Il cibo è medicina ma la cucina bollente del Covid-19 è tutta salute?
Il buon Ippocrate, padre della medicina, già duemila anni fa ammoniva: “fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”
Il Coronavirus, obbligandoci a stare a casa come mai prima, ha indotto molti di noi a misurarsi con la voglia, e per alcuni anche la necessità, di cucinare. In questi giorni sul web e nei social sono tutti chef. Chi fa il pane, chi i dolci, chi si avventura a sperimentare gusti nuovi o stravaganti, affidando a fornelli, forni e a diversi metodi di cottura, il compito di trasformare le materie prime in manicaretti, seguendo ricette gustose o fantasiose. La cucina è una passione che la maggioranza degli italiani ha abbandonato da tempo. Colpa della vita convulsa e degli orari di lavoro che ci spingono verso i cibi preconfezionati di rosticcerie e fast food. Ma c’è anche un pizzico di pigrizia, che si somma alla perdita di quelle conoscenze che una volta erano tramandate dalle nonne. Esperienze che non possono certo essere trasmesse dai tanti chef stellati che affollano i programmi televisivi, dove la cucina è soprattutto competizione spettacolare. Questo forzoso lockdown ha tanti effetti negativi, ma ci ha fatto riscoprire il piacere, diventato raro, di riunire a tavola tutta la famiglia.
Il cibo è medicina come ci suggeriva Ippocrate
Per essere felici, bisogna però mettere in tavola qualcosa di buono tutti i giorni e quindi, per variare, ma anche per ingannare il tempo, ci è tornata la voglia di affrontare ricette e fornelli. Ma mentre difendiamo la nostra salute con la resistenza passiva del “resto a casa”, ci stiamo preoccupando anche di non danneggiarla con qualche cottura di troppo? Stiamo tutelando lo straordinario ed insostituibile “esercito della salvezza” rappresentato da nostro “macrobiota”, straordinario laboratorio di eccellenza, dove si elaborano per noi le ricette dello stare bene? Che il cibo sia la prima medicina, non è una scoperta di Master Chef; il buon Ippocrate di Coo, padre della medicina, già duemila anni fa ammoniva: “fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”. I dati di questa drammatica pandemia, ci hanno dimostrato ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che un buon sistema immunitario può proteggerci persino da un virus aggressivo come il Covid 19.
Da sempre un buon piatto a tavola alimenta il buon umore
La degustazione di un manicaretto mette sicuramente di buon umore, ma dobbiamo fare in modo che quel buon umore continui anche dopo, trasformandosi in benessere, seguendo l’insegnamento di Ippocrate. Per riuscirci, noi contemporanei, possiamo seguire i consigli del Prof. Valdo Vaccaro. Nei suoi libri, dedicati ad un’alimentazione sana per un sistema immunitario efficiente, egli ci ricorda che nessuna forma di vita animale sul pianeta mangia il cibo cotto. Tranne l’uomo.
La cottura danneggia il 70% dei principi nutritivi del cibo
Qualche milione di anni fa l’uomo, per utilizzare cibi facilmente reperibili, ma incompatibili con il tipo di alimentazione che poteva sopportare il suo corpo e il suo sistema digerente, è ricorso alla cottura. Ma quell’espediente d’emergenza, precisa Vaccaro, non deve, farci dimenticare che la cottura danneggia circa il 70% dei principi nutritivi di cui abbiamo bisogno. La cottura, infatti, distrugge gli enzimi e le vitamine del gruppo B, le vitamine C, A, ed E, danneggia le proteine e ossida i grassi, trasforma in inerti i minerali contenuti nei cibi rendendoli inutilizzabili dal nostro organismo. Insomma, la cottura indebolisce la risorsa fondamentale che fa sviluppare un buon sistema immunitario.
Il cibo è medicina ma attenzione alle alte cotture
A questa considerazione del Prof. Vaccaro si aggiunge il monito del Prof. Byron Tyler, che nel suo famoso best seller sull’alimentazione, definisce gli alimenti cotti come un danno per l’umanità. Dobbiamo dunque diventare crudisti? La vedo dura e non me la sento certo di dirvi di rinunciare a un bel piatto di pasta. Ma forse non serve arrivare a tanto. Ma visto che in questi giorni di lotta al Coronavirus i media richiamano spesso la metafora della guerra, vale la pena ricordare che la guerra è fatta di più battaglie. Non basta vincerne una, bisogna vincerne tante, soprattutto quelle decisive. A volte difendendosi altre, quando si hanno le armi giuste, attaccando.
Il cibo crudo è medicina migliore
L’arma giusta per questa “guerra” è la buona salute. Il virus si argina evitando i contatti, ma si batte facendosi trovare in buona salute.
Ai tanti manicaretti di questi giorni, che servono a compensare la frustrazione di non poter uscire, fare sport, divertirsi con gli amici, conviene quindi aggiungere un po’ di quelle meraviglie alimentari che il nostro territorio e la primavera ci offrono. Frutta e vegetali di ogni tipo, rigorosamente crudi. Una buona insalata o un rigoglioso e assortito pinzimonio, da far diventare, spesso, il nostro pasto principale.
L’Italia ha la più ricca biodiversità al mondo, che ci offre un’infinita scelta di prodotti, pieni di straordinarie proprietà organolettiche, da gustare crudi. Vale davvero la pena di conservare intatte le loro proprietà nutritive, che rafforzano il nostro scudo immunitario. Credetemi, è molto più gustoso e molto più efficace dei tanti “miracolosi” integratori che ci decanta la pubblicità farmaceutica.
Il peperoncino è una super medicina
Un’ultima buona notizia per gli amanti del peperoncino; utilizzarlo 4 volte a settimana pare che riduca il rischio di morte del 23%; il rischio di infarto del 40% e quello di ictus del 60%. Conoscete integratori altrettanto efficaci? Insomma, cuciniamo per divertirci, magari insegnando anche ai nostri figli a preparare alimenti gustosi, godiamoci la nostra ricchezza alimentare, ma facciamolo pensando soprattutto alla nostra salute. Consideriamola un’altra opportunità offerta dalla quarantena, per dare alle nostre vite una piccola svolta nella direzione giusta.