Il wrestling e il ritorno sul ring: intervista a Renato Sini

Il kickboxer e maestro di Vetralla racconta lo show di wrestling WIVA e Revenge FC tenutosi a Viterbo e ci rivela un’anteprima

"A 45 anni credevo di averle viste tutte o quasi, invece mi sono ritrovato sul ring a recitare la parte del prete ubriaco, che si diletta a fare il lottatore!". Con la sua simpatia e il suo contagioso entusiasmo il maestro Renato Sini ha sintetizzato la sua ultima, recente esperienza nel mondo del wrestling, avvenuta sabato 3 dicembre a Viterbo nello show "Vendetta", organizzato dalla WIVA Wrestling di Cristian Panarari e Revenge FC, di cui Sini è fondatore insieme al suo caro amico Umberto Lucci.  "Per giunta è stata una delle poche volte in cui sono salito sul ring e non mi sono fatto male, una cosa che comincio ad apprezzare alla mia età, non più giovanissima!".

Sul ring, Renato ci ha trascorso una vita, mettendosi in evidenza come kickboxer di livello assoluto, arrivando a conquistare due titoli del mondo (mondiale kung fu a Orlando nel 2004 e campione del mondo SANDA combattimento a contatto pieno, 85-90 kg) e combattendo nella competitiva K1 corporation giapponese. Attualmente insegna con passione e scrupolo a tanti ragazzi che frequentano la Scuola della Tigre a Viterbo.  Kick boxing, kung fu, thai boxe ei difesa personale. Istruttore di boxe F.P.I. C.O.N.I.. Queste sono le tante qualifiche del maestro Sini, che è anche arbitro e giudice di gara, operatore dello sport C.O.N.I., formatore B.L.S.D.(rianimazione cardiopolmonare di base e defibrillazione precoce).

Quella del 3 dicembre è stata un'altra delle innumerevoli esperienze da raccontare per Renato, che tuttavia precisa: "La mia interpretazione di Don Perigon ha rappresentato una parte goliardica di uno show in cui vi erano delle questioni aperte che andavano sistemate, in primis la cintura di campione WIVA-RFC, dove di mezzo c'era una Vendetta, come suggerisce il titolo dell'evento, disputatosi presso la Palestra Santa Maria della Verità. Tutto è nato la scorsa estate, quando, in occasione dell'evento Mondo Fitness tenutosi a Roma, è iniziata una collaborazione tra la WIVA e il Revenge FC. La collaborazione è proseguita a Reggio Emilia e, in questi due appuntamenti è nata una faida per il titolo tra Emanuele Vaccarini del team Revenge, conosciuto come il Gladiatore, e Jail del team Wiva, riuscito a laurearsi campione con l' inganno grazie a una vittoria conseguita con l inganno in una battle royal disputatasi in terra emiliana".

 "La sfida tra il Gladiatore e Jail – commenta Sini –  era il main event della serata, che però si è aperta con il botto, visto che all'inizio si è disputata una nuova battle royal, alla quale ho partecipato anche io, che ha consentito all'atleta Saetta, un peso leggero di circa 70 chili, di entrare nel match titolato".  Doo questo incontro, Renato ha fatto di nuovo la sua comparsa nel ring, strappando risate al pubblico presente grazie all'interpretazione di Don Perignon, un sacerdote che, come suggerisce il nome, ha il vizio dell'alcol: "E' stata – afferma – un'esperienza molto divertente: bisogna sfatare il luogo comune del wrestling come disciplina rozza e violenta: al contrario la recitazione è una componente fondamentale, in quanto occorre creare delle storie che attirino l'interesse del pubblico".

In questo caso l'obiettivo è stato centrato: "Ho sostenuto una sfida ad alto tasso alcolico con Claudio Campari. In realtà siamo tutti e due delle persone pacifiche, solo che dopo avergli offerto qualche bicchiere di troppo ci siamo un po' scaldati. Ma alla fine ci siamo fatti contare entrambi fuori e siamo usciti abbracciati, andando a festeggiare tra la folla, assai divertita. Un siparietto molto divertente, che tuttavia penso mi costerà la scomunica!".  Successivamente c'è stato più spazio per la parte lottata, con Brian Davis vs Kratos, vinto in pochi minuti dal primo e Laurita vs Koba, valido per il titolo PWA, vinto da quest'ultimo. "Sono stati due match godibili – commenta Renato – in particolare Laurita e Koba hanno dato sfoggio di alto tasso tecnico.

