Il Tribunale di Roma getta l’ombra della illegittimità costituzionale sui DPCM di Conte
I DPCM del Governo Conte hanno ottenuto risultati modesti quanto al contenimento della mortalità e causato privazioni personali fortissime
Dopo il Giudice di Pace di Frosinone, adesso anche il Tribunale di Roma getta l’ombra della illegittimità costituzionale sui DPCM che il Presidente Conte ha sciorinato in questi lunghi undici mesi dall’inizio della crisi sanitaria.
L’iniziativa del Tribunale di Roma
Quella che fino a ieri era sembrata la iniziativa folkloristica di un giudice di provincia, è stata invece ripresa da uno dei tribunali più importanti d’Italia, quello di Roma, (Giudice dr. Alessio Liberati) che con ordinanza del 16.12.2020 è andato veramente a fondo della faccenda.
Lo spunto è nato in una causa di sfratto per morosità in cui l’inquilino si opponeva al proprietario deducendo i mancati introiti causati dalla pandemia e dai ripetuti provvedimenti restrittivi del Governo, i DPCM appunto.
Il Tribunale, di fatto, ha rigettato l’opposizione dell’inquilino, giudicando illegittimo il rifiuto di corrispondere il canone di locazione sul solo assunto della esistenza della pandemia e della ridotta capacità lavorativa.
Dpcm, atti amministrativi e non leggi
E, non potendo esso stesso sollevare dinanzi alla Consulta la questione di legittimità costituzionale dei DPCM del Governo Conte, in quanti questi, notoriamente, sono atti amministrativi e non leggi o atti aventi forza di legge, è però entrato pienamente nel merito giuridico sollevando più di un dubbio sulla legittimità costituzionale dei DPCM che avrebbero potuto e dovuto essere impugnati dinanzi al TAR in quanto atti amministrativi.
E quindi ha valutato che:
1 – Non può ritenersi che un DPCM possa porre limitazioni a libertà costituzionalmente garantite non avendo valore e forza di legge.
In questo riprendendo diverse e autorevoli opinioni di illustri giuristi costituzionali (Baldassarre, Marni, Cassese).
Conseguentemente, il Tribunale ritiene illegittima, perché emanata in assenza dei presupposti legislativi, la dichiarazione di emergenza sanitaria del 31.1.2020 e di tutti gli amministrativi (DPCM) conseguenti.
Il Dott. Liberati ha anche aggiunto che “i nostri Padri Costituenti hanno previsto nella Costituzione della Repubblica una sola ipotesi di fattispecie attributiva al Governo di poteri normativi peculiari ed è quella prevista e regolata dall’art. 78 e dall’art. 87 relativa alla dichiarazione dello stato di guerra. Non vi è nella Costituzione Italiana alcun riferimento ad ipotesi di dichiarazione dello stato di emergenza per rischio sanitario”.
2 – Anche i DPCM che hanno disciplinato la cd. fase 2 sono, ad avviso del Tribunale di Roma, di dubbia costituzionalità poiché hanno imposto una rinnovazione della compressione dei diritti di libertà che avrebbe invece richiesto un ulteriore passaggio in Parlamento diverso rispetto a quello che si è avuto per la conversione del decreto “Io resto a casa” e del “Cura Italia”. Si tratta pertanto di provvedimenti contrastanti con gli articoli che vanno dal 13 al 22 delia Costituzione e con la disciplina dell’art. 77 Cost., come rilevato da autorevole dottrina costituzionale.
3 – Ma il Tribunale adombra anche un distorto uso dei provvedimenti amministrativi in questione (DPCM), molte volte privi di motivazione e redatti in massima parte con la peculiare tecnica della motivazione “per relationem”, cioè con rinvio ad altri atti e, in particolare, ai verbali del Comitato Tecnico Scientifico. Tale tecnica è, in astratto, ammessa, ma solo in quanto gli atti a cui si fa riferimento siano disponibili e conoscibili.
L’anomalia dei verbali del Cts classificati come “riservati”
Tutti sanno che invece, in una prima fase, i verbali del CTS risultavano addirittura classificati come “riservati” e solo successivamente, a seguito dei rilievi mossi all’operato del Governo, resi parzialmente pubblici e comunque con un ritardo tale da impedire, di fatto, qualsiasi tutela giurisdizionale.
Ci rendiamo conto che sconfessare a questo punto i DPCM del Governo Conte che, di fatto, oltre ad aver ottenuto risultati assai modesti quanto al contenimento della mortalità (l’Italia risulta ai primissimi posti in questa tragica classifica), ha comportato privazioni fortissime nell’ambito personale, nonché ripercussioni pesantissime in campo economico, non risulta compito facile.
Le bordate del Tribunale di Roma ai Dpcm
Il Tribunale di Roma però, con delle autentiche bordate, ha demolito l’operato del Governo aprendo un varco nella tenebra omertosa di una certa politica e ha indicato, di fatto, la strada: l’unico Giudice in grado di rimettere la questione della legittimità costituzionale dei DPCM alla Consulta è il Tar.
Si troverà qualche giudice amministrativo con la volontà di remare controcorrente? E di far, quantomeno, cessare, in futuro, l’utilizzo di un provvedimento, (il DPCM), preso senza consultare il Parlamento, per limitare in maniera così penetrante i diritti fondamentali delle persone?
Avv. Paolo Cotronei
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