"I Vestiti dei Sogni. La scuola italiana dei costumi per il cinema", è il titolo della mostra che si è aperta ieri, 17 Gennaio, a Palazzo Braschi – Museo di Roma e durerà fino al 22 marzo 2015. Un secolo di storia del cinema italiano attraverso l'arte dei grandi costumisti italiani, un'eccellenza mondiale duratura e indiscussa, riconosciuta da ben dodici premi Oscar, dagli anni Sessanta a oggi, ultimo quello storico assegnato lo scorso anno a Piero Tosi, il primo costumista a ricevere il prestigioso riconoscimento alla carriera. Dall'età dell'oro del muto con le sue dive bizantineggianti fino alla "Grande bellezza", un percorso tra le creazioni dei grandi maestri come lo stesso Tosi, Piero Gherardi, Danilo Donati (Oscar nel 1969 per "Romeo e Giulietta" di Zeffirelli e nel 1977 per "Il Casanova" di Fellini), Gabriella Pascucci (al lavoro con Martin Scorsese per "l'età della innocenza"), Milena Canonero (oggi in corsa per aver lavorato nel film "Grand Budapest Hotel", già vincitrice di ben tre Oscar, il primo con Stanley Kubrick per "Barry LYndon", poi per "Momenti di Gloria" e in anni recenti per la "Marie Antoniette" di Sofia Coppola) e le grandi sartorie come Tirelli, Farani, Annamode…, poiché la tradizione artigiana italiana che ha fatto grande il cinema, è quella dei disegnatori dei costumi, ma anche di chi poi li ha realizzati.
"I Vestiti dei Sogni" è una mostra promossa da Roma Capitale Assessorato ala Cultura, Creatività, e Promozione Artistica, con l'organizzazione di Zètema Progetto Cultura, prodotta e realizzata dalla Cineteca di Bologna ed Equa di Camilla Morabito. La Cineteca di Bologna è una delle più importanti cineteche europee, per sua vocazione lavora per valorizzare la storia del cinema. Il Direttore della prestigiosa Fondazione è Gianluca Farinetti, il quale ci introduce nel cuore della mostra: "E' un evento importante, perché per la prima volta in Italia si organizza una mostra sui costumisti italiani, non solo su un singolo costumista o su una singola sartoria, ma sui grandi costumisti, sulle grandi sartorie, che hanno fatto la storia del cinema italiano e quindi mondiale, poiché i costumisti italiani hanno veramente cambiato, insegnato ai costumisti di tutto il mondo come questo mestiere, questa arte si poteva fare; penso che l'artigiano costumista sia un poeta, qualcuno che deve riuscire a sintetizzare tutto quello che non possiamo sapere su quel personaggio di quel film in pochi cenni, nella stoffa, nei dettagli del vestito, come esso cade, come l'attore entrerà nei panni di quel personaggio, ecco è esattamente così, il costume sono i panni del personaggio, sono qualcosa che definiscono in maniera fondamentale il personaggio che noi ameremo, odieremo di quel film. Con questa mostra, dove sono esposti 103 costumi, si vuole raccontare la lunga e straordinaria storia dei costumisti italiani (dal 1915 al 2015), che conoscono la storia dell'arte, ogni singolo costume ha dietro di sé un enorme lavoro di conoscenza e approfondimento della storia dell'arte; volevamo che questo racconto nascesse dalle origini, dalle dive medusee del cinema muto, ma che non fosse solo un racconto sul passato, ma che ci dica anche quanta arte c'è nel nostro presente, vi sono alcuni films che hanno segnato gli ultimi mesi: "La Grande bellezza", l'ultimo premio Oscar del cinema italiano, il vestito del "Giovane favoloso", nel film di Martone su Leopardi, e anche i costumi di un film che ancora non è stato presentato al pubblico, "Il Racconto dei racconti" di Matteo Garrone, realizzati da un giovane costumista Cantini Parrini, che fa parte di quei giovani costumisti che ammirano Piero Tosi, il fondatore della scuola italiana, che ha meritato un Oscar alla carriera, che con i suoi costumi ha cambiato il modo di interpretare quest'arte, con film come "Senso", "Il Gattopardo", "Morte a Venezia", e a cui questa mostra è dedicata".
Cento anni di una maestria artigianale tutta italiana, raccontati attraverso bozzetti, disegni, fotografie, documenti storici, sequenze cinematografiche, testimonianze e naturalmente tanti magnifici vestiti (dal virginale abito bianco di Audrey Hepburn in "Guerra e Pace" alla sontuosa crinolina di Claudia Cardinale nel "Gattopardo", senza dimenticare il costume indossato da Alberto Sordi nella parte del "Marchese del Grillo", e la giacca nera di Totò nel film "Uccellacci e uccellini", e poi i colori e i tagli degli abiti indossati da Tony Servillo nella "Grande Bellezza" e tanti altri ancora) che sono diventati un mito e un'icona. Per informazioni: tel. 060608/ www.museodiroma.it tel. 0512194806/www.cinetecadibologna.it
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