Questa volta una 17enne svizzera. Il fidanzato sbeffeggia la guida turistica mentre riprende il reato della ragazza. Lei viene fermata e rischia una sonora multa. Ma non basta. Sono troppi. Vanno fermati in tempo.
È successo di nuovo. Turisti svizzeri, questa volta, che prima imbrattano le mura del Colosseo e poi sbeffeggiano la guida che li sta riprendendo col telefono e avvisandoli che si tratta di un reato. “Si è girato e mi ha mostrato i muscoli mentre li fotografavo. Così mi ha sbeffeggiato il fidanzato della turista svizzera, racconta David Battaglino, guida turistica al Colosseo il giorno in cui una ragazzina di 17 anni stava incidendo il travertino per scrivere l’iniziale del suo nome. Non so se a casa loro sia consentito di firmare le pareti di monumenti antichi, sempre che ne abbiano di 2000 anni fa, ma non credo.
Forse non sono stati educati bene in Svizzera o forse pensano che in Italia tutto sia concesso. Questa volta si sono sbagliati. Pensavano di averla fatta franca e che presto se ne sarebbero andati da Roma e chi s’è visto s’è visto. Restava sul muro del Colosseo la loro impronta, come una dichiarazione di stupidità. Eccomi sono io, la ragazzina svizzera che non conosce l’educazione e i comportamenti rispettosi verso l’arte e la cultura di un Paese che mi ospita. Per questa gente non avrei dubbi, Daspo temporaneo o anche a vita. Sono troppo stupidi per permettere loro di godere dell’arte e della cultura italiana, già tanti connazionali non la capiscono, almeno con gli stranieri, poi svizzeri, facciamo valere la legge.
In un precedente articolo: “Colosseo imbrattato: le scuse imbarazzanti, non sapevo fosse antico”, pubblicato il 5 luglio scorso su Romait, si citava il caso dell’anglo-bulgaro Ivan Dimitrov, residente a Bristol, in Inghilterra. Lui non sapeva neanche che il Colosseo fosse un monumento. E nonostante questo ci ha scritto sopra il nome della fidanzata Hayley e il numero 23, ossia l’anno in cui abbiamo avuto la sfortuna di ospitarli a Roma. In quel caso i Carabinieri l’anno indentificato con una telecamera di servizio e l’hanno raggiunto in Gran Bretagna con una sonora multa di 15.000 euro. Forse non la pagherà ma perlomeno gli impedirà di tornare a nuocere.
Battaglino ha denunciato i turisti svizzeri alla vigilanza e il video costituisce una prova del reato. La turista è stata bloccata sabato mattina. È finita in caserma, accompagnata dai militari di Piazza Venezia, e dovrà pagare subito una multa da 400 euro per il danno alla parete del monumento. Troppo poco. La pena dev’essere esemplare e incutere timore.
Il terzo vandalo è un giovane tedesco, accompagnato dall’insegnante
La procura di Roma si accinge a chiudere le indagini e a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti del terzo vandalo beccato in meno di un mese, sempre sabato scorso: un altro diciassettenne, questa volta tedesco, per di più in compagnia dell’insegnante. Anche in Germania non funziona bene la scuola, almeno sul piano dell’educazione e del rispetto della cultura altrui.
Il ragazzo ha cercato di portare via la polvere di travertino scavando dentro un muro a mani nude. È riuscito a ottenere anche lui una denuncia, una multa e le porte di un’aula di giustizia che potrebbero aprirsi a breve. Che ci volesse fare con la polvere del marmo non si capisce bene. Fatto sta che l’insegnante lo ha appoggiato anziché impedirgli di commettere un reato. Il problema per la scuola tedesca si allarga anche ai professori e non solo agli studenti.
Il problema è come li fermiamo? Come prevenire il reato? Tre sfregi in meno di un mese. Ci sono solo 8 vigilanti per 25.000 turisti al giorno. Proponiamo allora di alzare le multe e assumere almeno 100 vigilanti, per le stagioni con maggior affluenza, pagati con un fisso dignitoso e con una percentuale su ogni reato scoperto e segnalato. Vediamo se con un controllo più assiduo si ottengono o l’una o l’altra cosa. O il fermo delle scritte sui muri o un rimpinguamento delle casse del Comune.
Ad ogni firma 15.000 euro, non sarebbe male. Bisogna mettere dei cartelli ben in vista che segnalino il pericolo che corre chi imbratta i muri. Ogni turista che entra nell’Anfiteatro dovrebbe ricevere un volantino nella sua lingua, che lo avvisa del fatto che vigilanti e telecamere lo seguono e in caso di reato non la passerà liscia. Io aggiungerei alla multa una interdizione dall’Italia di almeno due o tre anni, se non a vita, a seconda della gravità del reato stesso. Che ce ne facciamo di turisti cialtroni che non rispettano i monumenti nostri e dell’umanità. Ricordiamo che il Colosseo è Patrimonio dell’Umanità protetto dall’Unesco.
