Da Mattarella sostanziale disco verde all’inciucio M5S-Pd, Calenda sbatte la porta e la base grillina è in rivolta. E c’è sempre la spada di Damocle del voto online. E nel silenzio delle riflessioni quirinalizie, giunse il boato proveniente dallo Stromboli. Una violenta esplosione, un rombo cupo e poi l’eruzione. Fumo, cenere, sabbia e altro materiale piroclastico – e la fuga immediata dei turisti.
Qualcuno potrebbe anche vederci un segno. Il vulcano è in fondo uno dei simboli della Sicilia, la terra natia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Forse era un avvertimento, un monito contro i disastri che verosimilmente si prospettano con il Governo tra perdenti e incompetenti. Ma, naturalmente, un Capo dello Stato non può basare le proprie scelte sui presagi, allo stesso modo in cui Giulio Cesare non si curò degli incubi della moglie Calpurnia quando si recò alla Curia di Pompeo nel giorno fatale delle idi di marzo del 44 a.C.
Ragione nel sonno o sonno della ragione? Quest’ultimo, si sa, genera mostri, e a quanto pare il Conte bis non appare di bell’aspetto neppure a chi dovrebbe, teoricamente, sostenerlo.
Come Carlo Calenda, che ha scritto al segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti annunciando le proprie dimissioni dalla Direzione Nazionale. «Nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio» ha tuonato l’ex Ministro dello Sviluppo economico, ricordando al Governatore del Lazio le parole da lui stesso pronunciate nella Direzione dem del 26 luglio: «Confermo che nel caso si arrivasse a una crisi di Governo la nostra posizione era, è e sarà sempre la stessa: di fronte a una crisi di queste proporzioni la via maestra sono le elezioni anticipate, non esiste alcuna ipotesi di alleanza con i 5S» assicurava il leader dimezzato appena un mese fa. E poi il voltafaccia, che Carletto ha affermato di non riuscire ad accettare.
Il suo, del resto, è più o meno lo stesso entusiasmo con cui ha accolto l’accordo la base pentastellata. Sui social monta da giorni la protesta dei militanti, molti dei quali minacciano di non votare mai più per il MoVimento. C’è chi evoca la casta che i Cinque Stelle avrebbero dovuto combattere (Graecia capta ferum victorem cepit…), così come per Calenda la brusca inversione a U confermerebbe «nei cittadini l’idea che siamo pronti a tutto pur di ritornare al Governo».
Tutti per la poltrona, allora – è istinto di sopravvivenza. E allora vai con l’esecutivo giallo-rosso, anzi rosso-giallo, o per meglio dire Rousseau-giallo. Perché, in tempi così incerti, la consultazione più significativa potrebbe essere quella degli iscritti alla piattaforma digitale privata di Casaleggino, e il solo pensiero sta mandando in tilt mezzo Partito Democratico e anche parte dei grillini.
È un’esile spada di Damocle, ma è lì, ultimo ostacolo sulla strada di un esecutivo creato ad arte, come una fusione fredda, a rotta di Colle. Perché la saggezza popolare insegna che chi troppo in alto sale cade sovente. Precipitevolissimevolmente.
Foto dal sito del Quirinale.
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