Guidonia, anziani genitori malati ospitano a casa figlio e compagna. Ora li vogliono sfrattare
La coppia di anziani di Guidonia non possiede altre case, la loro salute è precaria, l’abitazione in cui vivono è la loro. Non c’è nessun motivo perché debbano essere sfrattati
A un mese dalla prima pubblicazione, torna a scriverci da Guidonia Montecelio (Roma) la coppia di genitori anziani che è ancora alle prese con un caso di mala giustizia che grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini. Persone che hanno condotto una vita semplice e dignitosa riuscendo con il lavoro e i sacrifici, come è accaduto a tante famiglie italiane, a costruire una casa e a far crescere i figli. Una storia, la loro, che non può concludersi in dramma come conseguenza di un atto generoso di umanità compiuto a favore di chi adesso vuole privarli della loro casa.
I signori non posseggono altre case, la loro salute è precaria, l’abitazione in cui vivono è la loro. Non c’è nessun motivo, nessuna giustificazione perché debbano essere sfrattati. Pubblichiamo la lettera che ci hanno mandato proprio questa mattina.
La lettera, stamattina, di Lucia e Gabriele
Salve, siamo Lucia Ioannone e Gabriele Delle Monache di Guidonia. Vi ricorderete sicuramente di noi e della vicenda riguardante la nostra casa che venne assegnata all’ex compagna di nostro figlio e alla loro bambina. Il 28 dicembre scorso doveva sopraggiungere l’ufficiale giudiziario per notificarci lo sfratto, cosa che non avvenne perché fu fatta opposizione di terzo alla sentenza.
Il 25 gennaio scorso è stata fissata l’udienza per riesaminare il caso e il 30 gennaio ci è stato comunicato che il nostro ricorso non è stato accettato. La motivazione è che il tutto è stato fatto oltre i 20 giorni previsti per fare il ricorso dalla prima notifica dell’ufficiale giudiziario, avvenuta il 7 novembre 2023.
La notifica riportava che era nostro figlio a dover lasciare l’abitazione, noi non eravamo menzionati e quindi il precedente avvocato ci disse di non preoccuparci. Pertanto il 7 dicembre tornava l’ufficiale giudiziario e in quell’occasione ci intimò di lasciare casa nostra e solo a quel punto l’avvocato ci fece fare l’opposizione di terzo alla sentenza.
Il tribunale inoltre, ci obbliga a pagare 655 € di spese processuali e ci comunica che tra 30 giorni tornerà l’ufficiale giudiziario. Il 15 gennaio invece abbiamo ricevuto la visita dell’ex compagna di nostro figlio, che voleva a tutti i costi rientrare in casa per riprendere vestiti che aveva lasciato circa un anno fa. Quei vestiti le sono stati fatti recapitare nell’androne della palazzina, regolarmente piegati in buste rigide. Purtroppo questo non è bastato, in quanto in realtà la sua vera intenzione era di entrare all’interno della casa e abbiamo dovuto chiamare le forze dell’ordine per farla desistere.
Il giorno dopo io, Lucia, sono stata costretta a recarmi in pronto soccorso per un forte stress emotivo che la situazione mi aveva creato, il tutto refertato. L’errore più grave è stato fidarsi del primo avvocato che ha dichiarato che esisteva un comodato d’uso gratuito, purtroppo il tutto confermato in maniera errata anche da nostro figlio.
Teniamo a precisare che abitiamo in questa casa da oltre 40 anni, come dimostrato dal certificato storico anagrafico e riteniamo assurdo che non venga preso in considerazione il certificato storico di residenza, in quanto non può essere riconosciuto un comodato d’uso, visto che abbiamo sempre abitato e risieduto nella stessa casa.
Siamo entrambi anziani e malati. Io invalida al 90% e titolare di legge 104 e Gabriele che soffre di leucemia linfatica cronica. L’ex compagna di nostro figlio abita ora con la madre e lavora regolarmente, percependo uno stipendio più che dignitoso che le permetterebbe insieme al sostegno economico di nostro figlio a pagarsi un’eventuale affitto.
Siamo veramente molto stanchi, arrabbiati e provati da una situazione che si è venuta a creare per aver ospitato nostro figlio e la sua compagna con la bambina in un momento di difficoltà. Non lasciamo casa sola da mesi per paura di eventuali intrusioni e nonostante la nostra amarezza e delusione e la nostra malattia, non ci arrenderemo mai e lotteremo con tutti i mezzi a nostra disposizione per tutelare il frutto del nostro sacrificio di una vita.
Cordialmente, Lucia Ioannone e Gabriele Delle Monache