Il pecorino romano si fa in Sardegna, nella provincia di Grosseto e nel Lazio naturalmente. Anche se la produzione maggiore avviene propria nell'isola. Lo prevede il disciplinare del 2009. Quindi di romano nel pecorino non c'è più nulla se non il nome. Sembra che il responsabile di questo delocalizzazione del famoso formaggio fu Leopoldo di Torlonia, già sindaco dell'Urbe, che a fine ottocento dispose il divieto alle pizzicherie di procedere alla salagione del formaggio nel recinto della città.
Così, un po’ per protesta (come scrive Lettera 43) e un po’ per necessità, il grosso dei produttori di uno dei cibi più iconici della cultura romana, il Pecorino romano appunto, si spostò in Sardegna.
Intanto per porre rimedio e tutelare il nome "romano" che si sono inventati? Al posto del pecorino – che nel Lazio rappresenta solo il 3 per cento del totale della produzione – arriva il cacio romano che aspira al riconoscimento del marchio DOP. Il che secondo Coldiretti favorirebbe lo sviluppo del sistema zootecnico laziale consentendo di utilizzare una quota significativa di latte ovino per un prodotto di grande distintività e competitivo sul mercato”.
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