Impiegati pubblici di qualsiasi livello o quadro, semplici amministratori come dirigenti. Le cronache ne sono piene: luoghi, sedi, nomi, dipendenti filmati mentre timbravano il cartellino in ufficio addirittura in mutande, per poi andare a fare shopping, o in palestra, o a prendere il sole, o a pescare, o a portare il cane a passeggio o a fare un secondo lavoro o semplicemente tornare a casa per rimettersi a dormire. Certi sono stati pedinati e ripresi in ginocchio mentre pregavano in chiesa. Ligi alla fede questi, ma non al lavoro: assolti con le attenuanti.
Uno spasso che appartiene ormai al passato: il Provvedimento Concretezza appena approvato in Parlamente infatti include: nuove forme di concorso per sviluppare al meglio la leva contrattuale dei lavoratori pubblici, stipendi legati al merito, migliori valutazioni della performance per distribuire risorse extra al raggiungimento dei salari, e molto altro ancora; ma lo shock viene dall’introduzione di un sistema biometrico di controllo entrata/uscita dei dipendenti pubblici, tramite la presa delle impronte digitali.
Si attendono solo i regolamenti per implementarla.
Un’accortezza: è probabile che quando verranno installati i lettori superdigitali, l’arte di arrangiarsi italica avrà tuttavia già trovato degli espedienti evasivi contro la tecnologia: ricordate la leggenda metropolitana delle magliette con la cintura disegnata Made in Naples? Il fine giustifica i mezzi, la nuova legge permette al Ministro della Funzione Pubblica, l‘avvocato Giulia Bongiorno, di rendere realtà il sogno di rivalsa di tanti cittadini frustrati per un certo sfascio della pubblica amministrazione. 3 giorni in una città per ottenere la carta d’identità elettronica, 3 mesi in un’altra.
Ma riuscirà la Concretezza a porre davvero rimedio all’italico fenomeno di costume dell’assenteismo nella Pubblica amministrazione?
L’implementazione di un così delicato e severo complesso di controllo pare sproporzionato ai sindacati di categoria; questi ritengono che il totale dei reati commessi in tale ambito, se messo a confronto con l’elevato numero di dipendenti pubblici, 3.2 milioni, non giustificherebbe simile accorgimento.
La questione della tutela della privacy poi, è sempre molto cara agli Italiani: molti ritengono che i dati raccolti dai dipendenti darebbero modo di risalire ad elementi personali troppi sensibili. Ma la tecnologia ha i suoi frutti: senza telecamere in strada o sistemi di videosorvegilanza, molti reati non riuscirebbero ad essere risolti… Rilevare le falangi di un dipendente pubblico, rappresenta sicuramente un metodo estremo di verifica – unico in Europa, come unico è quel medico che, beccato in flagrante a timbrare il cartellino in un ospedale, si reca poi a fare l’idraulico, con la giustificazione di esser sottopagato.
L’imposizione avrebbe carattere largamente punitivo piuttosto che curativo delle gravi mancanze o lacune di una certa parte della nostra macchina burocratica. Chi ripudia l’innovazione, per raggiungere il rilancio della pubblica amministrazione – competizione contro stagnazione – chiede piuttosto di motivare, incoraggiare, stimolare il dipendente pubblico senza zavorrarlo di freni e incompetenze bizantine o finire di tararlo con addirittura un chip sottopelle.
Viviamo tempi moderni, una soluzione per trovare l’equilibrio, a questo punto potrebbe arrivare dall’immedesimare un impiegato dello Stato nel ruolo di attore protagonista e non più comparsa, trasformando ogni mangiapane a tradimento in James Bond di Skywalk, dotandolo – perché no – di una Walker PPK, la pistola col riconoscimento dell’impronta digitale.
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