Lo hanno chiamato iSharkFin. Sviluppato dalla FAO con la collaborazione dell’Università spagnola di Vigo e il sostegno finanziario di CITES e Giappone, è l’ultima trovata messa in campo per fronteggiare lo sterminio dei predatori che, cacciati in tutti i mari del pianeta, stanno rischiando l’estinzione.
Il software è uno strumento per gli addetti alla dogana, agli ispettori portuali e dei mercati ittici che li aiuterà nella identificazione delle specie di squali da esaminare. Non sempre infatti, a meno che non si tratti di esperti del settore, è semplice riuscire a riconoscere l’identità di una specie rispetto ad un’altra e il nuovo strumento sarà in grado di fornire le risposte necessarie nel giro di pochi minuti.
Evitare di catturare una specie protetta è uno degli obiettivi che il software vuole conseguire. Per questo si ritiene che potrà essere di estrema utilità anche per i pescatori. Inoltre potrebbe dare risposte più precise sul numero reale degli squali che vengono uccisi ogni anno per i motivi più disparati, primo fra tutti il traffico milionario che si realizza con le pinne, controllato dalle mafie.
Come funziona iSharkFin? Il sistema, hanno illustrato alla FAO, si basa su tecniche di intelligenza artificiale. Viene caricata una fotografia e l’utente sceglie alcuni punti chiave dell’esemplare come la pinna, ad esempio. A quel punto un algoritmo confronta le informazioni fornite con la propria banca dati e identifica l’esemplare.
La FAO sta lavorando anche ad una applicazione di iSharkFin da utilizzare su smartphone e tablets così da ampliare ulteriormente l’impiego dello strumento. Sono 35 le specie di squali che iSharkFin è in grado di identificare finora dalla pinna dorsale. Sette dalle pinne pettorali che, purtroppo e così come le dorsali, sono le prime a sparire in caso di cattura volontaria. E’ noto, infatti, che i bracconieri di squali “spinnano” i predatori ancora vivi sul ponte delle imbarcazioni e li gettano in mare subito dopo destinandoli ad una morte orribile e penosa.
I numeri del traffico delle pinne di squalo e del commercio per fini alimentari sono contrastanti. Si va dai 70 ai 90/100 milioni di esemplari che vengono uccisi ogni anno. Numeri, anche nel caso più ottimista, che lasciano ben poche speranze per il futuro ad animali così fondamentali per la vita stessa degli oceani che popolano ben prima della comparsa dei dinosauri sulla Terra.
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