Cronaca

Il Lazio ha le case più inquinate d’Italia. La transizione ci costerà una fortuna

Non si tratta solo dell’inquinamento atmosferico, dovuto all’interazione del clima con gli effetti del traffico urbano, il riscaldamento delle case e degli uffici, le emissioni delle centrali elettriche. Il Lazio ha anche le abitazioni tra le più inquinate d’Italia. L’Unione Europea ci impone di adeguarle alle proprie normative entro il 2030. Chi pagherà questo adeguamento?

Il Lazio ha le case più inquinanti d’Italia. Le Classi A e B (le migliori) sono a macchia di leopardo, la maggior parte sono F e G (le più inquinanti), che sono peggio solo in Calabria e in Liguria. La direttiva europea Case Green approvata dall’UE il 12 marzo, mette nei guai la nostra regione perché non è chiaro chi pagherà la transizione imposta dall’Europa. Ma abbiamo il sospetto che pagheranno i cittadini.

Nel Lazio una casa su tre è nella classe energetica più inquinante

Nel Lazio un immobile su tre è in classe energetica G la più bassa e fuori norma. Le conseguenze per una città come Roma, dove oltre il 95% degli edifici è stato costruito a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 (prima cioè che sopraggiungessero per legge esigenze di carattere ambientale) sarebbero enormi. Basti pensare che, in base ai dati Enea del 2020, il 39,65% degli attestati energetici (gli APE, che si richiedono solo in caso di compravendita o per lavori di ristrutturazione) prodotti nel Lazio tra il 2018 e il 2019 collocano gli immobili nella classe G e quindi con maggiore emissione di CO2. Il 25,91% invece è in classe F.

Solo uno scarso 6% degli edifici gode di una classificazione che va da A1 ad A4, ovvero il massimo possibile. E questi sono numeri che si basano solo su 232.108 certificati acquisiti nel biennio oggetto dello studio, significa che ce ne sono molte centinaia di migliaia in più da considerare. 

Il fatto di avere case per lo più inadeguate, farà si che la transizione verso le classi migliori ci costerà “un botto”

Raggiungere la classe energetica F entro il 2030 e quella E entro il 2033 per gli immobili residenziali, è necessario per poter avere diritto alla vendita e anche all’affitto. Lo stabilisce sempre la direttiva europea riguardante le emissioni di anidride carbonica (CO2) degli edifici sul territorio degli Stati membri. Ciò significa un bagno di sangue per i proprietari e per lo Stato, obbligati a intervenire tramite lavori di efficientamento energetico entro i prossimi anni su milioni di immobili in tutto il Paese. Altrimenti il mercato immobiliare – con il 35% degli edifici italiani in classe G – subirebbe un colpo letale.

Il piano nazionale prevede un adeguamento a scalare ma progressivo

Ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale  che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali. Ogni paese potrà stabilire autonomamente su quali edifici concentrarsi. Complessivamente, il 55% della riduzione dei consumi energetici deve essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori.

Entro il 2030, le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili non residenziali e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa.

Secondo le definizioni della direttiva, il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato dal punto di vista energetico.

In Italia, secondo i dati Istat, vi sono circa 12 milioni di edifici residenziali. Pertanto, sarà prioritario intervenire sui circa 5 milioni di edifici con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari. Dovranno essere a emissioni zero tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione dal 2028  e dal 2030 anche lenuove costruzioni residenziali private.

I nuovi edifici dovranno essere predisposti a ospitare impianti fotovoltaici

Gli Stati membri dovranno garantire che i nuovi edifici siano “solar-ready”, ovvero idonei a ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti. L’installazione di impianti di energia solare diventerà la norma per i nuovi edifici.

Per gli edifici pubblici e non residenziali esistenti l’energia solare dovrà essere installata gradualmente, a partire dal 2027, laddove ciò sia tecnicamente, economicamente e funzionalmente fattibile. Tali disposizioni entreranno in vigore in momenti diversi a seconda della tipologia e delle dimensioni dell’edificio.

Dal 2025 verranno sospesi i sussidi per installare caldaie autonome con combustibili fossili

Anche sull’impiego delle caldaie alimentate da combustibili fossili, la direttiva propone una strategia graduale di abbandono, invitando gli Stati membri a formulare misure specifiche per facilitare questa transizione nel settore del riscaldamento e del raffreddamento.

A partire dal 1° gennaio 2025, dovranno essere sospesi i sussidi per l’installazione di caldaie autonome che funzionano con combustibili fossili.

Le aree più inquinate nella regione tra Roma e la Valle del Sacco

L’aria “più inquinata” della Regione si trova a Roma e nella Valle del Sacco, tra Frosinone e Cassino. Lo afferma il nuovo report Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente) che ha monitorato la qualità dell’aria tramite 55 stazioni fisse nel Lazio e ha registrato a Roma e alcune città della Valle del Sacco il superamento dei valori limite per alcuni agenti di inquinamento.

