Governo, si tira a campare per non tirare le cuoia
Nonostante liti e polemiche Salvini vola nei sondaggi: e ciò spiega meglio di qualsiasi politologo il senso della trattativa tra Renzi e il M5S
Al termine della settimana più incandescente dell’estate politica, con i fatti che latitavano e le indiscrezioni che si rincorrevano, sembra che nei Palazzi sia tornata di moda l’opzione gattopardesca del «se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».
L’emblema di questa corsa alla sopravvivenza della poltrona è l’altro Matteo, ovvero l’ex Premier Renzi, che dopo aver passato anni a insultarsi reciprocamente con Beppe Grillo e a spergiurare che non avrebbe mai fatto accordi con il Movimento Cinque Stelle, sta ora lacerando il Partito Democratico proprio per riuscire a celebrare il matrimonio d’interesse con i pentastellati. Una mossa che in pochi si aspettavano, e probabilmente ha colto di sorpresa anche il vicepremier Matteo Salvini, il quale potrebbe aver sottovalutato il modo in cui la necessità (di non doversi trovare un lavoro vero) aguzzi l’ingegno.
Perfino quello fioco dei grillini, i quali al momento non si precludono nessuna possibilità – pur continuando a inveire ogni due per tre contro il Capitano, che in realtà ormai dovrebbe esserci abituato. Basti vedere come i Ministri a Cinque Stelle Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli lo abbiano lasciato solo sul caso della Open Arms, la nave iberica che da oltre due settimane, con tutto il Mediterraneo a disposizione, pretende di sbarcare solo e unicamente a Lampedusa.
«In 16 giorni sareste già tranquillamente arrivati a casa vostra in Spagna» li ha umiliati il leader della Lega. «Quella delle ONG è una battaglia politica, non certo umanitaria, giocata sulla pelle degli immigrati. Vergogna. Io non mollo».
D’altronde, il durissimo scontro tra ideologia e realtà non ha risparmiato neppure la medicina. Il Poliambulatorio di Lampedusa, infatti, dopo aver visitato i 13 migranti sbarcati dal natante perché si farneticava di loro condizioni gravi, non ha potuto che constatare che non avevano nulla – eccezion fatta per una giovane con un’otite. Tanto è bastato a scatenare le ire dei semicolti abituati a dare maggior credito alle fandonie entrate attraverso la terza narice che ai referti di dottori con decenni di esperienza e anzianità.
«Se qualche cretino pensa che io possa fare certificare a medici referti fasulli non posso farci niente» si è sfogato il responsabile Francesco Cascio. «Come si fa a dire una bestialità cosi gigantesca?» ha tuonato, aggiungendo di non poter inventare malattie che non esistono e parlando di polemiche che fanno vomitare.
Ciononostante, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che pare aver deciso di non parlare più al suo vice del Carroccio se non per lettera, ha scritto a Salvini chiedendo di far sbarcare dalla Open Arms tutti i minorenni. Il Ministro dell’Interno ha abbozzato ma non gradito, puntualizzando che «lo sbarco dei presunti minori è una scelta di esclusiva responsabilità del premier», e ribadendo che la stragrande maggioranza degli Italiani condivide la linea della fermezza.
Uno scambio epistolare che rende bene l’idea dell’ormai reciproca insofferenza tra Conte e Salvini, il quale sarebbe stato bollato dal Capo del Governo come sleale e inaffidabile, oltre che affetto da delirio di onnipotenza. Certo è che, al momento, il primo arbitro della crisi è proprio Giuseppe Conte, e non è un caso che attorno alle comunicazioni che darà il 20 agosto in Senato si sia creata un’attesa spasmodica. Anche in caso di sue dimissioni, infatti, resta in piedi la possibilità di un Governo di legislatura M5S-Pd-LeU, che sarebbe il primo caso di un esecutivo di tutti i perdenti.
Perfidamente, nei giorni scorsi Renzi aveva ironizzato sulla paura che una simile ipotesi susciterebbe in Salvini, omettendo però di precisare che l’idea terrorizza la netta maggioranza degli elettori. I sondaggi, infatti, sono concordi. Se si tornasse alle urne, un’eventuale ircocervo formato da sinistra e grillini prenderebbe appena più voti della sola Lega – o forse anche meno, considerando che alle elezioni 2 + 2 non fa mai 4. Se a queste cifre si aggiunge la crescita di Fratelli d’Italia e in generale del centrodestra unito, il dato spiega meglio di qualunque politologo il senso della fine strategia messa in piedi dall’ex Rottamatore e dai nipotini di Casaleggio: meglio tirare a campare che tirare le cuoia.