Mi è capitato molto (forse troppo) spesso di sentir dire "eh l'Italia potrebbe tranquillamente campare anche solo di turismo": ovviamente, al di là della palese esagerazione, sono grosso modo d’accordo. Proprio per questo, mi lasciano notevolmente perplesso le indignate lamentele levatesi in seguito alla decisione di rendere a pagamento l’ingresso al Pantheon. Ma andiamo con ordine.
Il Pantheon così com’è oggi lascia a bocca aperta il visitatore fin dal II secolo d.C.: la sua cupola in calcestruzzo è ancora oggi una delle più grandi mai realizzate, ed è solo una delle meraviglie ingegneristiche e architettoniche che il monumento ci tramanda. Caduta la stirpe dei suoi costruttori, il Pantheon ha seguito la sorte che lo accomuna con ogni edificio di epoca romana scampato alla distruzione, ovvero fu trasformato in una chiesa, Santa Maria ad Martyres. Ulteriore motivo di interesse è l’inumazione di personaggi illustri al suo interno: tanto per citarne alcuni, Raffaello, Carracci, Vittorio Emanuele II e la regina Margherita. L’ingresso a tale scrigno di tesori è sempre stato libero. Ma il ministro Franceschini, il Mibact e il Vicariato, di comune accordo, hanno deciso che le cose debbano cambiare: si pagherà un ticket d’ingresso, a partire da maggio 2018.
Oddio, si pagherà? Ma è una chiesa! Le chiese hanno l’ingresso gratuito! E qui, secondo me, c’è l’errore di fondo: il Pantheon è una chiesa, ma è in primis una testimonianza importantissima della nostra storia, della nostra cultura. Sinceramente, mi indignerebbe di più lasciarlo alla mercé di orde di turisti e di romani troppo spesso irrispettosi: da dati ufficiali, dal 2010 al 2016, il monumento è stato visitato da 46 milioni di persone! E si vede: da qualche anno, quando mi è capitato di entrarvi, ho trovato una situazione incredibile, riassumibile con un semplice “troppa gente”. Ciò si traduce in urla, chiasso, gente sdraiata a terra a guardare il cielo tramite l’oculo, mancanza di rispetto anche per la famosa chiesa stessa.
L’impatto con queste orde su un edificio come il Pantheon è sempre molto forte: ragion per cui, gli introiti di un biglietto d’ingresso possono essere un nutrito aiuto per la manutenzione e la gestione dello stesso (prima fra tutte le cose, mi auguro, l’assunzione di guide e custodi che parlino qualcos’altro, oltre l’italiano!). Una considerazione personale, invece, mi porta a dire che, purtroppo, quando qualcosa è gratuito, si tende a considerarlo molto meno di quanto si dovrebbe: anche pagare un euro, una miseria, pone il visitatore in una diversa condizione d’animo; si, è paradossale, ma ho esperienza anche diretta di quanto dico, avendo lavorato nel ramo. Che poi, vorrei dire: il biglietto d’ingresso previsto per il Pantheon è DUE EURO! Sono due caffè, un cappuccino con cornetto: davvero mi si viene a dire che un romano metterebbe sullo stesso piano una visita in quel contenitore di meraviglie e un paio di caffè ogni uno, due, tre anni? Io spero proprio di no, si sconfinerebbe nella più pura ipocrisia, considerando il “eh, l’Italia potrebbe tranquillamente campare anche solo di turismo!” dell’incipit.
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