Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, è stata denunciata dal Coisp, il Sindacato Indipendente di Polizia.
Il Coisp si è reso noto alla cronaca per un sit-in di solidarietà con i 4 agenti di polizia accusati di aver ucciso Federico Aldovrandi, sotto la finestra dell’ufficio di Patrizia Moretti, la madre di Federico, morto appena 18enne.
Nella nota diffusa direttamente dal Coisp, si legge: “Se una sentenza condanna un poliziotto, va rispettata, ma se un Poliziotto viene assolto, si grida allo scandalo. Tanto varrebbe non celebrare affatto i processi, perché la verità dei fatti non serve: un Poliziotto è sempre colpevole. Anziché esprimere soddisfazione perché un Tribunale ha accertato che da parte degli Agenti non vi furono maltrattamenti – continua – ci si indigna perché non c’è il poliziotto cattivo da mandare in carcere. Non interessa la verità, non si cerca la giustizia, ma soltanto vendetta. Non si cercano i colpevoli, ma dei capri espiatori, dei trofei da portare in piazza e appendere a testa in giù. Si vuole una verità che sia buona per farci un film. Si vuole una giustizia sommaria, magari una giustizia fai-da-te, e per ottenerla si continua a gettare fango contro gli Uomini e le Donne delle Forze dell’Ordine, continuamente insultati, denigrati, esposti alle aggressioni e alle violenze della piazza. Il Coisp vuole difendere la dignità di chi, ogni giorno, con grande professionalità, dedica il proprio impegno alla difesa della legalità e della sicurezza dei cittadini, rischiando l’incolumità anche a causa di chi continua a istigare l’odio contro le Divise. Per questo abbiamo presentato all’Autorità giudiziaria una serie di denunce verso chi continua a praticare una costante opera di diffamazione contro la Polizia, come la stessa sorella di Stefano Cucchi”.
Con queste parole, Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, ha commentato le polemiche sollevate da Ilaria Cucchi in seguito alla sentenza pronunciata lo scorso 6 giugno, che ha assolto gli infermieri e gli agenti della polizia penitenziaria, e ha condannato solo i medici dell’ospedale Pertini di Roma.
“Mio fratello è morto di ingiustizia”, aveva dichiarato Ilaria Cucchi subito dopo la lettura delle sentenza emessa, poiché veniva pubblicamente dichiarato che non si era riusciti ad individuare cause e colpevoli dei lividi e delle ferite di Stefano.
Solo una cosa vien da chiedersi. Se le sentenze vanno sempre e comunque rispettate, se gli esiti dei processi correttamente svolti (il che non equivale a svolgere dei giusti processi) devono essere accettati, allora perché manifestare sotto l’ufficio di Patrizia Moretti per mostrare solidarietà ai colleghi e per denunciare le disparità di trattamento cui sono stati sottoposti?
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