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Gorga, lo sguardo più bello per ammirare le stelle

Gorga è un piccolo borgo arroccato su una sommità dei Monti Lepini da cui domina tutta la Valle del Sacco. Si arriva attraverso una caratteristica strada curvilinea di montagna, e si scopre un altopiano con interessanti fenomeni carsici come la Grotta Campo di Caccia, con una profondità di 610 metri. Il suo nome dovrebbe derivare dalla presenza di acqua che sgorga.

La sua storia è molto antica e sono state trovate tracce risalenti all’età del bronzo dei Volsci.

Durante il periodo romano, la vita si svolgeva soprattutto nella valle sottostante dove l’imperatore Marco Aurelio aveva una sua villa di caccia, ma le invasioni barbariche portarono le persone a rifugiarsi in villaggi fortificati su alture.

Questa è la nascita di Gorga nel medioevo che fa parte nello Stato Pontificio e viene posta sotto il controllo prima del monastero di Villamagna e poi viene dato in feudo a diverse famiglie come i Conti di Segni.

Nel XV secolo a Gorga viene istituito il Monte Frumentario, un sistema in cui i contadini donavano alcune giornate di lavoro e di semi per i periodi di difficoltà della comunità.

Nel 1495, venne devastata dall’esercito francese di Carlo VIII che stava dirigendosi verso Napoli.

Alla morte dell’ultimo esponente della famiglia Conti, nel 1648 il feudo passò alla famiglia Teodoli di origine umbra che dovette cederlo per debiti dopo aver sfruttato le persone.

Gorga venne venduta all’asta e comprata dalla famiglia Pamphili che trasformò la rocca in un palazzo residenziale, oggi sede del comune, e realizzò la Chiesa di Santa Maria e una scuola.

Papa Leone X Pecci fece realizzare dallo scultore Ernesto Biondi la Fontana della Pastorella, uno dei simboli del borgo e parte terminale dell’acquedotto cittadino.

Le abitazioni contadine fuori le mura sono state per millenni gli ‘stazzi’, le tipiche capanne dei Monti Lepini, costruzioni a base circolare in muratura con copertura in legno.

Oggi Gorga è famosa in tutto il mondo per il suo Osservatorio Astronomico dove, grazie alla lontananza dalle fonti luminose, si possono scrutare gli abissi dei cieli.

  • di Claudia Bettiol
Redazione

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