Categorie: Cronaca

Il Parcheggio a Roma, tra strisce blu e pagamento col cellulare

In questi ultimi  giorni, a Roma si sta molto discutendo su due questioni che riguardano il parcheggio: la prima, che sta scatenando molte polemiche, riguarda le sanzioni da applicare alle auto parcheggiate sulle strisce blu con il  ticket scaduto; la seconda, che sembra una novità, ma non lo è, riguarda il nuovo sistema per pagare il ticket tramite il telefonino portatile. Le due questioni, in qualche modo, sono tra loro collegate.

Sulla questione delle multe per il ticket scaduto è in atto uno scontro tra il Comune, il Ministero delle Infrastrutture, la Corte dei Conti e, ovviamente, gli automobilisti. Il Comune e la Corte dei Conti sostengono    che se il ticket è scaduto è come non averlo – dunque va applicata la sanzione piena di 25 euro – mentre il Ministero e molti avvocati sostengono che vada chiesta solo la differenza, perché l’utente ha già pagato le prime ore e non  può essere sanzionato esageratamente solo perché, per qualche motivo, non ha potuto rinnovare il ticket.

Entrambe le posizioni hanno una loro logica e la questione, purtroppo, potrà essere risolta solo dalla prima sentenza che verrà emessa a seguito dei ricorsi che presenteranno gli automobilisti.

Ma da oggi in poi la questione potrebbe essere risolta dal nuovo sistema di pagamento del ticket tramite il cellulare. Il sistema funziona così: ci si iscrive alla piattaforma “myCicero” di ATAC, si scarica l’Applicazione sul telefonino o sul tablet, si versa un primo fondo iniziale di pochi euro con la carta di credito e poi si paga il parcheggio utilizzando l’applicazione, oppure telefonando o mandando un sms. Con lo stesso sistema si potrà ricaricare il fondo del “borsellino” iniziale.

Con questo sistema coloro che si accorgeranno che il loro ticket sta scadendo, potranno prolungare la sosta a pagamento senza correre il rischio di pagare una multa. 

Il sistema è molto semplice, ma non è detto che incontri il favore dei cittadini romani. Il Comune, infatti, aveva già provato ad adottarlo nel 2007, ma senza successo, infatti il sistema fallì per mancanza di adesioni e nel 2011 il servizio venne interrotto.

Stavolta i primi segnali sono più incoraggianti,  ma bisogna vedere che succederà nei prossimi mesi, perché pare che i romani siano un po’ restii a utilizzare le loro carte di credito per ricaricare i borsellini elettronici. E non abbiamo ancora il sistema degli altri Paesi, dove puoi pagare il ticket con l’addebito diretto sulla bolletta telefonica.

In realtà i romani sono proprio restii a pagare il parcheggio e per evitarlo se le inventano tutte: parcheggiano subito fuori dalle strisce blu, in spazi “franchi” dove gli ausiliari non possono fare multe; quelli che hanno la Smart parcheggiano sugli spazi per le moto, dove però i vigili, a volte, le multe le fanno e chiamano pure il carro attrezzi. Tutti gli altri si arrangiano in qualche modo, ma di pagare non se ne parla.

L’altro giorno ho visto un tizio che, nonostante i posti liberi sulle strisce blu, si era arrampicato su un marciapiede per parcheggiare. Non posso ripetervi quello che mi ha detto quando gli ho fatto notare che lì vicino c’erano dei posti liberi. E quando gli ho spiegato che lo dicevo nel suo interesse, perché parcheggiando in quel modo rischiava una multa salata e la rimozione dell’auto, mi ha risposto che non è giusto costringere i cittadini a pagare quando  la colpa è del Comune, che non costruisce i parcheggi gratuiti. Poi ha continuato inveendo contro il Comune che, secondo lui, fa le multe solo per fare cassa.    

Ecco, mi sono detto, la colpa è sempre di qualcun’altro.

Parcheggiamo in doppia fila, sul marciapiede, sulle strisce pedonali e persino sulle rampe dei disabili, ma la colpa non è nostra, ma del Comune che non fa i parcheggi. Anche se magari a poca distanza il posto ci sarebbe.  

Nessuno prende più i mezzi pubblici, e il traffico aumenta, ma la colpa è dell’ATAC, che non ci dà un buon servizio. 

Gettiamo la carta per terra, sporcando la città, ma la colpa è dell’AMA che non mette abbastanza cestini. Anche se poi c’è molta gente che butta la carta per terra a pochi metri dai cestini. 

Insomma, la frase che sentiamo ripetere più spesso è: si, le regole andrebbero rispettate (cioè prenderei i mezzi, parcheggerei bene, non getterei la carta, non farei il furbo ), ma dovremmo essere messi in condizione di rispettarle. E ce la prendiamo col Sindaco, col vigile urbano o con l’AMA che non ci danno le condizioni ottimali per rispettarle. E vorremmo anche che chi controlla avesse  comprensione per noi, poveri cittadini, costretti a violare le regole. 

Ma è come se uno dicesse : “Se nessuno mi da un lavoro ho il diritto di rubare”.  

 Troviamo sempre una giustificazione alle nostre debolezze, perché non sentiamo il dovere di assumerci le nostre responsabilità. Vogliamo che gli altri si assumano le loro, ma delle nostre manco a parlarne. 

Se ognuno di noi facesse la propria parte, con responsabilità e senso del dovere, che sono la base della civile convivenza, staremmo tutti molto meglio; invece pretendiamo sempre che qualcun altro faccia prima qualcosa.

Persino il sindaco Marino, l’altra sera, parlando in televisione della sua visita a una scuola, ha raccontato di aver detto ai genitori, che si lamentavano delle aiuole abbandonate e sporche: “io mi impegno a farle sistemare, ma solo se mi promettete che le terrete bene. Magari insegnando ai vostri figli a piantarci il pomodori”.

Ecco, anche il Sindaco ha fatto lo stesso errore, dimenticando che quello di tenere in ordine le aiuole (ma anche le scuole, le strade, gli autobus, eccetera) è un suo dovere, che non dipende dal fatto che i cittadini collaborino. Certo, se i cittadini danno una mano va tutto meglio, ma se anche il Sindaco subordina il suo dovere a qualcosa che devono fare gli altri, allora non abbiamo proprio speranze che le cose migliorino…   

Francesco Febbraro

Architetto, con lunga esperienza di direzione di Dipartimenti e Municipi di Roma Capitale. Per anni docente universitario a Valle Giulia, autore di pubblicazioni sullo sviluppo urbano tra cui "Codilex Urbanistica" "Vademecum edilizio" e "La macchina inceppata" sull'organizzazione degli uffici pubblici. Scrive di attualità e politica.

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