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Il Vangelo di Marco

Tutti e quattro i vangeli concordano nel situare la figura del precursore alla soglia della vita pubblica di Gesù. L’evangelista Marco, che ci accompagnerà nella maggior parte delle domenica di questo Anno B, ci ha rivelato l’importanza del ministero di Giovanni Battista in quanto esso fu “l’inizio del Vangelo”. Il suo Vangelo comincia con Giovanni: l’attività di Giovanni, precursore e battezzatore del Cristo, è il preludio dell’avvenimento principale, costituito dal ministero di Gesù, dalla sua vita sofferente e dalla sua glorificazione. Il ministero di Giovanni Battista costituisce “l’inizio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio” (v. 1).

Il prologo di Marco si apre quindi con il termine “vangelo”: questa parola ritorna spesso il Marco, unico dei quattro evangelisti ad usarla molte volte in forma assoluta, senza pronome e senza complemento, come il suo maestro Paolo. Gesù esige dalle folle che credano al “Vangelo”(1, 15): cioè, che credano in Lui, perché la sua persona è la Buona notizia di Dio, oltre che, naturalmente, tutte le sue parole, gesti e segni che egli compirà. Marco vuole parlare di Gesù Cristo, prende le tradizioni che riguardano le sue parole e le sue opere e ne fa il contenuto del suo annuncio. Per Marco, il Vangelo è Gesù: l’avvenimento di Gesù rivela agli occhi della fede il mistero del suo essere di messia salvatore e di Figlio di Dio, e il messaggio ha per oggetto questo avvenimento che è Gesù. Presentando la vita prepasquale di Gesù, Marco si propone di mettere in risalto che egli è il Cristo e il Figlio di Dio.

I suoi lettori, i cristiani, comprenderanno che Gesù inaugurava nel deserto e nella vita pubblica, specialmente mediante la sua vittoria sui demoni, questa vittoria liberatrice dal male, da lui ottenuta con pienezza mediante la passione e la risurrezione, dando così ragione del suo titolo di Messia (Cristo). Imponendo, poi, a tutti la consegna del silenzio, i cristiani comprenderanno la natura religiosa e non nazional politica della sua messianicità. Marco, dunque, dà il nome di Vangelo alla passione e alla risurrezione, ma anche alla storia che precede la sua morte sul Calvario. Egli vuole raccontare la buona novella della vittoria sulle forze del male ancor prima della sua intronizzazione celeste. E di questo Vangelo, il ministero di Giovanni Battista costituisce l’inizio, secondo la testimonianza stessa della Scrittura, la cui voce si fa udire quando Giovanni battezza il Figlio diletto.

L’entrata in scena di Giovanni Battista (vv. 2-6)

La citazione tratta dal profeta Isaia (40,3) all’inizio del suo Vangelo ha lo scopo di far risaltare l’idea che l’inizio della buona novella della salvezza era stato fissato, dai profeti stessi, al tempo della venuta di Giovanni  Battista: “Mando il mio messaggero perché mi spiani la via” (v. 2). Giovanni Battista è il messaggero che Dio manda davanti a Gesù per preparargli la via: ecco ciò che Marco vuole dire e che attribuisce a Dio stesso, che parla attraverso le Scritture. Inoltre, Giovanni Battista realizzava la speranza ebraica in un ritorno del profeta Elia come precursore incaricato di annunciare la venuta del messia giudice finale.

Giovanni Battista e il tema della sua predicazione (v. 4)

“Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati”. Giovanni Battista predica nel deserto per preparare la via al Signore Gesù, esortando gli uomini a pentirsi e disponendoli così a seguire colui che viene. Per prima cosa, Marco descrive l’opera di Giovanni, dalla quale gli viene il titolo di “Battista”, ossia di battezzatore. Anzi, il battesimo di penitenza è l’oggetto specifico dell’annuncio di Giovanni. Due atti distinti ma correlativi, sono indicati da un’unica espressione: una predicazione che esorta alla penitenza, e un battesimo anch’esso in rapporto con la penitenza. Il rito penitenziale di Giovanni esprime una conversione interiore che è al tempo stesso atto umano e dono divino, e che prepara le anime al prossimo intervento finale di Dio. Il ricevimento del battesimo era una pubblica comunicazione di disponibilità alla penitenza e alla conversione.

Non è soltanto una regolare purificazione in vista di un rinnovamento di vita; esso assume il significato di una iniziazione diretta alla venuta del Messia, che battezzerà nel fuoco e nello Spirito Santo “per la remissione dei peccati”. Marco conosce le profezie che sembrano riservare l’abbondanza del perdono purificatore nel tempo messianico aperto appunto da Giovanni Battista, ed egli vi pensa certamente quando presenta il ministero del Battista come la soglia del compimento del tempo: “il tempo è compiuto” (1, 15).

Successo di Giovanni con le folle (v. 5)

“Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme” (v. 5). Notiamo il successo che queste parole attribuiscono al battesimo giovanneo e che danno la misura del prestigio del santo precursore. Marco mette in risalto nel ministero del Battista il significato provvidenziale d’inaugurazione della fase ultima del disegno divino della salvezza. In questo contesto, l’evocazione della Giudea e di Gerusalemme, capitale religiosa del giudaismo, non è senza significato: la grande avventura del tempo finale comincia, il popolo di Dio riconoscerà il Cristo, figlio di Dio in Gesù “più potente”, di cui Giovanni Battista spiana la via. Giovanni è certamente presentato qui come un profeta, alludendo al vestito di peli dei profeti (come il profeta Elia). Quanto al suo nutrimento (locuste e miele selvatico) sembra essere piuttosto il cibo di un uomo del deserto che quello di un asceta. Quest’uomo che nel deserto proclama un battesimo di penitenza è un profeta. Bisognerà quindi ascoltarlo attentamente quando annunzierà la venuta del più forte: egli parla a nome di Dio, come i profeti.

Giovanni Battista annuncia la venuta del Messia (vv. 7-8)

“Dopo di me viene uno che è più forte di me” (v. 7): la superiorità del messia è condensata in quella del suo battesimo: Giovanni purifica con acqua, Gesù battezzerà con Spirito Santo, in questo si dimostrerà come il più forte. Il battesimo di Giovanni purifica le anime di buona volontà; quello del più forte deciderà la sorte di tutti gli uomini e inaugurerà il regno di Dio. Il compito di Giovanni Battista è di scrivere la pagina introduttiva del Vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio: ecco perché, come dice Gesù, tra i nati di donna non è nato uno più grande di Giovanni Battista.                                                            

Bibliografia consultata: Ternant, 1969; Gnilka, 2007.

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