A sollevare un vero polverone, ci ha pensato Giorgia Meloni a Montecitorio, con un intervento in Aula sull'informativa del Governo in merito al fermo degli italiani trattenuti in Polonia con un'azione preventiva della Polizia prima della gara tra il Legia Varsavia e la Lazio.
"Si può non seguire il calcio, si può non avere simpatia per gli ultras, ma una Nazione con uno straccio di dignità non può consentire che 140 cittadini italiani vengano privati della loro libertà, senza difesa legale, senza processo, senza acqua, senza cibo". Queste le parole con cui Giorgia Meloni ha aperto il suo discorso.
"Si parla di capi d'imputazione pretestuosi – ha continuato l'onorevole Meloni – si parla di donne, di minori, e anche di disabili, che sono stati arrestati, tutti imprigionati in una sorta di retata preventiva, senza che vi fosse alcuna distinzione tra i soggetti che avevano eventualmente commesso fatti criminosi e tutti gli altri. Perché anche Fratelli d'Italia condanna ogni forma di violenza. Ma tra le violenze che condanniamo, c'è anche il sopruso, c'è anche la violenza di Stato, c'è anche l'abuso di potere. Vale poi la pena ricordare che molti di questi italiani sono stati liberati, ma sono stati costretti a pagare multe e sanzioni, rigorosamente in contanti, autoaccusandosi del reato di schiamazzi, sul quale inviterei sommessamente l'aula a fare una valutazione".
"Questa 'retata preventiva' – ha proseguito ancora – come l'ha definita il primo consigliere all'ambasciata italiana in Polonia Luca Lepore, che ha anche aggiunto che l'85% circa delle persone fermate erano totalmente estranee ai fatti, e quindi innocenti, è stata evidentemente disposta per paura che ci fossero reazioni italiane allo scempio perpetrato dai polacchi solo un paio di settimane prima, quando questi tifosi polacchi avevano messo a ferro e fuoco la città".
"Io rispetto la nazione polacca – ha commentato ancora – ma segnalo che nessuno di quei tifosi è oggi detenuto nelle nostre carceri, mentre una ventina di italiani sono ad oggi ancora trattenuti in Polonia, senza aver mai visto un proprio avvocato e senza essere stata sottoposta a un regolare processo. Il fatto è di per sé vergognoso, ma c'è qualcosa di ancora più inaccettabile dell'atteggiamento della Polizia polacca, ed è l'atteggiamento del governo italiano. Innanzitutto, mi piacere sapere perché non vi fosse a seguire la trasferta nessun esponente delle Forze dell'Ordine italiane, come sempre accade in trasferte di questo tipo. Di solito, infatti c'è sempre una parte della Polizia italiana a seguire le vicende, così da poter impedire eventuali soprusi e degenerazioni, oppure per fare da tramite. Chi, allora, si è preso la responsabilità di dire che in questo caso non era stata ravvisata la necessità che ci fosse anche la nostra Polizia a seguire la trasferta? E' stato l'Osservatorio? E' stato il Viminale? Lo chiedo al ministro degli Interni e al governo, perché su questo non è ancora stata data nessuna risposta. Inoltre, faccio notare che c'è stato bisogno dell'informativa di Fratelli d'Italia per mettere fine all'assordante silenzio delle istituzioni italiane in merito a tutta questa vicenda. Silenzio da parte di tutti, del governo, del sindaco di Roma, del ministro degli Esteri, che solo dopo 3 giorni dall'accaduto ha telefonato, bontà sua, al governo polacco. E, ad oggi, ancora non ci è chiaro cosa stia facendo il governo per tutelare i diritti di questi italiani. Vogliamo sapere a che titolo sono trattenuti in Polonia, e se e quando ritorneranno in Italia".
"Credo che dietro questa vicenda – ha infine concluso – si nasconda ben altro, ovvero la totale assenza di peso specifico dell'Italia all'estero. Ormai sembra che gli stati esteri facciano a gara a chi riesce ad impartirci l'umiliazione più grave: la Francia e il Brasile con la vicenda di Battisti, il Kazakistan che detta ordini ai nostri funzionari, l'ignominia del caso dei nostri Marò, il caso della Gran Bretagna, e adesso anche la Polonia. Vogliamo sapere quando il governo italiano si deciderà a mostrare un qualche interesse per la sorte dei suoi cittadini all'estero, e quando dimostrerà agli italiani e al mondo di saper difendere i diritti e la dignità della sua gente".
Non perdono tempo, quindi, i Fratelli d'Italia, e cercano di mettere la toppa al vuoto lasciato dal governo Letta in merito ai fatti di Varsavia, che vedono trattenuti in Polonia ancora 22 dei nostri connazionali, per fatti non ancora chiariti, e senza tutela legale. I nostri 22, sono anche stati costretti a firmare una dichiarazione di colpevolezza a loro insaputa.
Perché è ormai un dato di fatto che fuori dall'Italia, i nostri cittadini vengono dimenticati, e non vengono protetti. Non come si deve.
Forse, in tutta questa vicenda, a pesare è il fatto che si tratti di tifosi. E, soprattutto, di tifosi laziali. Perché, pare, quando si parla di ultras si ha l'obbligo morale di trasformarsi immediatamente in benpensanti. Come a dire che un ultrà è, per definizione, un delinquente. Sia chiaro, non che sia giustificata in alcun modo la violenza: è giusto e inconfutabile che chi sbaglia, paga. Ma a Varsavia, le cose sono andate diversamente.
Per questo, dal momento che ancora si attende la versione definitiva su quanto accaduto, e considerato che ancor prima che tifosi, quelle persone sono italiane, gli europarlamentari Marco Scurria, romano, e Carlo Fidanza, milanese, entrambi del partito di Giorgia Meloni, sono partiti alla volta di Varsavia, dove sono atterrati ieri sera, e resteranno lì fin quando non sarà fatta chiarezza su quanto accaduto e verificare le condizioni dei ragazzi trattenuti nelle carceri polacche.
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