 Ma l'attesa era ormai tutta per il match titolato, a eliminazione, nel quale il Gladiatore è riuscito a prendersi la sua vendetta. Inizialmente, lui e Jail, dall'alto dei loro 140-150 chili, hanno quasi giocato con Saetta, scaraventato da una parte all'altra e non a caso è stato il primo a essere schienato. Poi c'è stata la resa dei conti tra loro due e la festa finale per la riconquista del titolo".

Terminato l'evento, per Renato è tempo di bilanci: "Il wrestling non è molto seguito nel Centro Italia e quindi partivamo a handicap. Effettivamente, l'affluenza di pubblico non ha soddisfatto pienamente le mie aspettative ma io sono una persona che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e che non si piange addosso. Perciò mi tengo il bel ricordo di essere riuscito, insieme a Claudio Campari, ad aver creato una bella sintonia con alcuni spettatori, che hanno seguito con discreto interesse il match valido per il titolo. In ogni caso mi resta l'impressione che il Revenge FC e la WIVA wrestling hanno messo in piedi uno show valido e all' altezza della situazione.

Ora è già tempo di concentrarsi sui prossimi obiettivi e le idee sono ben chiare: "Per l'organizzazione di altri eventi di wrestling ne riparleremo dopo le feste con il presidente WIVA, Panarari. Ora mi sto concentrando sull'organizzazione di altri eventi, soprattutto di kick boxing e thai box. Ma soprattutto la mia priorità, adesso, è concentrarmi sui miei ragazzi". Un impegno rispettato pienamente, sin dal giorno successivo all'evento di wrestling. Il 4 dicembre, infatti, alcuni  kickboxer allievi di Renato hanno dato spettacolo ai campionati interregionali Csen di Penna in Teverina.

"Voglio sottolineare – racconta Sini –  la vittoria di Simone Giardino, figlio del mio caro amico Gennaro, nel K1, categoria 65 kg. Questo ragazzo non combatteva da sei anni e, al suo rientro, vince il titolo. E' stato davvero bravo ma io sono un allenatore vecchio stampo: non mi accontento mai, voglio che i miei ragazzi non perdano mai le motivazioni e acquisiscano la mentalità vincente, che porta a volersi sempre migliorare. Simone deve togliersi la ruggine legata al lungo periodo di inattività, lui stesso lo ha riconosciuto. Ora si concentrerà sui campionati nazionali e, per forza di cose, dovrà alzare il suo livello, in quanto troverà una concorrenza spietata".

Grandi soddisfazioni sono arrivate dalla categoria 70 chili. "Ho avuto la gioia di vedere tre nostri atleti, David Koci, Matteo Sterpa e Radu Ciobanu piazzarsi nei primi tre posti. Koci e Sterpa si sono affrontati in finale: un motivo di grande orgoglio. La vittoria di David è meritata: è stato esemplare. Ma anche Matteo merita tanti elogi: ha fatto tanti sacrifici, che sono stati ripagati. Nel complesso,  tutti gli allievi che hanno partecipato all'evento sono arrivati almeno ai quarti di finale e un mio plauso va anche a Marco Rapiti".

Al di là dei risultati, Sini è fiero di un altro elemento, di fondamentale importanza: "C'è stato un clima di grande lealtà – osserva – e amicizia tra i maestri: non c'è stata nessuna lamentela, tutti hanno riconosciuto il valore degli atleti. Inoltre il pubblico  è stato correttissimo. Queste cose sono un motivo d'orgoglio per il nostro mondo: da altre parti, purtroppo, non funziona così".

Renato ci tiene a sottolineare il clima fraterno che si respira nel mondo del kicboxing e aggiunge: "Ci sfidiamo sul ring senza risparmiarci ma, al termine dell'incontro, ci si abbraccia e si va al bar insieme. Noi maestri siamo amici veri. Io, per esempio, ho un legame molto forte con Umberto Lucci e Daniele Chiavari: paradossalmente, il fatto che i nostri ragazzi si sfidino tra loro ha rafforzato il nostro legame. Può sembrare inconcepibile ma abbiamo un profondo rispetto, dovuto alla consapevolezza del grande lavoro e dei sacrifici che richiede questo sport".

Un' atmosfera analoga il maestro Sini conta di respirarla al prossimo grande appuntamento, il Revenge 8, che si terrà il 19 febbraio al Palazzetto dello Sport di Montefiascone. Sarà un'intera giornata dedicata agli sport da combattimento e la sera vi sarà un gala nel quale sarà messo in  palio  il titolo italiano professionisti MMA e un Prestige fight K1, una cintura Revenge Legend over 40 e, come main event, un titolo europeo come main event in cui combatterà Daniele Chiavari del team di Sini.

