Giuseppe Maiolo, diciassette anni appena «Meritava unicamente di essere aiutato ad affrontare i propri demoni – comuni alla sua generazione – non di essere isolato, ignorato e bollato», ne parla così l’avvocato che seguiva il ragazzo. Invece la vita di Giuseppe si è interrotta mercoledì notte sulla regionale 69 che porta a Formia, quando il suo scooter si è scontrato con un autocarro.
A raccontare la sua storia, l’avvocato Luca Cupolino alle pagine del Messaggero con l’intento non solo di difenderne la memoria ma anche di portare alle loro responsabilità tutti coloro che avrebbero dovuto occuparsi di lui e non l’hanno fatto.
Giuseppe, a maggio 2023 era stato affidato su decisione del Tribunale dei minori al sindaco Gianluca Taddeo, era stata temporaneamente sospesa la potestà genitoriale alla madre, unico genitore di Giuseppe che aveva subito l’abbandono del padre.
Si legge nel quotidiano: «I giudici, in seguito al suo secondo arresto e alle dichiarazioni della madre, in una condizione di particolare fragilità quindi non in grado di occuparsene al meglio, hanno ritenuto che il ragazzo necessitasse «di un contenimento comunitario e di una assunzione costante e regolare della terapia farmacologica prescrittagli».
Il Sindaco era stato indicato come tutore in maniera provvisoria. Della custodia e della cura del ragazzo se ne sarebbe dovuta far carico l’amministrazione, dunque.
«Oggi da essere umano prima, da avvocato poi – racconta il legale – per me non è possibile accettare l’ipocrita sfilata di soggetti, dapprima le stesse istituzioni pubbliche che avevano lo specifico compito di tutelarlo, che, in cerca di visibilità, per mondarsi la coscienza o per un mero fine di strumentalizzazione politica e pubblica, si stanno struggendo, lanciandosi in inopportuni comunicati, proposte di aiuto postumo o meri commenti. Giuseppe, documenti alla mano, era sotto la tutela e l’egida di numerose istituzioni pubbliche, locali e non, nessuna delle quali per quasi un anno si è mai realmente curata delle sue necessità di vita di Giuseppe».
Giuseppe non era stato iscritto a scuola, non ha goduto di assistenza pubblica. Trattato come invisibile proprio dalle stesse Istituzioni a cui era stato affidato per essere tutelato. Il ragazzo, spiega il legale, era beneficiario della Legge 104 e nonostante sia il Sindaco che i servizi sociali fossero stati ampliamente avvisati dell’imminente scadenza delle procedure di iscrizione, nessuno si sarebbe attivato. Nessuno, neppure la madre avrebbe potuto iscrivere Giuseppe a scuola se non le persone incaricate dal Tribunale.
E se quel maledetto mercoledì il ragazzo fosse stato a scuola, forse ora la sua vita non sarebbe finita in quel modo terribile. «La sua morte deve significare qualcosa per tutti» commenta l’avvocato Cupolino «affinché non si assista più alla marginalizzazione dei soggetti più deboli, da parte dei soggetti più “forti”».
Ieri pomeriggio, giovedì 7 marzo, il legale della famiglia ha richiesto la revoca della sospensione della potestà genitoriale alla mamma di Giuseppe per consentire la nomina di un perito di parte nell’autopsia, le notifiche della morte al momento vengono inviate al comune di Formia.
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