Mercoledì 14 maggio 2020, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato un decreto-legge “Decreto Rilancio” che introduce misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia e quindi alle aziende italiane, nonché di politiche sociali, connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Tutti, iniziando dai commercialisti, economisti, avvocati imprenditori, commercianti e piccoli artigiani ma anche chi non ha nulla a che vedere con le aziende come le famiglie, gli studenti, insomma un po’ tutti, leggono o hanno letto il famoso Decreto rilancio. Ormai è entrato nei best seller della lettura italiana!
In questo mio articolo non intendo fare una disanima tecnica del decreto. Ne troverete a migliaia e di molto valide. Voglio trasferire al lettore le mie impressioni da economista proiettandomi a una visione nuova di fare impresa!
Partiamo dal fatto che, a mio avviso, l’intento del provvedimento è risarcitorio: ristabilire un equilibrio rotto non dalla pandemia, ma dall’azione governativa diretta a tenerla sotto controllo. Il mezzo consiste in elargizioni. Il risultato è un forte aumento del potere dello Stato come una sorta di intermediario finanziario, come” redistributore”. In questo tipo di operazioni, è cruciale accertare con quale strumento si opera, chi sono i beneficiati e chi gli esclusi, quali sono i tempi di realizzazione e la durata e quali sarebbero state le alternative.
Non ritengo che questo si possa chiamare Rilancio. Di “rilancio” noto solo la parola. Dove sono le strategie di sviluppo? Dove sono gli investimenti degni di questo nome? Dov’è la famosa semplificazione burocratica quando tutto il decreto è intriso di una pastoia burocratica?
Un adagio “trito e ritrito” mi direte, e io rispondo dicendo che i vecchi detti non sbagliano mai! Personalmente sono da oltre cinque anni che mi interesso di reti di impresa e sono manager di rete. Ritengo e vivo questa professione come una vera e propria missione cercando di far capire agli imprenditori che è davvero l’Unione che fa la forza!
Tornando alle domande di prima ritengo che una risposta seria agli investimenti e strategie di sviluppo, di cui, ripeto, a mio avviso, il decreto rilancio non dà risposte, si trova nel contratto di rete e nella rete di imprese. E’ questo lo affermo per esperienza diretta!
Il contratto di rete ha due caratteristiche fondamentali la prima il mettere insieme aziende e la seconda è la progettualità condivisa!
La rete di imprese è una forma di aggregazione, di mettersi insieme, di condividere fra aziende. In questo momento storico caratterizzato da una pandemia di dimensioni globali e la conseguente crisi economica-finanziaria modiale è fondamentale che le aziende crescano in competitività ottimizzando le proprie risorse e condividendo fra aziende progetti innovativi.
Il mondo imprenditoriale deve andare verso questa forma di aggregazione perché questa rappresenta una risposta alla crescente esigenza di politiche di sostegno alla crescita e allo sviluppo delle piccole e medie imprese, creando una sinergia tra imprenditori che innesca effetti virtuosi in termini di efficienza e di produttività, in un contesto economico globalizzato nel quale è richiesta flessibilità ed alta specializzazione.
La rete quindi risponde all’esigenza, profondamente avvertita dalle imprese italiane, di internazionalizzazione e innovazione, consentendo più significativi investimenti in ricerca e sviluppo e permettendo di perseguire due obiettivi contrapposti e difficilmente conciliabili per una singola impresa: economie di scala e flessibilità.
Come ho già definito sopra, unirsi in una rete di impresa offre notevoli vantaggi alle aziende che ne fanno parte.
Riassumendo:
incrementare la propria dimensione conservando comunque un’autonomia sia operativa che giuridica;
accrescere le competenze innovative;
aumentare la propria competitività mettendo in comune esperienze e competenze;
aggredire in maniera più consapevole il mercato di riferimento o accedere con più facilità a un nuovo mercato, soprattutto in ambito internazionale;
avere una offerta più varia e di qualità;
diminuire i costi dividendoli fra le aziende retiste;
ottenere finanziamenti e agevolazioni studiati appositamente;
avere una maggiore facilità ad accedere a bandi di gara.
In effetti tutte le aziende possono aderire, il contratto di rete deve essere formato da almeno due imprese e possono stipularlo:
Imprese di qualsiasi forma giuridica (società di persone, di capitali, imprese individuali, cooperative etc);
Aziende attive in tutto il territorio nazionale o aziende straniere operanti in Italia;
di qualsiasi dimensione;
di qualsiasi settore.
Attraverso un contratto di rete è possibile collaborare secondo le proprie competenze e ambiti e scambiarsi informazioni, conoscenze o prestazioni in diversi settori.
La mia considerazione finale è quella che il vero rilancio è mettere a fattor comune esperienze e competenze. Unirsi per creare un gruppo forte, coeso e concentrato verso un obiettivo comune. Solo così si può affrontare questa nuova sfida e vincerla!
Domenico di Catania
3881220881
Economista
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