Che succede negli altri Paesi? Quasi ovunque è vietato sporcare, imbrattare monumenti o opere d’arte, ovviamente compresa Svizzera e Germania. In Francia la distruzione, il degrado o il deterioramento di cose appartenenti ad altri è punito con la reclusione di due anni e con la multa di 30.000 euro, a meno che non ne sia derivato un danno di lieve entità, in conformità con le disposizioni dell’articolo 322-1 del codice penale .
Il fatto di tracciare iscrizioni, segni o disegni, senza preventiva autorizzazione, su facciate, automezzi, strade pubbliche o arredi urbani è punito con la multa di 3.750 euro e con la condanna al servizio civile quando ne sia derivato un danno di lieve entità.
La distruzione, il degrado o il deterioramento di un edificio o di un bene mobile classificato o registrato come monumento storico costituisce un reato punito dall’articolo 322-3-1 del codice penale. La pena massima prevista è della reclusione di sette anni e della multa di euro 100.000. La pena può essere aumentata a dieci anni di reclusione e della multa di euro 150.000 quando il fatto è commesso nella circostanza prevista dal 1° dell’articolo 322-3. Le sanzioni previste possono essere elevate fino alla metà del valore del bene distrutto, degradato o danneggiato.
Il procedimento penale può essere accompagnato da azione risarcitoria e richiesta di prescrizione della riabilitazione a carico dei trasgressori.
In Inghilterra e Galles, i graffiti sono considerati un atto criminale ai sensi del Criminal Damage Act 1971 e i trasgressori possono essere puniti con una multa illimitata.
Le sentenze per i graffiti vanno da un proscioglimento condizionale da parte della magistratura per danni minori, fino a 10 anni di reclusione da parte della Crown Court se il danno causato è superiore a 10.000 sterline. In alternativa, è possibile che venga comminata una multa o un ordine di servizio alla comunità, spesso nel caso di giovani delinquenti.
Per deturpare si deve intendere tracciare una linea attraverso, ridipingere con il colore del muro. Quindi rovinare o coprire.
Il 13 dicembre del 2019 un polacco ha scarabocchiato la sua firma su un dipinto di Mark Rothko, del valore di milioni di sterline. In seguito è stato incarcerato per due anni da un tribunale britannico. Wlodzimierz Umaniec, così si chiama il vandalo, ha scavalcato un filo di ferro di fronte a “Black on Maroon” di Rothko alla Tate Modern Gallery di Londra nell’ ottobre del 2019 e ha scritto sulla tela “Vladimir Umanets ’12 A potential piece of yellowism“. Umaniec, 26 anni, vive in Gran Bretagna da tre anni e promuove un movimento artistico chiamato yellowism. Si è dichiarato colpevole con l’accusa di danneggiamento penale.
Negli ultimi mesi, gli attivisti Just Stop Oil (Basta Petrolio) hanno conquistato i titoli dei giornali in tutto il Regno Unito con una serie di azioni controverse, dal lancio di zuppa sui girasoli di Van Gogh allo spruzzo di vernice sui vetri delle concessionarie di auto di lusso.
Più di sei britannici su dieci (62%) affermano che sarebbero favorevoli a rendere la deturpazione di opere d’arte o monumenti pubblici uno specifico reato penale, incluso il 41% che afferma di sostenere fortemente l’idea.
Mentre i britannici più giovani (18-24 anni) sono divisi al 38% a favore e al 35% contro, il sostegno cresce con le fasce di età più avanzate, con quelli di età pari o superiore a 65 anni più propensi a sostenere le regole al 75%.
Noi continueremo a battere su questo tasto. Del rispetto dei monumenti da parte di chiunque, italiani e stranieri. Senza guardare in faccia a nessuno. È ora di smettere di tollerare questi comportamenti, alla cui base c’è solo una cosa: l’ignoranza. La legge, si sa, non ammette ignoranza. Si spera che la punizione possa non tanto educare, quanto bloccare sul nascere la volontà demenziale, intesa proprio come malattia mentale, di apporre il proprio nome o quello della fidanzata, su un muro di 2000 anni fa.
Siamo veramente stanchi di vedere attorno a noi tanta stupida incoscienza. Tanta superficialità disarmante, per di più perpetrata da studenti e da persone che avrebbero tutti i mezzi e tutte le opportunità di essere informate in merito. Cosa vengono a vedere a Roma? Cosa pensano di trovare se non sanno neanche cos’è il Colosseo? Il poveraccio di Bristol ha dichiarato che non sapeva fosse un monumento antico. Capite bene che cadono le braccia a sentirli parlare.
Ora sarebbe auspicabile che un po’ di conoscenza e contatto con la Storia potesse risvegliare in queste menti vuote qualcosa di serio, di utile, alla loro esistenza. Ma se devono approfittarsene per deturpare, sporcare, imbrattare come abitanti di un mondo di esseri inselvatichiti e privi di ogni barlume di consapevolezza, allora no. Che la loro punizione sia da monito per tutti gli altri milioni di visitatori, che giustamente amano il nostro Paese proprio per le bellezze storiche e artistiche che, troppo spesso, offre gratuitamente sotto un cielo azzurro.
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