Ha ragione lo Chef Colonna, il Green Pass per tornare tutti a lavorare
Considerando i 14 decessi ascrivibili al vaccino, il rapporto sarebbe 1 su 5 milioni. Morire per il troppo caldo è 1 su 6.174…
Il famoso chef romano Antonello Colonna ha deciso che i suoi dipendenti debbano uniformarsi alle direttive governative, vaccinarsi e dotarsi di un Green Pass che lo dimostri. Nell’interesse loro, dei colleghi di lavoro, dei familiari e dell’azienda stessa. Con il Green Pass si torna a lavorare. Si esce definitivamente dal lockdown e tutti noi sappiamo quanto i ristoratori abbiano penato per le chiusure prolungate delle loro attività, nei mesi trascorsi.
Come ormai accade per qualsiasi cosa, anche la più stupida, sono partite le offese e gli attacchi vigliacchi alla persona dello chef sui social network. Come giustamente osservò Umberto Eco, la presenza dei social network e la loro facile accessibilità, ha consentito a milioni di ignoranti e incapaci di vivere in un consesso civile, di esibirsi pubblicamente, laddove prima restavano confinati tra le mura domestiche o il bar dello sport.
Chef Colonna sul Green pass: “Licenzierò chi non lo avrà”
Green Pass obbligatorio e niente stipendio per chi non ce l’ha
Su La Stampa del 22 settembre scorso si legge “Green Pass obbligatorio, niente stipendio per i lavoratori senza certificato. Obbligo anche per i dipendenti in smart working. In Germania stop ai compensi per i non vaccinati in quarantena. Ai lavoratori tedeschi non vaccinati verrà revocato lo stipendio, se costretti a isolarsi in quarantena. E’ la decisione del ministro della Salute Jens Spahn, presa in accordo coi colleghi dei Laender. La norma dovrebbe entrare in vigore entro novembre.
In Italia invece è stata revocata le sospensione per i lavoratori sprovvisti di Green Pass. Ma blocco dello stipendio e assenza ingiustificata restano nel decreto definitivo pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale e approvato alla Camera con 335 voti favorevoli. Le norme entreranno in vigore nei posti di lavoro pubblici e privati a partire dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre“.
In Parlamento si discute di Green Pass e non della crisi delle attività
Si discute di vaccini si e vaccini no, green pass, tampone invece di pensare alle chiusure delle aziende, al problema di chi lavora, alla necessità della ripresa. Si perde tempo su cavilli lasciando da parte la realtà importante: come superare la crisi. Non c’è buonsenso! Non dobbiamo cadere nella trappola dei No Vax. Come non dobbiamo cedere ai divertenti terrapiattisti, a chi vede le scie chimiche in cielo, a chi pensa che Soros stia tramando contro l’umanità. Oppure a chi crede che il virus sia un’arma segreta per sterminare la popolazione del mondo. Poi però vede nel vaccino un’arma analoga. Ma se volevano sterminarci bastava non fare i vaccini e seguire l’esempio di Bolsonaro!
Ci vorrebbe più buonsenso da parte di tutti
Il buonsenso è il principio a cui bisognerebbe uniformare ogni nostro atteggiamento. Ma non è così. Ascoltavo ieri in tv dei lavoratori della Elettrolux che protestavano perché la fabbrica impone il Green Pass per andare al lavoro. Ce n’erano alcuni non vaccinati, e quindi privi di Green Pass che, assieme ad altri che invece ne erano dotati, chiedevano all’azienda di non dividere i lavoratori e di provvedere lei, a suo carico, a metterli in sicurezza. Tutto questo parte sempre dai diritti del singolo a decidere sulla propria salute e quindi, per esempio, quali farmaci assumere e quali no.
La libertà individuale si ferma di fronte a quella della collettività
Tutto giusto se restiamo nel solco dei principi individuali. Ovvero decido io se comprare l’aspirina, se avere o meno la patente di guida, se sposarmi oppure non avere figli. Benissimo. Ma una pandemia non è un fatto individuale o non è solo singolarmente che la si affronta. Visto che ogni contagiato può a sua volta contagiare altre persone: parenti, amici, colleghi e causare loro anche effetti molto gravi, una pandemia va gestita tenendo conto dell’interesse collettivo che, come dice la nostra Costituzione, in questi casi prevale su quello del singolo.
