Politica

Governo, detto fatto: porti riaperti malgrado la contrarietà degli Italiani

Matteo Salvini era stato profetico. «Scommettiamo» aveva scritto ironicamente sui social, «che, dopo più di un anno, la Ocean Viking sarà la prima nave Ong che entrerà in un porto italiano senza che nessuno si opponga?»

Detto fatto. Al natante di Sos Mediterranée e Medici senza frontiere è stato infatti indicato dalle autorità italiane il “porto sicuro” di Lampedusa per lo sbarco degli 82 clandestini scarrozzati, pardon salvati dal taxi del mare. Una decisione che ha ricevuto il plauso dell’esponente dem Dario Franceschini, secondo cui il provvedimento del Governo rosso-giallo segna la «fine della propaganda di Salvini sulla pelle di disperati in mare».

Ora, tralasciamo il fatto che la linea dell’ex Ministro dell’Interno aveva drasticamente ridotto non solo gli approdi, ma soprattutto i morti nel Mediterraneo. Tralasciamo anche il fatto che non si capisce a che titolo Franceschini, che è il Ministro della Cultura, farnetichi su argomenti che non gli competono – ci limitiamo a prendere atto che il profumo del potere sembra sufficiente a restituirgli l’uso della favella, benché a sproposito as usual.

È invece interessante lo sfogo del sindaco di Lampedusa Totò Martello, che ha assicurato di essere pronto ad alzare la voce con Luciana Lamorgese, erede di Salvini al Viminale: «Accoglienti sì, ma cretini no» ha tuonato il primo cittadino dell’isola. «La nave Ocean Viking era molto più vicina alle coste siciliane che a Lampedusa. Perché la scelta di assegnare come porto sicuro proprio Lampedusa?»

Sembra una mera questione geografica, ma tra le righe si legge ben altro. Martello, infatti, era balzato agli onori delle cronache (si fa per dire) come un campione dei porti aperti e dell’accoglienza indiscriminata, per questo ora i suoi cahiers de doléances sanno molto di dantesca legge del contrappasso. Difficilmente, comunque, il Partito Democratico perderà il sonno per le sue esternazioni.

Più significativi sono invece gli umori del popolo italiano nel suo complesso: popolo che, sulla questione immigrazione, si è già ripetutamente espresso, sia attraverso le tornate elettorali che, nell’ultimo anno e mezzo, hanno sempre premiato la Lega; sia mediante un recente sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, che rilevava come l’89% degli intervistati fosse contrario a una “discontinuità” sul tema.

Forse anche per questo il capo politico del M5S Luigi Di Maio si è affrettato a chiarire che alla Ocean Viking «è stato assegnato un porto perché l’Ue ha aderito alla nostra richiesta di prendere gran parte dei migranti». In effetti, Francia e Germania si sono dette disposte ad accogliere ognuna il 25% di quanti approdano in Italia, ma il leader del Carroccio ha denunciato che queste quote si riferiscono soltanto a chi ha diritto d’asilo, il che escluderebbe il 90% dei galantuomini entrati illegalmente in territorio italiano.

Nel frattempo, comunque, è bastato il debutto dell’esecutivo grillo-comunista perché, nei primi undici giorni di settembre, gli arrivi di clandestini triplicassero rispetto allo stesso periodo del 2018. A conferma dell’inequivocabile vocazione tafazzista dei due azionisti di maggioranza del Conte-bis. Che vogliono irresistibilmente vedere il Carroccio oltre il 60%.

Mirko Ciminiello

È nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) a "La Sapienza", in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a "Roma Tre". Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione "Pro Vita e Famiglia" ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.

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