Ma Renato, come se niente fosse, ci stupisce con un'anteprima: "Tornerò a combattere: disputerò il match nella categoria k1 legend, il mio avversario sarà il 49enne Sergio Pesce, atleta molto valido. Ho sempre detto che uno sportivo deve sapere scegliere il momento giusto per dire 'stop', ma nel mio caso si tratta di tornare sul ring per il piacere di combattere, senza dover dimostrare nulla o essere ossessionato dalla vittoria. Anche perché, arrivato a questo punto della mia vita la vittoria per me è rappresentata dal fatto di essere ancora in grado di salire su un ring per disputare un incontro".

Del resto basta guardare alla sua carriera e al suo palmares per capire che Sini ha ben poco da dimostrare: "Mi piace, tuttavia, mettermi alla prova: sento di poter ancora dare qualcosa nel mio mondo, a livello psicologico mi sento meglio rispetto a quando avevo 20 anni. C'è soltanto una 'fregatura': ogni tanto il mio corpo mi ricorda che non sono più un giovanotto e che brillantezza, lucidità ed elasticità non sono più quelli di un tempo!".

Ma Renato non è certo un tipo da perdersi d'animo: "Pur prendendo atto del tempo che avanza l'entusiasmo è ancora molto e fisicamente mi sono mantenuto integro: continuo a fare vita d'atleta. Non mi faccio mancare qualche cena con gli amici ma sono sempre molto attento nell'alimentazione e continuo ad aver voglia di fare molti sacrifici, senza i quali in questo sport si fa poca strada. In generale, poi, è una questione di rispetto per il proprio corpo: non mi piace l'idea di arrivare a 60 anni con i malanni legati a uno scorretto stile di vita".

Sentendolo parlare c'è da scommettere che questo rischio, Sini non lo corre: "La passione è ancora forte – sottolinea –  e quindi si stringe i denti e si va avanti per cercare di fare una buona figura. Ho accettato di rimettermi in discussione e sostento sforzi che le persone comuni non possono comprendere. Alcuni ragionano in questo modo: 'Tutti questi sacrificio per fare a calci e pugni'. Ma bisogna a vedere cosa c'è a monte e la gioia che procurano questi sforzi".

Per farsi un'idea basta ascoltare i ritmi di allenamento sostenuti in passato: "Mi recavo spesso a Bolzano per non avere distrazioni, andavo in palestra alle 7.30 e uscivo alle 13, riprendevo alle 15.30 e uscivo alle 20.30.  Sono molto legato a quella città: ho trovato tutto ciò che faceva al caso mio in termini di allenamento e stretto molte amicizie".

Insomma, Renato non è tipo da tirarsi indietro e la sua carriera sta lì a dimostrarlo, in particolare gli anni dal 2000 al 2011 hanno segnato il suo periodo più bello e intenso: "Ho combattuto nella federazione giapponese K1 Corporation, quello che a mio avviso è il vero banco di prova. All'epoca pesavo 95 chili e decisi di combattere nella categoria +91 chili, dove capitava spesso di dover affrontare atleti anche di 140 chili. In questo contesto ci si sente leone tra i leoni ed era quello che volevo: a me piace alzare l'asticella e misurarmi ai massimi livelli. Avrei potuto combattere in categorie dove le cose sarebbero state più facili e vincere più titoli ma, a mio avviso, un agonista vincente deve ragionare con un'altra mentalità.

"I miei sacrifici sono stati ripagati – afferma orgoglioso Sini –  visto che sono arrivato numero 50 della classifica della K1 Corporation giapponese e ho avuto la soddisfazione di aver messo ko anche il campione del mondo in carica di K1  alla seconda ripresa".

Una carriera che lo ha reso molto conosciuto nell'ambiente, al punto che qualcuno gli ha dedicato una pagina anche su Wikipedia: "Non lo sapevo, sono rimasto sorpreso quando me lo hanno detto. La pagina è incompleta ma non sarò certo io ad aggiornarla: sono un tipo riservato che non insegue la notorietà e non vive per le apparenze".

La cosa a cui tiene davvero Renato è questa: " Vorrei dare l' idea che non sono il classico combattente rozzo che sa fare solo a botte. Io e altri validi atleti siamo persone che si sono fatte una cultura attraverso un bagaglio costituito dalle nostre esperienze di vita e da un vissuto abbastanza valido". Effettivamente, l'impressione che si ha dopo un'ora di conversazione è proprio questa".

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