Il vaccino è gratis, perché il tampone non dovresti pagarlo?
Lo Stato fornisce ai cittadini il vaccino, una maniera gratuita, per debellare il virus. Dunque bisogna vaccinarsi per tutelare sé stessi e gli altri. Tuttavia qualcuno solleva dei dubbi sul fatto che il vaccino possa o non possa essere adeguato. Potrebbe essere ancora in via sperimentale, contenere sostanze che, a breve o nel lungo periodo, potrebbero avere conseguenza nefaste per chi lo abbia assunto. Siamo nell’ambito delle ipotesi, della costruzione di fantasie complottiste, non so quanto legittime.
Certo che nessuno, seriamente, potrebbe dire a me, che sono vaccinato, se quel medicamento, fra una settimana o fra un anno possa risultare pericoloso per il mio sistema immunitario. Quindi lo Stato ti dà l’opportunità di immunizzarti ma se non vuoi non puoi pretendere che ti paghi il tampone per tutte le volte che sarà necessario dimostrare che non sei contagiato e addirittura che ti riservi reparti di terapia intensiva a carico della comunità se ti ammali. A tutto c’è un limite!
L’AIFA: i decessi legati alla vaccinazione sono solo 1 su 5 milioni
Dall’Agenzia del Farmaco rilevo che complessivamente sono 14 i decessi risultati correlabili alla vaccinazione, vale a dire un caso ogni 5 milioni di dosi somministrate. Riporto fedelmente: “l’ottavo Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19 pubblicato nei giorni scorsi raccoglie le segnalazioni pervenute tra il 27 dicembre 2020 e il 26 agosto 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso.
In questo periodo sono giunte all’Aifa 91.360 segnalazioni su un totale di 76.509.846 dosi somministrate, vale a dire una segnalazione ogni 837 dosi somministrate. Di queste, l’86,1 per cento si riferiva a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari.
Le segnalazioni gravi corrispondono al 13,8% del totale, vale a dire 1 evento ogni 7 mila dosi somministrate”.
Per lo più si tratta di pazienti molto anziani con complicanze di vario tipo, di natura cardiaca, respiratoria e con precedenti tipo by pass aortocoronarico, pacemaker, trombosi. Tutti antecedenti alla somministrazione del vaccino stesso.
Corri più rischi ogni giorno quando esci di casa
Comunque sia, anche dando tutti e 14 i decessi per ascrivibili al vaccino, il rapporto sarebbe 1 su 5 milioni! Ora dovete considerare che la possibilità di restare vittima di un incidente d’auto è di 1 su 623, morire per il troppo caldo è 1 su 6.174, essere punto da un’ape è di 1 su 69.950, essere colpiti da un fulmine è 1 su 81.701… Quindi queste persone, se hanno tanta paura del vaccino, dovrebbero averne molta di più sull’uscire di casa.
Anche restare a casa può essere più pericoloso che vaccinarsi. Ci si può ferire in cucina, anche mortalmente, 1 caso su 115. Si può morire d’infarto 1 caso su 28, restare avvelenati, 1 caso su 139!
I No Vax mi ricordano quella barzelletta in cui un signore chiede ad un ingegnere se il ponte che attraversa un fiume infestato di coccodrilli sia sicuro. L’ingegnere risponde “Al 95% sì…” – “Ah beh, dice il signore non convinto di quel 5% che rimane incerto, allora vado a nuoto”.
Ecco chi non si vaccina fa lo stesso ragionamento. Va incontro al rischio, molto probabile, di contrarre il virus e finire in rianimazione. Costo della cura ospedaliera 1500€ al giorno, a carico della comunità. Danni alla famiglia e a colleghi e amici, molto probabili, contribuendo ad aumentare i contagi, proprio adesso che stiamo debellando o, per lo meno, mettendo in un angolo il Covid 19.