio.
Meglio affidarsi a un vaccino, scelta dogmatica e difettosa ma voluta dal potere dominante che, con le TV e i media, persuade facilmente coloro che non hanno il tempo, la capacità o la voglia di informarsi seriamente. Perché questo costa fatica.
Meglio un “pic” sul braccio e via. Poi, se tra dieci anni dovessimo scoprire di aver sbagliato e che saranno aumentate malattie mortali o degenerazioni del DNA, troveranno una spiegazione, mandando avanti qualche “scienziato” prezzolato – abbondano sempre intorno ai salotti del potere – che affermerà che non è certo colpa del vaccino. Anche se le ditte produttrici, nei loro documenti ufficiali, come il bugiardino allegato alle medicine, di fatto ci avevano avvertito.
Sulla mia lapide vi autorizzo a scrivere “fesso” ma pensate anche a quello che potreste essere costretti a far scrivere sulla vostra. Il rammarico e la pietà per il suicidio di Giuseppe De Donno è davvero grande, ma non solo per l’ingiustizia e la cattiveria sociale che l’ha determinato, quanto per la perdita irreparabile di un uomo di scienza e di medicina, la cui conoscenza è stata brutalmente sottratta a tutti noi.
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