Abbiamo pubblicato ieri l’altro la lettera di un nostro lettore di Guidonia Montecelio (Roma), insieme alla moglie vittima di una vicenda assurda e che ieri avrebbero dovuto ricevere la visita di un ufficiale giudiziario portatore di un ordine esecutivo di sfratto dalla casa di cui sono legittimi proprietari. Ecco come è andata dal racconto che Gabriele, il protagonista suo malgrado della vicenda, ci fa.
Salve direttore,
Siamo Gabriele e Lucia, i coniugi di Guidonia che ieri dovevano essere sfrattati da casa propria. Le raccontiamo qualcosa della surreale giornata vissuta. Come ogni mattina ci siamo svegliati e abbiamo fatto colazione, consci però che poteva essere l’ultima volta nella nostra casa. Dalle 9 in poi sono cominciati ad arrivare alla spicciolata tutti i nostri familiari per esprimerci solidarietà per quello che stava per avvenire. Le ore passavano e l’attesa diveniva snervante, anche perché non ci era stato dato nessun orario dall’ufficiale giudiziario. Cosicché, stanchi, snervati e tristi arriviamo a tarda serata, nessuno si è presentato e incredibile ma vero, a cena eravamo ancora a casa nostra.
Abbiamo così ordinato una pizza e mangiato insieme ai nostri figli e qualche parente rimasto, contenti per stare ancora seduti al nostro tavolo anche se non sappiamo per quanto. L’ordine di sfratto è stato il prezzo da pagare per aver ospitato nostro figlio e la compagna che non potevano permettersi più di pagare il loro appartamento. Mi chiedo ancora come può un tribunale arrivare a una decisione che per due persone come me e mia moglie significa essere buttati per strada.
Cacciati da casa nostra per essere stati genitori accoglienti e comprensivi dei problemi di un figlio e della sua compagna di allora. Una superficialità disarmante nel dare un giudizio così ingiusto senza analizzare la situazione relativa a due persone anziane e malate. E assegnando la nostra abitazione alla ex compagna di nostro figlio e alla bambina dopo la fine della relazione, nel momento in cui la donna vive a casa della madre con la bambina e noi non abbiamo altro alloggio dove andare.
Amiamo i nostri nipoti e per loro faremmo qualsiasi cosa, come abbiamo sempre fatto, ma come può un cittadino avere fiducia nella giustizia dopo una sentenza come questa? Continueremo a lottare per il nostro sacrosanto diritto, cioè quello di aver ancora un tetto sotto cui stare. Desidero ringraziare tutti i nostri parenti, le migliaia di lettori del Quotidiano del Lazio che ci hanno espresso solidarietà e anche tutti gli altri che attraverso altri canali d’informazione hanno fatto lo stesso. Sono stati veramente in tantissimi e non ce lo aspettavamo. La ringrazio, Gabriele.
Una sentenza a nostro avviso irragionevole, per avere maggiori dettagli sulla vicenda leggere qui, e un modus agendi da parte delle istituzioni, disarmante. A noi, oltretutto, il fatto che un ufficiale giudiziario (ufficiale pubblico) possa permettersi di dare un appuntamento così aleatorio e sprezzante verso il destinatario “Verrò il 28 Dicembre per lo sfratto esecutivo”, senza definire alcun orario, senza un minimo di rispetto per una coppia di persone anziane e malate per le quali quello sfratto significa dolore, dramma, fine corsa, dà il voltastomaco.
I signori in questione non hanno fatto nulla di male, al contrario sono stati generosi e hanno mostrato quanto di meglio un genitore prima e un nonno poi, possano garantire alla famiglia. Hanno offerto un importante aiuto nel momento di difficoltà del figlio e della ex compagna. Hanno aiutato entrambi naturalmente, ospitandoli in casa e quindi sacrificando per anni i loro spazi e anche parte della loro magra pensione. Al di là della sentenza del tribunale di Tivoli, che a mio avviso è discutibilissima, trovo inconcepibile che una persona qualunque disconosca l’aiuto che ha ricevuto e senza che sia necessario pretenda quello che non è suo, con una leggerezza priva di umanità. Seguiremo il caso fino alla conclusione.
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