Fare il punto su quella che è la situazione del sistema sanitario nazionale e della sanità privata, con un focus su obiettivi, strategie e manovre da adottare.
E’ questa la mission di Federmanager Roma, che in occasione dell’assemblea nazionale annuale dell’associazione di categoria che rappresenta manager e alte professionalità delle aziende produttrici di beni e servizi del Lazio, individua il quadro di riferimento del sistema sanitario nazionale, tra amministrazione, cittadini e imprese.
Un incontro, previsto per l’8 giugno, per fissare obiettivi e strategie, facendo il punto sul delicato tema della sanità, tra necessità di oggi e sfide di domani.
“Sanità e domani sono i temi di quest’anno”– ci dice Gherardo Zei, Presidente Federmanager Roma ” Questa è la nostra assemblea annuale, che tipicamente nasce come assemblea per l’approvazione del bilancio dell’anno. Da molto tempo però è diventato anche un appuntamento culturale di progettualità politica. L’anno scorso l’abbiamo dedicata alla ripartenza dopo il covid e alle incertezze della guerra. Quest’anno l’abbiamo voluta dedicare alla Sanità”.
Perché questa scelta?
“Perché in effetti per noi, i nostri Enti previdenziali da un lato e di assistenza sanitaria dall’altro sono dei baluardi molto importanti. Lo sono anche per il Paese. Perché il fatto che ci siano le casse della categoria che drenano una quantità di spesa sanitaria, mettendo a disposizione della sanità le risorse per delle imprese, costituisce uno sgravio per un Sistema Sanitario Nazionale che è sempre sotto pressione”.
Serve un po’ di più della semplice retorica, per risollevare il Sistema Sanitario Nazionale?
“Noi sottolineiamo sempre l’importanza di dare attenzione alle nostre casse private. Da parte dei colleghi delle aziende, è importante comprendere che è bene aderirvi perché queste nostre casse private non fanno selezione del rischio e non danno recesso. Sono quindi delle realtà che accompagneranno i colleghi per tutta la vita. Sono delle realtà fatte dai colleghi per i colleghi. D’altro canto però i governi dovrebbero comprendere che queste realtà private non sono delle quantità di danaro sulle quali mettere gli occhi, per immaginare qualche tassa aggiuntiva che possa aiutare a ripianare i bilanci dello Stato. Sono, invece, un aiuto fortissimo per il Servizio Sanitario Nazionale, il quale può concentrarsi sulle prestazioni più gravi rispetto alla popolazione generale. Noi abbiamo una forte alleanza con le cliniche e le imprese, tra colleghi ma anche sociale per la salute”.
Le Istituzioni sono vicine a questo tipo di problematiche?
“Fino a un certo punto. Purtroppo la politica in Italia vive sempre il contingente. Noi in Italia abbiamo una mancanza progettuale molto molto forte. Le nostre realtà associative di previdenza e assistenza sanitaria dovrebbero essere incentivate in modo strategico, in quanto – come detto -possono determinare un sostanziale sgravio per le spese generali per previdenza e assistenza, purché ci siano degli sgravi fiscali adeguati”.
Per esempio?
“Nel caso della Previdenza, per esempio, se un’azienda è disposta a mettere del danaro in un sistema pensionistico integrativo (a capitalizzazione e non a ripartizione) sgrava a le carenze del Sistema Previdenziale Nazionale, ma per rendere efficace questo meccanismo andrebbe aumentata in modo decisivo la quota di sgravio destinata ad essere tassata soltanto al momento in cui il collega andrà in pensione. Perché oltre questa quota, i soldi sono pre- tassati, come se il collega li intascasse in quel momento, e questo è un fortissimo disincentivo nei confronti di un meccanismo virtuoso. Abbiamo avuto delle situazioni in cui molti colleghi con una base retributiva vicina al minimo di categoria, hanno rifiutato delle pensioni integrative aggiuntive proposte dalle aziende perché queste erogazioni, con il meccanismo della pre-tassazione, abbassavano troppo il liquido in busta paga, non mettendo tali colleghi in condizione mantenere la famiglia. Ma questo è contro l’interesse del Paese. E’ come se il Sistema Previdenziale Nazionale rifiutasse dei soldi dalle imprese per essere sostenuto”.
