Il giornalista Stefano Disegni col suo brano “Natale sleale” tra auguri… e muri
Il giornalista e disegnatore scrive un pezzo sulle contraddizioni di un Natale in cui dimentichiamo l’accoglienza
Stefano Disegni, giornalista, disegnatore, vignettista ma anche musicista e cantante, tra gli autori di ‘Crozza Italia’, collabora con molte testate giornalistiche, ogni settimana sul Corriere Della Sera si occupa dell’inserto “Sette” e la domenica su Il Fatto Quotidiano. In questo momento il suo brano “Natale sleale” ci mostra i contrasti e l’ipocrisia dei nostri presepi e delle nostre buone intenzioni mentre ci sono persone che lasciamo morire in mare.
“Senza nulla togliere al passare il Natale con i propri familiari e non familiari, è proprio questo che trovo stridente. Tutta questa festività è bella e preziosa, però sembra dimenticare quelli che il Natale non lo festeggiano; c’è un egoismo dilagante, suffragato anche da certe posizioni e leader politici che ne fanno una bandiera, incitando a chiudere porte e alzare muri per non ascoltare le richieste di aiuto. L’esatto contrario dello spirito natalizio che è quello dell’accoglienza, del soccorso, del capire la situazione in cui si trova l’altro. Attorno alla capanna di Cristo c’erano i pastori non i possidenti. Il messaggio umano per chi non crede, cristiano per chi crede credo sia siamo tutti su una palletta sperduta nell’universo, abbracciamoci ma non solo per gli spot televisivi. E in una veste ironica è lo spirito del video che abbiamo messo in piedi”.
Ci racconta qualcosa su questo pezzo, come è nata l’idea, chi lo ha composto…
“Il brano è stato scritto con un gruppo nato nel 1996, gli ‘Ultracorpi’ e la musica è stata scritta da Vito Abbonato e Andrea Ridolfi. La musica c’era già quindi, mentre le parole le ho scritte di recente. Infatti da alcuni anni ronzavo intorno a questa melodia e quest’anno finalmente ho scritto questo testo. Anche perché la situazione politica e sociale è cambiata, l’intolleranza diffusa ci ha spinti a dire che a noi non piace questo clima. L’ho proposta agli altri e in due giorni e mezzo abbiamo registrato e mixato il pezzo…ho poi coinvolto tecnici e operatori del cinema che non hanno chiesto denaro, ma lo hanno fatto per passione. Italo Pesce Delfino un valentissimo direttore della fotografia e regista, Margaret Bacher che ha allestito la scenografia, Luciano Del Castillo il fotografo di scena, mio figlio Lorenzo, i suoi amico Lorenzo Capparucci e Filippo Ricci, l’attore di teatro Ermanno De Biagi nei panni di Babbo Natale, Lorenzo Consoli il montatore. Ci siamo divertiti e spero che il nostro messaggio sia arrivato!”.
Nel brano dice ‘Un Natale molto strano, un Gesù solo italiano” dimenticandoci che Gesù era palestinese e che il cristianesimo è un messaggio universale. Al di là della fede personale, anche Papa Francesco ci dice che l’atteggiamento dei muri è incompatibile con l’interiorità evangelica.
“La contraddizione è proprio questa: soccorri i poveri e gli ultimi è il cuore della cristianità. E il centro di un’azione umana ragionevole e responsabile. Altrimenti è un Natale sleale come dice la canzone. Ci sono finti cristiani stigmatizzati dal Papa stesso a cui ha detto che se venire in chiesa è un vanto ma poi si torna a casa e ci si dimentica degli altri, meglio gli atei. Che è un messaggio clamoroso detto dal Papa. Ma ci sono anche missionari che portano cibo, lavoro e aiuto in paesi dove c’è miseria…
Mi sento di dire che oggi una delle persone più a sinistra che vedo è proprio Papa Francesco, lui fa il mestiere del cristiano con la C maiuscola! La vera sinistra secondo me è un messaggio in qualche modo cristiano, eticamente cristiano, senza credere in un’entità superiore…io mi definisco agnostico, mi stupisco di fronte al mondo e magari prima o poi capirò qualcosa”.
Una pillola di geopolitica: oltre alla questione dei porti accoglienti o respingenti bisogna dire che queste persone si muovono verso l’Europa perché anche noi contribuiamo a depredare i loro paesi di origine e a fomentare le guerre civili nei loro paesi. Il porto è solo l’ultimo approdo.
“Sì, l’Africa è stata spogliata per secoli dalle nazioni europee a vantaggio delle nostre economie. Adesso si trovano in condizioni di povertà estrema e sarebbe auspicabile almeno ricordarci di questo debito storico ed economico. Ci sono poi condizioni di invivibilità dovute ormai anche la clima e al riscaldamento globale. In ogni caso sotto i conflitti c’è sempre il denaro, se si gratta sotto le ideologie ci sono corruzione e interesse. Così anche per i governi dei luoghi da dove provengono queste persone. La complessa torta da dividere è fatta di soldi, che poi viene anche mascherata da guerre di religione…il risultato è che un’ondata epocale di popolazioni fugge e io credo che nessuno dovrebbe ignorare questo. Il fatto oggettivo che in una massa di persone in fuga ci siano anche delinquenti, o disposti a delinquere, non è un alibi per lasciar morire tutti in mare. Probabilmente è un compito dell’intelligence distinguerli e sono favorevole a respingere coloro che compiono reati. Il rispetto delle regole è in piena coerenza con l’accoglienza, e difendo entrambe le cose, il rigore come il soccorso”.
Il filosofo Massimo Recalcati distingue tra muri e confini, e non è solo un vezzo linguistico: i confini sono ponti che garantiscono un’identità ma che possono essere attraversati perché sono porosi, mentre i muri sono degenerazioni dei confini, rotture di rapporti, interruzioni dell’osmosi che c’è tra culture e persone.
“Credo che abbia ragione Recalcati. Non si sta spingendo per il prevalere di una cultura su un’altra, ogni cultura insegna una sua dote alle altre e possiede delle specificità e una ricchezza irripetibile. L’identità culturale va preservata, ma non spaventando e mettendo le persone contro le altre tradizioni. La ricchezza proviene sempre dal confronto, perché ogni popolo ha qualcosa da suggerire. Il più grande e potente esempio di civiltà mista sono gli Stati Uniti, fatti da cinesi, finlandesi, polacchi, italiani, spagnoli, irlandesi…l’integrazione è un punto di forza”.
Il link alla canzone “Natale sleale”