Il racconto a fumetti: manifestazione e scontri davanti a Montecitorio
E’ giusto condannare la violenza nella manifestazione di Piazza Montecitorio ma è altrettanto giusto solidarizzare con gli esercenti
Quando la rabbia dei cittadini conduce alla violenza. Una manifestazione indetta dagli esercenti, tra cui ristoratori, gestori di palestre e venditori ambulanti si è trasformata in uno scontro con le forze dell’ordine, schierate in assetto antisommossa.
6 Aprile 2021 – Piazza Montecitorio, Roma
Una folla di manifestanti arriva in tarda mattinata per chiedere al Governo la riapertura immediata delle loro attività.
I ristoranti sono chiusi da metà marzo, al momento della scomparsa della zona gialla (e in seguito della bianca in Sardegna) mentre le chiusure delle palestre, a cui si aggiungono i teatri e i cinema, risalgono agli ultimi mesi del 2020.
Tempi lunghi quindi che hanno portato al fallimento di alcune piccole e medie imprese e alla chiusura definitiva di attività, soprattutto quelli aperti da poco e dunque meno solidi e pieni di debiti, dovuti agli investimenti fatti per le aperture.
Con questi presupposti si è deciso di scendere in piazza
C’è chi ha manifestato con semplici sit-in come quello della Confesercenti della giornata del 7 Aprile e chi ha deciso di farlo sull’autostrada Napoli-Caserta per 10 ore. Un po’ in tutta Italia sono state bloccate le piazze delle principali città ma l’evento che è stato posto più in risalto dai media è stato quello di Roma.
Il motivo è semplice: oltre al fatto che tutto è accaduto davanti al Parlamento, simbolo della politica italiana e quindi il maggior bersaglio del popolo che protesta, la manifestazione da pacifica è diventata rovente. Le immagini degli scontri con la polizia sono andate in onda sui principali canali televisivi italiani.
Immagini che però ricordano molto da vicino gli eventi di qualche mese prima, avvenuti in altri paesi Europei come la Francia e la Germania che vedevano sempre come protagonista lo stesso slogan: “riaprire subito, per non morire di crisi”.
Inizialmente si trattava di una manifestazione pacifica
L’intento sembrava essere quello di una manifestazione pacifica, sostenuta tra l’altro da personaggi famosi che dall’inizio della pandemia si sono sempre opposti alle misure restrittive attuate dal Governo, seppur con posizioni radicali che niente avevano a che vedere con la crisi, come negare l’uso della mascherina.
Tra loro, il già protagonista di alcuni episodi spiacevoli che lo vedevano cacciato fuori da luoghi dove la mascherina era obbligatoria: il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che anche in questa occasione si è rifiutato di indossarla. Segnalata la presenza anche di alcuni esponenti anti-europeisti e rappresentanti di estrema destra.
Tra questi, il fondatore di Italexit, l’ex 5 Stelle Gianluigi Paragone e alcuni esponenti di CasaPound tra cui Luca Marsella, anche lui sprovvisto di mascherina e che su Facebook ha lanciato da poco il movimento #ioapro. Con queste parole, il giorno stesso della manifestazione, lancia un appello sui social:
“Saremo tanti, in migliaia a Roma e potremo cambiare le cose per far sì che il 7 tutti possano riaprire. Piazza di Spagna ci andava stretta, decine di bus in partenza da tutta Italia”
Insieme a loro anche l’attore Enrico Montesano, finito tra le notizie legate al Coronavirus per aver partecipato ad altre manifestazioni nei mesi precedenti, finendo tra l’altro al centro di alcune discussioni con la polizia. Con un breve discorso, anche lui si è rivolto alla folla:
“Il diritto al lavoro è scritto nella Costituzione. Vogliamo lavorare e uscire di casa, vogliamo stare in pace, non vogliamo essere schiacciati da falsità. Non siamo d’accordo con certe scelte, ma non facciamo azioni avventate…”
Non sono mancati poi alcuni salviniani, riconoscibili dalle t-shirt che indossavano e un uomo vestito da “sciamano italiano” ad imitazione di quello americano che qualche mese prima aveva partecipato all’assalto al Congresso.
Lo scontro con la Polizia
Stando a quanto ricostruito una decina di manifestanti ha tentato di sfondare il cordone delle forze dell’ordine. Da lì una serie di tentativi attuati dalla folla per sfondare le transenne poste a protezione della piazza e più volte contenuti dagli agenti della polizia.
Ad un certo punto della protesta qualcuno ha lanciato anche fumogeni e alcune bottiglie. Tra i feriti due agenti, di cui uno ferito alla testa e uno al volto.
Entrambi sono stati medicati sul posto prima di essere portati in ospedale. Alcune persone sono state inoltre fermate e identificate.
Non sono mancati poi i casi di coronavirus, dovuti molto probabilmente anche all’assenza di distanziamento e al rifiuto di indossare le dovute protezioni da parte di alcuni manifestanti. Stando alle prime indiscrezioni sembra che tra la massa di gente, ci fossero almeno una decina di positivi.
Certamente non tutti avevano l’intento di infiammare la piazza ed è inevitabile registrare che la sommossa di alcuni manifestanti sia stata il risultato di quel fomento (sia verbale che fisico) di alcuni gruppi di estrema destra.
Tra i manifestanti una maggioranza silenziosa e in pena: coloro che disperati per la situazione in cui attualmente si trovano a vivere, si sono precipitati in piazza per manifestare il loro malcontento.
Il ricorso alla violenza, oggi come negli eventi storici precedenti che vanno dalla Rivoluzione Francese all’ occupazione delle Fabbriche del 1920 fino alle varie proteste che si sono susseguite negli anni, è sempre stata il risultato di una disperazione tale da sopraffare la ragione.
La voce dei giovani
Tra i movimenti opposti alle idee di chi ha incitato la folla, c’è ne è uno che potremmo definire “la voce fuori dal coro” di quella sinistra che si è appoggiata a quella parte dell’opinione pubblica che condannava solo la violenza, senza stare a vedere tutto quello che c’era intorno.
Stiamo parlando del partito politico “la voce dei giovani” che in un breve post sui social ci fa capire come in un evento del genere, si debba analizzare non solo ciò che risalta all’occhio (le sommosse nei confronti della polizia) ma anche ciò che sta dietro e che rappresenta quella maggioranza che piange disperata ad un angolo di Montecitorio perché non ha più soldi non solo per arrivare alla fine del mese ma neanche per dare da mangiare ai propri figli:
“La violenza non è mai assolutamente tollerata. Ma bollare come semplice atto di violenza, l’insofferenza e la disperazione dei commercianti, con le serrande da mesi abbassate, è assolutamente riduttivo e controproducente per il Paese… è giusto e sacrosanto condannare la violenza manifestatasi nelle proteste di Piazza Montecitorio ma è altrettanto giusto solidarizzare con gli esercenti, comprendendo e reclamizzando il loro disagio personale…”.
Articolo di Marta Giorgi, Disegni di Chiara Giorgi