Quale dunque il primo passo da effettuare?
“Dare degli sgravi fiscali molto forti a questi contributi previdenziali delle imprese e lo stesso per gli analoghi contributi sanitari, per alleggerire il carico. Bisogna incoraggiare le imprese a dare ancora di più”.
Vediamo sempre più spesso che gli italiani sono costretti a intercettare soluzioni di integrazione previdenziale diversa, passando da privati e assicurazioni ecc. Forse determinati progetti, dal punto di vista politico, andrebbero rivisti…
“Se lei parla con qualsiasi politico, relativamente al discorso che le facevo, nessuno le darà torto. Ma le contingenze dominano lo scenario politico e quindi ognuno poi vorrà far quadrare i conti dell’anno in corso in un altro modo”.
Dal punto di vista dell’innovazione tecnologica e del potenziamento del digitale qual è la situazione? Quali le idee e le progettualità future?
“La tecnologia sta avendo uno sviluppo molto molto grande. E non soltanto per i risvolti nella telemedicina, di cui si parla sempre. Alla fine in tutti i campi si parla sempre della cosa più spettacolare, ma forse più difficilmente praticabile. Immaginare un intervento con il chirurgo a distanza significa avere la certezza sulla totale affidabilità della rete di comunicazioni. Esistono però tante altre possibilità di fare degli interventi robotizzati che sono già oggi sempre di più incommensurabili con il passato. Il settore pubblico ha la più grande potenzialità di risorse economiche di sviluppo in tal senso ma purtroppo molto spesso le spreca. Ad esempio il Sistema Ospedaliero pubblico ha una percentuale di personale amministrativo troppo grande che contribuisce a determinare una costo a carico dello Stato per giorno e per paziente superiore al costo per giorno e per paziente nelle cliniche private. Se ci si lamenta delle carenze del Servizio Sanitario Nazionale bisogna agire di conseguenza e, quindi, digitalizzare e dematerializzare i servizi amministrativi e, subito dopo, assumere medici e infermieri piuttosto che mantenere a bordo un eccesso di impiegati. Nel privato è diverso, ma il privato non ha la potenza di fuoco economica del pubblico”.
Prossime iniziative e temi d’interesse di Federmanager nell’imminente futuro?
“Nel campo della sanità vi parlo di qualcosa che esiste da tempo ma che è una nostra bandiera anche per il futuro. L’integrazione fatta attraverso IWS dell’offerta di Fasi e Assidai. Il Fasi è un ente di assistenza sanitaria cogestito da noi e Confindustria, al quale si affianca il fondo integrativo Assidai, che è interamente nel perimetro Federmanager con anche una partecipazione consistente proprio di Federmanager Roma. Queste due realtà sono già presenti in moltissime aziende e speriamo che le aziende aderenti diventino sempre di più. Perché con l’invecchiamento della popolazione, anche dirigenziale, chi ha delle casse sanitarie aziendali potrà trovare in Fasi e Assidai la soluzione ai propri problemi di equilibrio economico. E poi c’è IWS che è stata costituita per creare un’economia di scala fortissima e per rendere concorrenziale l’offerta di assistenza sanitaria del Sistema Federmanager, aumentandone in modo determinante la massa critica. Grazie ad IWS esiste un’unica interlocuzione con le aziende fornitrici e un’unica piattaforma per presentare le domande in un’unica soluzione, ricevendo rimborsi in modo unitario e coerente, con grande risparmio di tempo e di impegno anche da parte dei colleghi. Questa crescita del nostro sistema suggerisce non solo a noi di continuare così, ma anche al Governo di rimanere al nostro fianco”.
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