“Illuminosa Tarantina. Il romanzo di un femminiello napoletano” di Roberto Delle Cese
A Napoli i femminielli hanno sempre goduto di una possibilità di integrazione. Sono uomini con modi e movenze spiccatamente femminili
Illuminosa Tarantina. Il romanzo di un femminiello napoletano di Roberto Delle Cese (Effigi Edizioni, 2022) é un testo insieme potente e delicato, contraddistinto da un commovente candore. Senza alcun moralismo o ipocrisia, il libro narra la storia di un femminiello napoletano, offrendo al lettore moltissimi passaggi degni di un romanzo d’avventura, dal tono rocambolesco, avvincente, eppure sempre profondamente sincero.
La figura del femminiello napoletano
Il termine femminiello indica una figura tipica della cultura popolare partenopea, la cui diversità si manifesta chiaramente sin dall’età adolescenziale, senza diventare, tuttavia, oggetto di discriminazioni nel contesto protettivo del vicolo. A Napoli i femminielli hanno sempre goduto di una possibilità di integrazione. Si tratta di uomini che vivono e sentono come donne, con espressioni, modi e movenze spiccatamente femminili. I femminielli sono persone che esprimono la propria identità sociale in un genere né maschile, né femminile, poiché li contengono entrambi.
Sfuggono, pertanto, a definizioni univoche e sono stati interpretati dagli antropologi come rappresentanti di una variante di genere non conforme, nell’ambito di una contemporaneità in cui le identità personali si configurano in forme sempre più fluide, in costante riconfigurazione. Come avrebbe detto Tarantina:
Illuminosa Tarantina
“Non per vantarmi ma da ragazza ero bellissima, non bella: bellissima. Ero minuetta. Avevo un corpicino favoloso. Madre Natura m’aveva creata così. Mi sentivo più femmina delle femmine, anche se ero nato maschio. Io sono sempre stata quello che sono e penso che ognuno deve vivere secondo le sue intenzioni, amando come desidera. Ho sempre voluto gioire e soffrire appieno. Non avrei mai pensato di gioire e soffrire tanto nella mia esistenza. È proprio vero quando dicono che i piaceri della vita sono il frutto delle nostre tribolazioni. Quanto ci sta di bello e buono nel nostro mondo si conquista con le afflizioni e i patimenti. E allora solamente se uno ha sofferto, dopo, tiene la possibilità di consolare gli altri”.
Con queste parole inizia il libro di Roberto Delle Cese, un insegnante di Materie Letterarie che da molti anni si dedica a ricerche di carattere storico-biografico. Il libro racconta la vicenda unica ed esemplare di una donna nata bambino. Di origini pugliesi, ma napoletana di adozione, Tarantina nacque ad Avetrana nel 1936 con il nome di Carmelo Cosma. La sua infanzia, vissuta negli anni della Seconda guerra mondiale, fu contrassegnata da molte ristrettezze e da innumerevoli episodi di abusi e di discriminazioni legate al suo orientamento sessuale, che la portarono a fuggire, prima a Taranto e, poi a Napoli, dove giunse all’età di dieci anni.
Uno dei femminielli più popolari dei Quartieri Spagnoli
Qui, in mezzo alle devastazioni causate dalla guerra, il piccolo Carmelo – o Melo, Leo come era allora conosciuto – venne presto coinvolto negli ambienti della prostituzione, divenendo uno dei femminielli più popolari e richiesti dei Quartieri Spagnoli. Ancora minorenne, si trasferì a Roma alla fine degli anni Cinquanta e diventò amica intima dello scrittore Goffredo Parise, nonché musa ispiratrice della pittrice Novella Parigini. Corteggiata da molti ma, al tempo stesso, osteggiata da tanti altri, Tarantina fu una scatenata animatrice della vita notturna di quegli anni, diventando un volto noto nella capitale, specialmente tra i protagonisti del mondo del cinema e della letteratura.
Quella narrata in Illuminosa Tarantina è una storia di miseria ed emarginazione, ma anche di affetto e tenerezza, ostacoli e ottimismo. Con un linguaggio incandescente, coloratissimo nelle sue sfumature dialettali e quasi ipnotico per vigore e immediatezza narrativa, le pagine Roberto Delle Cese presentano, con toccante onestà, squarci inusitati di una Napoli ricettiva, solidale, ma anche aspra e spietata, descrivendo le tante “miserie e nobiltà” di una vasta galleria di personaggi affascinanti, come Rosa Quaranta, La Cucù, La Shanghai e molti altri indimenticabili femminielli che vivevano nei Quartieri Spagnoli di allora.
Il racconto di un’esistenza straordinaria
Seguendo le vicende di Tarantina nei sette capitoli del romanzo, si ha via via accesso alle aspettative, ma anche alle paure e ai desideri che hanno scandito l’esistenza sfrenata di questo femminiello: una storia intensa, drammatica, ma anche divertente, con scene di contagiosa ironia. Il desiderio più grande che Carmelo Cosma ha sin da piccolo – prima ancora di prendere il nome di Tarantina – è non solo quello diventare donna, ma di essere amato. Le sue aspirazioni saranno sistematicamente messe alla prova da pregiudizi e rancori. La Tarantina, però, non conosce la parola “rassegnazione” e troverà sempre il modo di non arrendersi, trasformando la sua vita disperata in una vortice continuo di eventi che non escludono la gioia e la grazia.
Illuminosa Tarantina è il racconto di un’esistenza straordinaria in cui la speranza finisce sempre per emergere, grazie soprattutto alla fantasia della protagonista, i cui sogni diventano anche la via maestra per raggiungere la propria salvezza.
Illuminosa Tarantina. Storia di un femminiello napoletano