Il criptoportico di Roma, un luogo esclusivo e nascosto
Lo leggo per caso, come spesso mi accade girovagando sui social in cerca di spunti per le mie visite nei luoghi meno conosciuti di Roma
Lo leggo per caso, come spesso mi accade girovagando sui social in cerca di spunti per le mie visite nei luoghi meno conosciuti di Roma.
Un piccolo Hotel nel rione Monti in via degli Ibernesi, un vicolo suggestivo di poche decine di metri che si estende tra via Baccina e piazza del Grillo, a pochi passi dal Foro di Augusto.
Si tratta del “The inn at the Roman Forum“, un gioiellino a cinque stelle il cui ingresso, un piccolo portoncino nascosto tra i palazzi storici del quartiere, quasi non si noterebbe se non fosse per una targa ottonata apposta su un’anta della porta di legno sempre aperta e addossata al muro.
Qui è nascosto un “segreto”, che poi tanto segreto non è, che merita una visita.
Ci arrivo a piedi aiutato dalla tecnologia e dalla voce sempre calma di Mister Google Maps che mi ripete di essere giunto a destinazione senza spazientirsi per la mia insopportabile titubanza.
Due gradini e sono in un piccolo corridoio che precede l’ingresso vero e proprio dell’albergo sulle cui pareti sono incastonati reperti marmorei dell’antica Roma.
Mi avvicino al desk della reception dove un impiegato mi osserva con un mezzo sorriso e l’aria vagamente interrogativa, saluto e pongo la richiesta alla quale spero di ricevere una risposta positiva: posso visitare il Criptoportico?
Già, perché oltre le spalle dell’affabile addetto alla reception c’è una di quelle innumerevoli, incredibili meraviglie che Roma offre a chi non si accontenta dei “soliti” luoghi dove ogni anno si catapultano milioni di turisti da tutto il mondo.
Una visita esclusiva per gli ospiti dell’Hotel
Qui c’è una cripta del I secolo A.C. separata dal XXI secolo da una sorta di “Stargate“, una porta a vetri del tempo che è proprio davanti ai miei occhi e che non riesco a smettere di guardare mentre parlo con l’uomo che fa da baluardo tra me e lei.
Lui mi spiega che l’ingresso sarebbe riservato agli ospiti dell’albergo, ma il mio desiderio di scoprire e immergermi in questo segreto-non-segreto è più forte della sua, peraltro dovuta ma debole resistenza.
Visto il momento di calma e assenza di ospiti, si può fare un’eccezione.
Improvvisamente sbuca da un cassetto un mazzo di chiavi.
L’uomo si volta e mi invita a seguirlo dopo aver poggiato il mio documento di identità accanto alla tastiera del computer.
I battiti del mio cuore accelerano ad ogni mandata della chiave nella serratura.
La porta a vetri si apre.
Lui si fa da parte e mi invita a entrare.
Due passi e sono nel vortice del tempo, scagliato indietro nei secoli con la velocità della luce.
È un passaggio indolore, dalla luce dei giorni nostri alla penombra di duemila anni fa.
Gallerie, colonne e il busto di Cesare
Eccomi camminare con passo lento tra gallerie, archi, muri trasudanti gocce umide di storia, pavimenti, colonne, perfino un busto marmoreo di Cesare che mi osserva con sguardo serio come fossi in intruso.
Effettivamente lo sono.
Mi avvicino come a volerlo tranquillizzare, vorrei fargli capire che sono solo guidato da curiosità, ma soprattutto da amore per ciò che Roma sa regalare, che farò un giro breve e silenzioso e sarò discreto.
Riprendo a camminare quasi in punta di piedi mentre una musica moderna si diffonde nella cripta e accompagna il mio lento incedere all’interno delle piccole gallerie nelle quali gli oggetti del passato convivono con tavolini, sedie, panche, del tempo presente dove gli ospiti dell’albergo possono sostare per bere un suggestivo drink o semplicemente ammirare una delle tante bellezze nascoste di Roma.
Il Criptoportico, nella parte oggi visibile, è formato da due gallerie coperte da volte a botte e separate da un colonnato. La galleria più esterna, formata ad archi, conduceva anticamente ad una strada, scoperta nel 1878, che collegava Via degli Ibernesi alla contigua Via Baccina.
Fu costruito tra il 50 a.C. e il 14 d.C.
All’interno della proprietà dell’albergo, le gallerie superiori sono ancora preservate. Il porticato, infatti, non era disposto su un singolo piano, ma su tre livelli, molto probabilmente anche quattro, che raggiungevano in altezza l’attuale giardino del quarto piano del The Inn.
La facciata non era posta parallelamente rispetto alla strada, ma in posizione diagonale in modo da seguire la fisionomia della collina su cui poggiava, favorendo così un passaggio dalla strada alla cima del colle tramite una scalinata interna (oggi scomparsa, ma un tempo accessibile tramite un’imponente portone in pietra posto sul retro).
È un giro breve, quello della cripta, ma intenso.
Lo compio in totale solitudine e questo aumenta l’emozione che provo mentre ruoto continuamente il busto per avere una visione del luogo a trecentosessanta gradi.
Infine, mi ritrovo di nuovo allo Stargate del tempo.
Un passo, un passo soltanto e sono dietro la reception dell’hotel dove l’addetto è già pronto con il mio documento in mano.
Saluto, ringrazio ed esco.
Felice e appagato.