In particolare nell’agglomerato di Roma sono stati segnalati superamenti dei valori limite di Biossido di Azoto e di Pm10 (il particolato fine) oltre i limiti fissati dalla legge per la sicuezza della salute. Nella Valle del Sacco è stato superato il limite per il Pm10 e il Pm2.5 mentre il limite dei valori massimi di Ozono (O3) è stato superato solo sulla zona Litoranea ad Allumiere.

L’aumento della popolazione e la sua concentrazione, assieme all’uso dei combustibili fossili sono la causa dei problemi ambientali e di salute

La maggior parte delle città del mondo soffre di gravi problemi di qualità dell’aria, che hanno ricevuto crescente attenzione negli ultimi dieci anni. La ragione più probabile dei problemi di qualità dell’aria è la crescita della popolazione urbana, combinata con un cambiamento nell’uso del territorio dovuto all’aumento delle aree urbane. L’emissione di inquinanti atmosferici è causata da diversi processi antropici che possono essere classificati nelle fonti del traffico urbano, dell’industria e del riscaldamento domestico. La dispersione e la diluizione degli inquinanti atmosferici sono fortemente influenzate dalle condizioni meteorologiche, in particolare dalla direzione del vento, dalla velocità del vento, dalla turbolenza e dalla stabilità atmosferica.

Gli agenti inquinanti da tenere sotto controllo

Gli inquinanti presenti nella regione e che creano più problemi agli abitanti che li respirano nell’aria sono i seguenti: Il monossido di Carbonio (CO), può causare effetti dannosi sulla salute riducendo l’ossigeno che arriva a cuore e cervello e ai tessuti del corpo.  Il biossido di azoto (NO 2). Oltre a contribuire alla formazione dell’ozono troposferico e all’inquinamento da particelle sottili, l’NO 2 è collegato a una serie di effetti negativi sul sistema respiratorio.

L’anidride solforosa (SO 2 ). Le maggiori fonti di emissioni di SO 2 provengono dalla combustione di combustibili fossili nelle centrali elettriche (73%) e in altri impianti industriali (20%). L’SO 2 è collegato a una serie di effetti avversi sul sistema respiratorio.

Il particolato (PM), una miscela complessa di particelle estremamente piccole o goccioline liquide. L’inquinamento da particelle è costituito da una serie di componenti, tra cui acidi (come nitrati e solfati), prodotti chimici organici, metalli e particelle di terreno o polvere. Una volta inalate, queste particelle possono colpire il cuore e i polmoni e causare gravi effetti sulla salute.

Alcune di queste sostanze, sono le principali agenti responsabili dei danni riscontrati su monumenti ed edifici storici nelle aree urbane. La composizione atmosferica è di indiscutibile importanza nello studio dei danni prodotti sui materiali da costruzione di interesse artistico poiché influenza direttamente le caratteristiche delle specie e l’entità del meccanismo di degrado che si verifica sui beni culturali.

Ozono e benzene poi sono particolarmente dannosi per la nostra salute

Vi sono poi l’ozono (O 3) che viene creato dalle reazioni chimiche tra gli ossidi di ozono (NO X) e i composti organici volanti (COV) in presenza di luce solare. Respirare l’ozono può innescare una serie di problemi di salute, in particolare per i bambini, gli anziani e le persone di tutte le età che soffrono di malattie polmonari come l’asma. L’ozono a livello del suolo può anche avere effetti dannosi sulla vegetazione e sugli ecosistemi sensibili.

Il benzene (C 6 H 6) è utilizzato come costituente nel carburante per motori. Come solvente per grassi, cere, resine, oli, inchiostri, vernici, plastica e gomma, nell’estrazione di oli da semi e noci e nella stampa fotoincisione. Viene anche utilizzato come intermedio chimico e nella produzione di detergenti, esplosivi, prodotti farmaceutici e coloranti. Si trova nell’aria a causa delle emissioni derivanti dalla combustione di carbone e petrolio, delle stazioni di servizio di benzina e degli scarichi dei veicoli a motore.

L’esposizione acuta per inalazione degli esseri umani al benzene può causare sonnolenza, vertigini, mal di testa, nonché irritazione degli occhi, della pelle e del tratto respiratorio e, a livelli elevati, perdita di coscienza. L’esposizione cronica per inalazione ha causato diversi disturbi del sangue, tra cui la riduzione del numero di globuli rossi e l’anemia aplastica, in contesti professionali. Negli esseri umani esposti professionalmente al benzene è stata osservata una maggiore incidenza di leucemia.

Carlo Raspollini

Autore e regista televisivo, responsabile marketing, consulente gastronomo e dello spettacolo, viaggiatore.

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