Le parole del magistrato antimafia Nicola Gratteri, pronunciate durante la presentazione del rapporto “Le mafie nel cyberspace” a Roma, offrono una lucida e preoccupante fotografia del modus operandi delle organizzazioni criminali nell’era digitale. Gratteri ha sottolineato come le mafie, e in particolare la camorra, siano diventate abili nell’utilizzare i nuovi strumenti tecnologici per consolidare il loro potere e diffondere la loro influenza.
“Le mafie sono come un’azienda: hanno bisogno di pubblicità,” ha dichiarato Gratteri. Questa affermazione evidenzia come le organizzazioni criminali non si limitino più ai tradizionali metodi di intimidazione e violenza fisica, ma abbiano abbracciato le piattaforme social per proiettare un’immagine di ricchezza e potere. Su TikTok, ad esempio, si vedono personaggi che ostentano armi d’oro, indossano abiti che richiamano i narcos e accumulano migliaia di like. Questi video non solo glorificano uno stile di vita criminale, ma fungono da veicolo di reclutamento per le nuove generazioni.
Gratteri non nasconde la sua preoccupazione per l’impatto che queste immagini possono avere sui giovani impressionabili: “Quando vediamo un cantante su un pick-up con un mitra di finto oro e la maglia narcos, e vediamo sotto quanti like ci sono, qualcuno lo invita a fare una lezione mi preoccupo e non posso stare zitto perché il silenzio è complicità”. La sua denuncia è chiara: l’indifferenza e la mancanza di una risposta decisa a questo fenomeno non fanno altro che alimentare il mito della criminalità come via rapida al successo.
Il procuratore ha inoltre evidenziato un problema critico legato alla rappresentazione mediatica della violenza: “Quando autorizzo che da una mia opera venga tratto un film e per un’ora c’è solo violenza, qual è il messaggio?” La preoccupazione di Gratteri è che i media possano contribuire a romanticizzare la vita criminale, distorcendo la realtà e rendendo attrattivo ciò che dovrebbe essere condannato.
Sul fronte dei nuovi strumenti a disposizione delle mafie, Gratteri ha illustrato un esempio inquietante: “Ho visto la costruzione di una banca online che ha movimentato 3,6 miliardi di euro. Questo è il presente”. Questo dato impressionante rivela la capacità delle organizzazioni criminali di sfruttare le vulnerabilità del sistema finanziario globale, spostando enormi quantità di denaro con una rapidità e un’efficienza impensabili fino a pochi anni fa.
Gratteri ha anche lanciato un allarme sullo stato attuale del contrasto a queste nuove forme di criminalità: “Noi siamo in difficoltà negli ultimi anni. Prima le forze di polizia straniere venivano da noi ad imparare, oggi ci chiamano per informarci che hanno ventimila nickname e file audio da controllare. Abbiamo perso know how, chi ha programmato il Paese negli ultimi 15 anni non ha avuto la visione.” La perdita di competenze e la mancanza di una visione strategica hanno lasciato le forze dell’ordine italiane in una posizione di svantaggio nella lotta contro le mafie digitali.
Le parole di Gratteri sono un monito per tutti: senza una risposta coordinata e tecnologicamente avanzata, il crimine organizzato continuerà a prosperare nel cyberspace, mettendo a rischio la sicurezza e la stabilità sociale.
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