Mentre scrivo si è appena risolta la spartizione dei posti da sottosegretario nel Governo Draghi, e rimbalzano sulla stampa e nei media i contorcimenti e gli scontri interni ed esterni ai partiti. Sono 39 i Sottosegretari: 20 uomini e 19 donne. Sì perché oltre al confronto durissimo per assicurarsi più posti degli altri, ce n’è un altro che vede protagoniste le correnti di ciascuno, le quote rosa e quelle bianche. Ma come e dove si origina questa figura che di volta in volta e a secondo di chi la ricopre conta molto o conta niente?
Ho conosciuto personalmente Sottosegretari (almeno un paio) che dopo uno o due anni non erano stati neanche ricevuti una volta dal ministro di riferimento e che per giustificare la carica e gli emolumenti aggiuntivi conseguenti, si affannavano a scrivere relazioni, rapporti, studi e quant’altro ritenessero utile a suscitarne l’attenzione.
Questo per dire che se un ministro si organizza con un proprio staff, può anche fare a meno di avere un Sottosegretario. Più spesso invece il Sottosegretario è un politico parlamentare specializzato e competente in un certo settore e svolge un ruolo ausiliario determinante.
Venendo al quesito sull’origine della carica: curioso è anche il nome storicamente tramandatosi, che non è Viceministro o Sottoministro, ma Sottosegretario perché la carica nasce nel 1888 con la riforma istituzionale di Francesco Crispi, che eliminò la figura del Segretario Generale dello Stato al servizio dei ministri, con l’istituto del Sottosegretario che naturalmente si occupava di ciascun Ministro.
La nostra Costituzione non li prevede e quindi essendo la figura sopravvissuta sino alla Repubblica e regolamentata con legge ordinaria, la n° 400 del 1988, sotto i governi Craxi e De Mita, portò, manuale Cencelli alla mano, ad una proliferazione di Sottosegretariati che sembrava inarrestabile ad ogni cambio di governo.
Il settimo governo Andretti arrivò alla “Carica dei 101”, non di cagnolini dalmati, ma proprio di Ministri, Viceministri e Sottosegretari. Il record resistette sino al 2006 in cui Romano Prodi seppe fare di meglio, anche se di poco, con un ensemble di 102 tutto compreso. Di solito, come per il finanziamento pubblico ai partiti, o per i vitalizi, i nostri Parlamentari toccato il limite della decenza hanno un soprassalto di dignitosa autocensura.
Così un anno dopo con legge n° 244 del 2007 misero il limite a 65 per Ministri, Vice e Sottosegretari, che naturalmente, essendo legge ordinaria, in tempi migliori potrebbe essere cambiata per un aumento oppure tenendo contro della diminuzione di un terzo dei parlamentari, per una ulteriore diminuzione.
Nel frattempo è all’interno dei 65 posti che i Nostri hanno finalmente formato la squadra, senza preoccuparsi che la lunga attesa, contrassegnata da litigiosità e bramosia, che badate bene ha coinvolto tutti, nessuno escluso dei nostri partiti, ha gettato discredito su di un governo che grazie alla figura internazionale di Mario Draghi si regge proprio sul credito. E lo spread a 95 punti lo sta dimostrando. Avrebbero fatto prima se si fossero rivolti all’ultraottantene Massimiliano Cencelli, benemerito inventore del famoso Manuale.
Francesco Chiucchiurlotto – Segretario generale Uncem Lazio
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