I giudici della Decima sezione penale del tribunale di Roma hanno stabilito che il clan Casamonica è mafia. I magistrati hanno emesso nell’aula bunker di Rebibbia, dopo sette ore di camera di consiglio, la sentenza di condanna a carico di 44 imputati. Le accuse vanno a vario titolo dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura e detenzione illegale di armi.
In particolare, Domenico Casamonica, considerato ai vertici del clan, è stato condannato a 30 anni di reclusione. Fra i capi, Giuseppe Casamonica dovrà scontare una pena di 20 anni e 6 mesi. Condannato inoltre a 12 anni e 9 mesi Luciano Casamonica, a 25 anni e 9 mesi Salvatore Casamonica, a 23 anni e 8 mesi Pasquale Casamonica e a 19 anni Massimiliano Casamonica.
Per tutti i pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani, lo scorso 24 maggio, avevano chiesto una condanna a 30 anni di carcere. Presente in aula alla lettura della sentenza, dopo 7 ore di camera di consiglio, anche il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Ilaria Calò.
Al processo si è arrivati dopo gli arresti compiuti dai Carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell’indagine ‘Gramigna’, coordinata dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Musarò e Luciani.
Musarò in aula nella sua requisitoria dello scorso maggio aveva citato anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Massimiliano Fazzari e Debora Cerreoni che hanno descritto la struttura e le modalità con cui agiva il clan. Nell’ambito della stessa inchiesta, a fine 2019 quattordici esponenti erano stati condannati in abbreviato e altri tre hanno scelto il patteggiamento.
“Quella pronunciata oggi dal Tribunale di Roma è una sentenza storica che finalmente mette nero su bianco che Casamonica equivale a mafia ed è un segnale importante da dare ai cittadini del nostro territorio. Da anni come Regione Lazio siamo in prima linea per ridare vita ai beni confiscati alle mafie, insieme ad associazioni e comitati di quartiere, uniti tutti insieme per affermare la legalità.
Come Regione lo abbiamo fatto a Roma restituendo ai cittadini tre ville di via Roccabernarda tra cui quella dalla cui demolizione è nato il Parco della Legalità. La sentenza di oggi ci dà ancora più forza, noi non molliamo, ma continueremo nella lotta contro le mafie e per la legalità, il che significa stare ogni giorno nei quartieri delle nostre città e presidiarli con i servizi e non lasciare spazi nei quali l’illegalità si può infilare“. Così in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. (Red/ Dire)
“Le sentenze pronunciate oggi al maxi processo restituiscono ancora una volta il quadro inquietante delle attività criminali poste in essere a Roma dagli esponenti del clan. In questi anni a Roma si è assistito ad una vera e propria svolta nella lotta al crimine e nell’affermazione della legalità e della tutela dei cittadini onesti. Era solo il 2015 quando i Casamonica celebravano in pompa magna i funerali di un proprio esponente.
Da quando si è insediata al Campidoglio, Virginia Raggi non ha mai avuto paura di affrontare a viso aperto e a testa alta i clan. Basti ricordare gli sgomberi e gli abbattimenti delle ville abusive, le minacce subite e il dover vivere sotto scorta, l’azione capillare nei territori a maggior tasso di infiltrazioni criminali per affermare la presenza dello Stato e stare al fianco delle associazioni e dei cittadini onesti.
Tutto questo non si può fermare. Sarebbe intollerabile tornare indietro e interrompere il grande lavoro di Virginia Raggi, che ha ridato dignità a tanti territori della capitale dopo anni di connivenza, omertà e malaffare. Nessuno più di lei è adatto a proseguire il lavoro a Roma sul fronte della legalità“. Così i parlamentari e gli europarlamentari del MoVimento 5 Stelle. (Red/ Dire)
“Il Tribunale di Roma ha riconosciuto l’associazione mafiosa dei Casamonica. Casamonica da oggi in poi, quindi, sarà sinonimo di mafia. Una sentenza che rappresenta un punto di partenza importante: nei nostri territori non deve esserci spazio per l’illegalità”. Lo scrive su twitter il senatore Bruno Astorre, segretario Pd Lazio.
“Bene la sentenza contro i Casamonica, la mafia distrugge il territorio ed il futuro, ed anche la nostra comunità Lgbt+ (Lesbica, Gay, Bisex e Trans) non è immune. Infatti, la mafia ricatta e sfrutta anche molte persone della nostra comunità in difficoltà, per questo va debellata e Sabato firmerò come candidato sindaco di Roma il protocollo Roma Senza Mafie promosso dalla associazione daSud”. Lo dice Fabrizio Marrazzo candidato Sindaco per Roma e portavoce Partito Gay per i diritti Lgbt+, Solidale, Ambientalista, Liberale. (Com/Anb/ Dire)
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