La perizia sulle intercettazioni a carico di Marco e Gabriele Bianchi – accusati del brutale pestaggio che ha causato la morte del giovane Willy a Colleferro, in provincia di Roma – sta portando alla luce particolari sconvolgenti sulla vita in carcere degli imputati di Artena.
In una intercettazione ambientale pubblicata da “Repubblica” sono stati acquisiti scambi di battute durante un colloquio tra Gabriele Bianchi e la sua fidanzata, a proposito delle lettere ricevute in carcere dalle “ammiratrici”.
Ebbene sì, quelli che sono stati definiti le bestie di Artena per l’efferatezza con cui avrebbero colpito e ucciso un 21enne indifeso, riceverebbero delle lettere di ammirazione da parte di ragazze infatuate.
“Tu non sai quello che fanno, se vedono il tg, vedono nome e cognome e sanno che stai a Rebibbia, basta mettere nome e cognome e scrivi”, dice la compagna di Gabriele Bianchi, mostrando una certa gelosia nei confronti del fidanzato ristretto. “A quelle neanche gli scrivo…io per te venderei la mia anima al diavolo. Voglio invecchiare con te, non so se tu lo capisci”, le risponde Gabriele, rassicurandola.
All’incontro è presente anche la madre dei due fratelli imputati, certa della loro innocenza: “Ho due figli innocenti, puri – conferma nel colloquio – la gente, la cattiveria, quello che hanno potuto scrivere, figlio mio. Lo schifo”. Infine la madre dei fratelli Bianchi, in un modo sconcertante, si lamenta del troppo risalto dato dai media alla morte di Willy: “È una cosa figlio mio che hanno messo in prima pagina, manco se fosse morta la regina“.
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