Opinioni

Grande Fratello Vip. “La Stanza del figlio” di Lory del Santo è un blues

‘’Il dolore è come un’ombra che ti segue e non ti lascia mai ovunque tu vada’’ con queste parole, efficaci e autentiche, Lory Del Santo ha risposto alle domande di Ilary Blasi e Alfonso Signorini in studio ieri sera in diretta tv su Canale 5 durante il programma Grande Fratello Vip prima di entrare nella casa più popolare d’Italia. Naturalmente si riferiva al grave lutto subito due mesi fa, la morte di suo figlio 19enne, Loren, che si è ucciso perché malato gravemente di anedonia. “E’ una malattia mentale, è l’incapacità di provare piacere per ciò che ti circonda”, ha dichiarato Lory Del Santo ai microfoni di Verissimo qualche settimana fa quando ha rivelato la terribile perdita.

È la seconda volta che Lory Del Santo perde un figlio, dopo la tragica fatalità che portò alla morte il piccolo Connor, a soli 4 anni,  avuto con il chitarrista Eric Clapton.

Rispetto alla scelta di entrare nella casa del Grande Fratello Vip come concorrente da parte della Del Santo, il pubblico televisivo e i partecipanti della casa si sono subito divisi in scettici, critici, giudicanti, ma anche in individui che non hanno voluto prendere posizione e hanno soltanto accolto questa scelta, perché il dolore è drammaticamente personale.

Il dolore divide. Una volta una cara amica, la cui mamma era affetta da cancro al pancreas mi menzionò un film che avevamo amato entrambe molto, La Stanza del Figlio di Nanni Moretti , in particolare la scena finale, in sottofondo la canzone capolavoro By This River di Brian Eno, quando ogni componente della famiglia che vive la perdita di questo figlio e fratello, padre, madre e figlia, cammina sulla spiaggia per conto suo, ognuno prende la sua strada, metaforicamente, vale a dire che ognuno vive il dolore diversamente anche in una famiglia unita. Il dolore non unisce. Torna in mente anche la scomparsa e la morte di Ylenia Carrisi che probabilmente divise una delle coppie più belle, amate e longeve della musica leggera italiana, quella  di  Albano Carrisi e Romina Power, il dolore fu troppo grande e ciascuno decise di viverlo da sé.

Ieri sera, Lory Del Santo visibilmente provata, occhi e sguardo persi in ricordi che non riusciamo né potremmo mai vedere, ha scelto di condividere con la tv e il suo spietato pubblico e con degli sconosciuti il suo immenso dolore.

Qualcuno parla di pornografia sentimentale, ma nel momento in cui in tv non vanno più soltanto i talenti, gli artisti, pensiamo a programmi televisivi come  Studio Uno e Canzonissima o agli sceneggiati della Rai degli anni dei nostri genitori, dove inizia e finisce questa pornografia sentimentale? È strumentalizzazione del dolore? Forse. Certo del tutto inconsapevole ne è Lory Del Santo. In fondo, con il tempo,  si diventa meno inflessibili, forse meno moralisti e può darsi un po’ più omologati e condiscendenti verso le deformità della televisione e ci si abitua  a vedere di tutto.

Aristotele tra le sue regole nella tragedia greca sosteneva che la morte non va mai esibita, mostrata, abbiamo imparato nel corso dei secoli che non è andata così.

Il dolore annienta chi lo porta con sé, il dolore arriva a ondate, meno forti, più forti, non ha un ritmo, non c’è fine al dolore e non è una medaglia sul petto, c’è chi decide di morire dopo aver subito un lutto, chi cerca una via di fuga, chi persino una rinascita come ha detto ieri sera Lory Del Santo parlando della sua scelta di viverlo sotto i riflettori. D’altronde, se si fosse trattato di un’impiegata avremmo giudicato il suo rientro al lavoro? La Del Santo lavora in tv, con la tv, con la sua immagine, non è un’impiegata. Non si può certo colpevolizzarla di cercare di vivere o, meglio, di sopravvivere. Riserviamoci il diritto di non giudicarla e con il pensiero di abbracciarla.

*Foto presa dal profilo Facebook ufficiale

Mariagloria Fontana

Scrittrice e giornalista. Laurea magistrale in Storia e Critica del Cinema. Consegue il Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica all'Università di Tor Vergata di Roma. Nel 2017 pubblica il suo primo romanzo "La Ragione era Carnale" (Armando Curcio editore). Ha scritto per "Il Fatto Quotidiano", "MicroMega", "Viaggi del Corriere della Sera", "Huffington Post", "Affaritaliani". È stata fondatrice e direttrice del sito femminile di costume "Le città delle donne". Ha un programma di libri, "Affari di libri", in cui intervista gli scrittori in onda sulla emittente radiotelevisiva "Radio Radio".

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