Roma 7 novembre 2016. Abbiamo incontrato i protagonisti della presentazione del libro “Il Mio nome è Zoccola”, firmato Ismaele La Vardera, la vera storia di Benedetto Zoccola vicesindaco di Mondragone, che a soli trent’anni diventa collaboratore di giustizia, facendo arrestare il capo di un clan camorristico che imponeva il suo controllo per gli appalti edili pubblici.
Una prefazione di Roberto Saviano, una canzone di Marco Ligabue con il rapper di Lucariello. Nel cuore di Roma nella Libreria Enorcano in via delle Paste in un bagno di folla ecco la voce dei protagonisti:
Benedetto Zoccola: “Tutto è nato il giorno del mio compleanno armato di cimici invece di festeggiare, qualcosa mi ha spinto ha registrare le malefatte del capo di un clan di camorristi, per una sete di giustizia. Adesso dopo delle bombe intimidatorie nei miei confronti che mi hanno creato delle lesioni al timpano e alla vista, vivo sotto scorta, “La mia prigione a cielo aperto. Non ho mai pensato di lasciare la mia terra sarebbe stata una sconfitta per il dono della libertà, che non ho mai tradito”.
Ismaele La Vardera: “Dovevo andare in vacanza con dei miei amici, il classico viaggio nei mesi estivi, ma ripensando all’incontro con il mio amico deputato membro della commissione antimafia Davide Mattiello, qui presente, che tra l’altro non è votabile da tutti noi essendo del Piemonte, disinteressatamente mi racconta la toccante storia di Benedetto.
Così decido di investire al meglio il mio tempo, e mi trasferisco a Mondragone a casa sua per quattro giorni, vivendo il suo quotidiano, facendo la colazione preparata da Mamma Petrolina con la sua scorta, con le baionette e mitra al seguito, con un presidio permanente.
Ho voluto raccontare non solo scrivendo ma vivendo, il quotidiano, le stesse emozioni che prova un mio coetaneo che sfida l’omertà a favore della verità, mettendo a rischio la sua vita e quella di chi ama. Ho coinvolto il mio amico cantautore Marco Ligabue per scrivere una canzone sul tema, con cui abbiamo già condiviso un primo libro “Il silenzio è dolo”, e lui a sua volta ha inserito per un feat il rapper partenopeo Lucariello”.
Marco Ligabue: “Quando Benedetto mi ha raccontato la sua storia sono rimasto a bocca aperta, e paradossalmente se fai la scelta come quella sua, invece di essere consolati e protetti, la gente si allontana per paura fino a rimanere soli, un vero mondo alla rovescia.
Una storia drammatica raccontata a testa bassa, e quando ci siamo incontrati vicino Latina, lui come si volesse giustificare delle sue scelte, alzandola solamente e brillandogli gli occhi quando si è guardato con la sua donna Lucia, parlando di loro figlio.
“Io sono un cantautore posso scrivere solo una canzone. E quando sono capitato per un mio concerto dalle sue parti, sono andato a casa sua glielo cantata e i suoi occhi sono subito diventati lucidi, allora ho capito che la musica era giusta. Poi mi sono incontrato con Lucariello, lui che ha una grande sensibilità per queste tematiche ha accettato di poter partecipare con il suo rap alla storia vera di un testimone di giustizia”.
Lucariello: “Quando me ne ha parlato Marco, per me è stata una sorpresa, una storia che non conoscevo, nonostante io scrivo di problemi legati alla mia terra, subito dopo sentita la canzone ho pensato che potevo dare il mio contributo per far luce sulla vicenda renderla pubblica e più popolare, per aiutare a debellare questo cancro che coinvolge la mia terra e le mafie in Italia che sono presenti e potentissime”.
“Sono molto soddisfatto e onorato, conclude lo scrittore Ismaele la Vardera, di poter dare voce con il mio libro, e una sorta di maggiore protezione ad un grande uomo coraggio come Benedetto Zoccola, e dopo l’anteprima di oggi, della presentazione nella Sala Stampa della Camera dei deputati, siamo qui con tanti amici e ringrazio la padrona di casa Tatiana Pavelic, il mio amico conduttore Angelo Martini, il sindaco di Mondragone Giovanni Schiappa, la moderatrice Elisa Martorana, Alessandra Pontecorvo, la pittrice Anna Maria Ballarati, il fotografo Giacomo Prestigiacomo tutti i media e tanti altri, perché quello che non dobbiamo assolutamente fare, è non lasciare mai da soli tutti quelli che proteggono la nostra libertà”.
Foto di Giacomo Prestigiacomo
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