Dal momento che tutti devono rispondere ai propri datori di lavoro, il bi-Premier Giuseppe Conte, reduce dalla benedizione del Parlamento italiano, è subito volato a rendere omaggio alla Presidente eletta della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
L’agenda del BisConte, in realtà, è stata fitta di incontri: dall’attuale presidente del Consiglio Ue Donald Tusk al presidente dell’Europarlamento David Sassoli, dal presidente uscente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker al presidente designato del Consiglio Ue Charles Michel.
Una giornata scandita da proclami roboanti che però, come accade praticamente sempre in questi casi, sanno molto più di fumo che di arrosto. Tra l’altro, il Presidente del Consiglio ha fatto riferimento alla modifica del Patto di Stabilità in favore della crescita, soprattutto del Mezzogiorno, e al superamento degli accordi di Dublino sulla gestione dei flussi migratori: un punto, quest’ultimo, su cui si è registrata una sostanziale identità di vedute con il Governo francese, segno che almeno genuflettersi a Bruxelles (nello stesso senso in cui l’Imperatore Enrico IV si inchinò all’autorità di Papa Gregorio VII a Canossa) a qualcosa porta. Se poi questo “qualcosa” sia davvero ciò che serve all’Italia lo dirà il momento in cui le intenzioni dovessero essere tradotte in provvedimenti concreti.
Gli indizi, per il momento, sembrano portare in un’altra direzione. Ad esempio, non è un segnale positivo il fatto che il neo-commissario italiano agli Affari economici, l’ex Premier Paolo Gentiloni, sia stato affiancato – o forse sarebbe meglio dire messo sotto tutela – da un falco del rigore come il lettone Valdis Dombrovskis. Giusto per smentire l’altro ex Premier Romano Prodi che, in riferimento al presidente Pd, ha parlato di «ruolo insperato» per l’Italia (strano, forse l’illustre spiritista stavolta non aveva consultato preventivamente i fantasmi di don Sturzo e di La Pira…).
Sia come sia, Conte ha affermato di confidare in «un elevato grado di convergenza con la nuova Commissione europea», che sarebbe comunque cosa buona e giusta. Resta solo “inspiegabile” il fatto che Bruxelles abbia mostrato questa disponibilità solo dopo che è stato escluso dal Governo Matteo Salvini, vale a dire il leader della forza – e della coalizione – che ha vinto tutte le ultime elezioni in Italia, comprese le Europee.
Perché alla fine resta sempre il dato di fondo che (anche) l’esecutivo rosso-giallo deve rendere conto solo agli Italiani – e non alla Ue. Magari prima o poi ne prenderà atto. All’ex avvocato del popolo l’ardua sentenza.
Foto dal sito del Governo.
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